Patto di stabilità, l’accelerazione di Francia e Germania. Roma: avanti sul Pnrr

I ministri Le Maire e Lindner: «Intesa a un passo». Oggi l’Ecofin. Ma Giorgetti resta in silenzio. Sul Mes altro rinvio (con tensioni)

Martedì 19 Dicembre 2023
Patto di stabilità, accordo vicino. Francia e Germania: «Soluzione entro stasera»

Potrebbe essere l’alba del nuovo Patto di stabilità. Alle 16 di oggi i ministri delle Finanze dei Paesi Ue si riuniscono in videoconferenza per un Ecofin straordinario con all’ordine del giorno l’ok (all’unanimità) alla riforma della disciplina europea sui conti pubblici. Il punto di partenza è la sintonia tra Francia e Germania, certificata ieri dai ministri Bruno Le Maire e Christian Lindner poco prima dell’inizio di una cena di lavoro a due, a Parigi, per appianare le ultime divergenze e puntare a una condivisione «al 100%» dell’impianto del nuovo Patto. Sono loro, in una conferenza stampa congiunta, a comunicare che anche l’Italia è a bordo: «Abbiamo lavorato molto con i nostri amici italiani, in particolare con il ministro Giancarlo Giorgetti. È un’ottima notizia che Francia, Germania e Italia siano finalmente allineate sul nuovo Patto», ha annunciato Le Maire, convinto che si tratti di «un passo storico nel rafforzamento dell’identità e sovranità dell’Europa». A dire la sua sull’intesa a tre con Roma è pure Lindner: «Oggi abbiamo avuto un colloquio con Giorgetti e sono fiducioso che si possa raggiungere un accordo politico». 

LA ROTTA

Per il tedesco, ci sarebbe ormai la quadra sul principio di inserire ulteriori paletti in materia di riduzione di debito e deficit, le cosiddette “soglie di salvaguardia”: per l’Italia, secondo i numeri dell’ultima bozza, queste si tradurrebbero in un taglio annuo medio del debito dell’1% e nel raggiungimento di un rapporto deficit/Pil all’1,5% nel medio termine, al di là del livello di guardia del 3% previsto nei Trattati.

Ma ci sarebbe l’ok di massima anche alla flessibilità nel risanamento dei conti, ad esempio con lo “sconto” delle spese per interessi dagli aggiustamenti di bilancio pari allo 0,5% del Pil che sono richiesti a quei Paesi sotto procedura per disavanzo eccessivo (cioè oltre il 3% del Pil). 

Da Roma per ora l’atteggiamento è quello del silenzio e della prudenza, che farebbero pensare ad un accordo ancora non perfezionato nei dettagli. Ma anche fonti diplomatiche di Bruxelles confermano che «l’intesa non è mai stata così vicina, abbiamo sul tavolo una proposta bilanciata». 
Tra i principali profili al centro della cena parigina e dell’ultimo miglio del negoziato condotto dalla presidenza spagnola del Consiglio ci sono i dettagli di funzionamento delle “soglie di salvaguardia”, in particolare il ritmo di rientro del deficit per portarlo all’1,5%, nel caso in cui il debito/Pil sia superiore al 90%, o al 2%, se il rapporto è nella forbice 60-90%. Da perfezionare, poi, il cosiddetto “control account”, cioè i margini di scostamento tra la realtà dei bilanci nazionali e i piani di spesa pluriennali concordati da ciascuno Stato con Bruxelles, che nell’ultimo testo negoziale era fissato allo 0,5%.
Ieri mattina il governo Meloni era concentrato sul fronte del Pnrr. La Cabina di regia ha certificato il raggiungimento dei 52 obiettivi della quinta rata del piano, nella versione rivista in accordo con la Ue. Ora l’Italia - unica tra i Paesi europei - è in condizione da chiedere entro fine anno il finanziamento da 10,5 miliardi, che dovrebbe essere corrisposto nei prossimi mesi. Intanto è atteso a breve l’assegno di Bruxelles con i 16,5 miliardi della quarta rata.

LE AMMINISTRAZIONI

Le amministrazioni maggiormente coinvolte nelle scadenze della quinta rata sono il Dipartimento trasformazione digitale della presidenza del Consiglio (17 obiettivi), il segretario generale sempre di Palazzo Chigi (8) e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (7). Nel primo gruppo di realizzazioni rientrano vari interventi di trasformazione digitale della Pubblica amministrazione. Il segretariato generale ha presidiato due importanti riforme degli ultimi mesi: quella degli appalti pubblici e quella della concorrenza. Proprio ieri alla Camera ha ottenuto il voto finale la legge annuale sulla concorrenza. Il ministero guidato da Salvini si è invece concentrato su miglioramento delle reti idriche e collegamenti ferroviari ad alta velocità (in particolare la Salerno-Reggio Calabria) e ferrovie del Sud.

Altro dossier il Mes: sulla ratifica il governo ha preso ancora tempo alla Camera, scatenando la protesta delle opposizioni, che hanno abbandonato i lavori in commissione. A questo punto il tema slitterà probabilmente al prossimo anno, anche se novità potrebbero arrivare in caso di accordo a livello europeo sul nuovo Patto di stabilità.

Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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