Salari bassi, si muove il governo: blitz della maggioranza, sì all'equa retribuzione dove mancano i contratti collettivi

Il no al salario minimo scalda Pd e M5S: «Non stravolgerete la nostra riforma»

Giovedì 16 Novembre 2023 di Francesco Bechis
Salari bassi, si muove il governo: blitz della maggioranza, sì all'equa retribuzione dove mancano i contratti collettivi

Un blitz per disinnescare il salario minimo, la riforma simbolo delle opposizioni. E lanciare invece «il salario giusto», lavorando per alzare gli stipendi dei settori meno coperti dalla contrattazione collettiva. 

IL PIANO

Alla Camera, nella Commissione Lavoro presieduta dal meloniano Walter Rizzetto, la maggioranza prepara la controffensiva sui salari.

Una legge delega - contenuta in un emendamento alla riforma-bandiera del centrosinistra italiano, co-firmata da tutte le opposizioni eccetto Italia Viva - chiederà al governo di garantire «l’equa retribuzione» dei lavoratori italiani. Senza però introdurre per legge un salario minimo legale di nove euro l’ora, come chiede da mesi la proposta di legge delle minoranze.

Eccola, la mossa di Giorgia Meloni e del governo anticipata dal Messaggero per sfilare ai rivali in Parlamento la più temibile delle battaglie. Quella per il salario minimo legale, riuscita nei mesi scorsi nell’impresa di saldare il frastagliato fronte delle opposizioni: Pd, Cinque Stelle, Azione. Una riforma che scalda gli animi e potrebbe scaldare anche le piazze: la raccolta firme ha già raggiunto quota 600mila sottoscrizioni. Di qui la mossa della maggioranza, con il placet di Palazzo Chigi. Da un lato la premier Meloni, decisa a rispondere colpo su colpo alla sfida lanciata dai suoi arci-rivali in Parlamento, Elly Schlein e Giuseppe Conte. Dall’altro il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e la ministra del Lavoro Marina Calderone. L’emendamento di maggioranza è stato limato nelle ultime ore.

Due i pilastri. Il primo: il rafforzamento della contrattazione collettiva e l’indicazione di applicare, per i settori non coperti, il salario minimo previsto dal contratto collettivo più applicato in un settore equivalente. È la ricetta suggerita già un mese fa dal Cnel in un rapporto sul lavoro povero consegnato al governo. In quel documento l’organismo presieduto da Renato Brunetta bocciava il ricorso a una paga oraria minima imposta per legge e indicava piuttosto nella contrattazione collettiva «la sede da privilegiare e valorizzare per la fissazione dei trattamenti retributivi adeguati». Su questo crinale si muove la legge abbozzata dalla maggioranza che tiene conto di una proposta già depositata da Forza Italia in Commissione. L’altro pilastro su cui poggia, va da sé, è la cancellazione di qualsiasi riferimento al “salario minimo legale” chiesto a gran voce dalle opposizioni. In altre parole, l’emendamento di Lega, FdI e FI, se approvato, smonterebbe la riforma sui salari sbandierata da Pd e Cinque Stelle. Trovare una soluzione condivisa, a questo punto, è un’illusione. «Non accetteremo mai uno stravolgimento della nostra proposta», avvisa il capogruppo dem in Commissione Lavoro Arturo Scotto. 

LA ROADMAP

La tabella di marcia comunque è serratissima. Il 28 novembre il salario minimo atterrerà in aula alla Camera. Con quale testo, resta da vedere. Meloni e la maggioranza sono determinati a chiudere su un testo condiviso entro Natale. C’è una strategia precisa dietro il blitz a Montecitorio, affinata ai piani alti del governo. Se infatti la manovra interviene sui redditi medio-bassi con il taglio del cuneo fiscale, tocca molto meno il portafoglio degli italiani con redditi al limite della soglia di povertà. Con l’abolizione del Reddito di cittadinanza rivendicata dal centrodestra, il rischio di perdere alle urne le fasce più deboli del Paese inizia a farsi concreto. 
Di qui la scelta di non lasciare il cerino in mano al duo Schlein-Conte e di mettere la firma invece su una legge per rafforzare la contrattazione collettiva nei settori meno coperti dalle tutele sindacali. Il guanto di sfida è dunque lanciato. Alle opposizioni, certo, ma non solo. Facile infatti che l’iniziativa sui salari rintuzzi lo scontro con Cgil e Uil, i “sindacati rossi” che un mese fa hanno sonoramente bocciato il rapporto Cnel. A Palazzo Chigi già allacciano le cinture, «ormai è Landini il vero leader dell’opposizione...». 

Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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