Nomine partecipate, Cattaneo-Scaroni a Enel, Cingolani-Pontecorvo a Leonardo. Del Fante alle Poste

Giovedì 13 Aprile 2023 di Rosario Dimito, Roberta Amoruso, Umberto Mancini
Nomine, Cattaneo-Scaroni a Enel e Cingolani-Pontecorvo a Leonardo. Del Fante alle Poste

Enel, il ritorno di Scaroni per ricoprire il ruolo di presidente

di Rosario Dimito - Il ticket di vertice all’Enel con Flavio Cattaneo amministratore delegato e Paolo Scaroni presidente, è la vera sorpresa del pacchetto di nomine varato ieri dal governo.

Cattaneo, 59 anni, milanese, vicepresidente esecutivo di Italo, molto apprezzato per le sue qualità di ristrutturatore, è stato scelto proprio per il suo track record: Key2People, head hunter del Mef, lo ha messo in cima alla short list, davanti a un altro giovane manager del settore energetico. E a suo favore hanno giocato i grandi investitori istituzionali che hanno espresso all’azionista e al cacciatore di teste il gradimento sulla sua persona. Su queste basi hanno avuto buon gioco gli sponsor, a cominciare dalla Lega ma anche FdI e FI. Serve un manager del suo valore per riequilibrare i conti del gigante elettrico appesantito da circa 105 miliardi di debiti lordi che deve avviare un piano di rilancio basato su 21 miliardi di dismissioni. Alle sue capacità viene ascritto il risanamento di Fiera di Milano, trasformata prima in spa e poi portata in Borsa. Alla guida della Rai ha realizzato il maggior utile e la cassa di tutti i tempi. Al timone di Tim, quotata anche al Nyse, ha accresciuto l’Ebitda della società di tlc del 10% in un solo anno. Infine, quale ad di Italo ha invertito in 11 mesi il segno dell’Ebitda a positivo attraverso un riposizionamento del modello di business. Dalla sua ha giocato anche la maggiore esperienza maturata sui mercati in Sud America. Va segnalato che proprio in Sud America il gruppo Enel realizza il 30% dell’Ebitda. E quello è un mercato che Cattaneo conosce molto bene perché quando era in Terna, ha promosso l’Ipo della brasiliana Terna Participações e in Tim ha dato forte impulso a Tim Brasil, anch’essa quotata al Nyse e operativa in Argentina. A completare il suo curriculum contribuisce l’esperienza di nove anni quale da ceo di Terna spa, società che possiede l’infrastruttura elettrica italiana. Ha migliorato il gestore investendo in ricerca e ammodernando completamente la rete energetica italiana e ha aumentato il valore dei titoli Terna in Borsa, con ritorni del 300%. Per queste performance nel 2010 è stato insignito miglior manager italiano e quinto miglior manager europeo nel settore energetico.

L’esperienza di Cattaneo si combina con quella del nuovo presidente Scaroni, vicepresidente di Rothschild Italia e presidente del Milan, che torna in Enel dove era stato 21 anni fa quale ad prima di passare (2005) al timone dell’ Eni, rimanendo nove anni. I due si sono conosciuti ai tempi in cui Cattaneo era in Rai, Scaroni in Enel. Il manager vicentino, 76 anni, nei suoi nove anni all’Eni ha ridotto il peso del petrolio a favore del gas naturale, considerato come un combustibile di transizione verso fonti ancora più sostenibili. Dal 2005 al 2014, Eni è passata da un patrimonio netto da 39 a 61 miliardi e ha distribuito 36 miliardi di dividendi, di cui 12 al Tesoro. Anche lui è uomo di relazioni con i principali investitori del globo: nel 2018 il fondo Elliott lo ha nominato presidente del Milan, carica confermatagli da RedBird Capital Partners. Nel 2005 è stato promotore dell’accordo tra Eni e Gazprom che all’epoca venne visto come un successo italiano, stante che la guerra russo-ucraina era lontanissima e dunque non prevedibile. 

Eni, confermato Descalzi. Arriva Zafarana

di Roberta Amoruso - La sovranità energetica dell’Italia passerà dall’Eni guidata ancora da Claudio Descalzi, affiancato alla presidenza da Giuseppe Zafarana, che lascia il comando generale della Guardia di Finanza. E del resto il quarto mandato che guarda al 2026 per il manager più longevo del gruppo del Cane a sei zampe era considerato un punto fermo per un governo con l’obiettivo di creare un importante hub del gas proveniente dal Nord Africa e dal Mediterraneo verso il resto d’Europa. E dunque non c’è stata partita. Il “Piano Mattei” già tracciato doveva essere nel taccuino del premier affidato a chi quel Piano lo aveva approntato da regista, e anche da sceneggiatore, insieme alla stessa Meloni. La nuova rotta parte dai numeri di un gruppo con una vocazione ben più green di quella di nove anni fa, grazie al contributo di Plenitude, con il cuore sempre diviso tra gas e petrolio, e ben proiettato su sicurezza energetica, riduzione delle emissioni e innovazione tecnologica. L’utile di 13,3 miliardi più che triplicato rispetto a al 2021, e i 46 miliardi di valore di Borsa sono la migliore garanzia di solidità per chi deve muoversi tra i big dell’energia in Europa e deve traghettare il Paese verso la totale indipendenza dalla Russia prevista nel 2025. E allora barra dritta sulla sovranità energetica. Purché «si mantengano i piedi per terra», va dicendo da mesi Descalzi. «In chiave futura servono idrogeno verde e soprattutto rinnovabili», sostiene il numero uno dell’Eni. Ma finché tutto questo non sarà una realtà consolidata, serve il gas: «Non può scomparire domani», ma «dobbiamo importare il nostro, quello per cui Eni ha investito». E visto che molto metano arriverà con i rigassificatori, «sono cruciali le infrastrutture» e le nuove tecnologie. Quanto al generale Zafarana, metterà al servizio dell’Eni i 42 anni passati nella Guardia di Finanza, dove ha ricoperto incarichi operativi e di stato maggiore prima di arrivare alla guida del Corpo. Comandante generale dal 2019, il suo mandato sarebbe scaduto a maggio, dopo la proroga annuale decisa da Mario Draghi. 

Poste Italiane, chiamata Silvia Rovere al vertice del cda

di Umberto Mancini - Da gigante della logistica a multi-piattaforma che vende dai prodotti finanziari all’energia, dalle assicurazioni ai servizi della Pubblica amministrazione fino alla distribuzione del cibo e alla gestione dello Spid. La metamorfosi delle Poste voluta da Matteo Del Fante, classe 1967, è valsa la riconferma al vertice per il manager fiorentino. Mentre alla presidenza arriva Silvia Rovere che guidava Assoimmobiliare e nel 2020 ha fondato Sensible Capital. Laureata alla Facoltà di Economia di Torino ha maturato oltre vent’anni di esperienza nel private equity e nella finanza immobiliare. 
Del Fante, ad dal 2017, ha spinto molto sulla piattaforma di distribuzione omnicanale sempre più solida nei servizi di pagamento - basti pensare al successo di PostaPay - e nei servizi assicurativi. Un successo legato sia alla infrastruttura digitale che alla rete degli uffici postali (oltre 12.800) sparsi sul territorio. Un modello che è risultato vincente. Di certo il manager ha dimostrato di saper combinare strategia e obiettivi. L’ultimo lo ha centrato con un risultato operativo in crescita del 24% a 2,3 miliardi, oltre il doppio rispetto al 2017. Il gruppo Poste nel 2022 ha generato impatti sul Paese in termini di Pil per 12,9 miliardi, di contributo al reddito da lavoro per 7 miliardi e di gettito fiscale per 2,1 miliardi. E se il settore corrispondenza e pacchi ha risentito di una crescita meno veloce (oltre 70 milioni i pacchi consegnati), Poste non ha esitato a puntare sulle nuove offerte per le bollette dell’energia marcando un territorio fortemente competitivo. L’azionista Tesoro ha sicuramente apprezzato, visto che il gruppo proporrà all’assemblea di maggio un dividendo di 0,65 euro, in crescita del 10% , con un assegno di circa 250 milioni. Del Fante ha già promesso che la cedola crescerà ancora in base ai forti risultati di quest’anno, fino a 0,71 euro. Per il territorio, “Polis” è l’ultima iniziativa: uno sportello unico per accedere ai servizi della Pubblica amministrazione anche nei piccoli Comuni, abbattendo il divario digitale tra le diverse aree geografiche del Paese.  

Leonardo, Cingolani sale in prima linea con Pontecorvo

di Roberta Amoruso - Roberto Cingolani è già di casa nel gruppo Leonardo, dove raggiunge la plancia di comando accanto al presidente Stefano Pontecorvo. Da qui veniva il fisico visionario quando Mario Draghi lo ha scomodato nel 2021 dalla sua poltrona di chief technology & innovation officer, la mente progettuale, tecnologica e creativa di una tra le aziende leader al mondo nel comparto aereo, della difesa e della sicurezza: cielo, terra, mare, spazio e anche cyberspazio. Ma sempre qui era tornato un po’ in sordina lo stesso Cingolani quando, archiviata l’esperienza da ministro della Transizione energetica nel governo Draghi, era tornato a guardare a un ruolo che lo portasse a tessere la sua rete all’estero. Ma chi conosce il premier Giorgia Meloni giura che lei non ha mai rinunciato all’idea di vedere Cingolani di nuovo in trincea, in prima linea a guidare un’azienda di Stato. Soprattutto dopo che lo stesso ex ministro aveva rifiutato cordialmente un ruolo “di continuità” per la Transizione ecologica, nell’esecutivo Meloni. Più facile mantenere un ruolo esterno per un paio di mesi, da consulente al servizio del governo. Cingolani è uno dei massimi esperti di nanotecnologie e intelligenza artificiale, ha visto nascere a Genova progetti visionari come iCub, un robot androide di 104 centimetri e 22 chili mentre era alla guida dell’Istituto italiano di Tecnologia fondato a nel 2005. Nel 2016 è il premier Matteo Renzi ad affidargli la progettazione di un polo scientifico nell’ex area Expo a Milano. Poi l’approdo in Leonardo nel 2019. Ora per il gruppo si tratta di rafforzare la propria competitività in uno scenario internazionale di grande incertezza dopo un anno chiuso con il risultato netto di 932 milioni e un portafoglio ordini di 37,5 miliardi di euro. Al comando anche un ambasciatore d’Italia di lungo corso come Pontecorvo, già vice presidente del Forum Italiano dell’Export, che ha ricevuto recentemente anche la nomina a socio benemerito dell’Anc, l’associazione nazionale dei carabinieri. 

Terna, Di Foggia e De Biasio per la rete elettrica

Per avere conferma delle indiscrezioni sui nomi dei professionisti chiamati alla guida di Terna bisognerà aspettare oggi. Ieri sera fonti del governo hanno fatto sapere che sarà Cassa depositi e prestiti, cui fa capo il 30% della società delle reti elettriche, ad annunciare la nuova composizione del cda con l’indicazione del nuovo amministratore delegato e del nuovo presidente. Tuttavia, già ieri sera circolavano i nomi dei due designati. A guidare l’azienda dovrebbe arrivare Giuseppina Di Foggia, attuale numero uno di Nokia Italia. Una designazione che sarebbe in linea con quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo scorso 8 marzo. «La sfida», aveva detto il premier, «non è quante donne siedono in un consiglio di amministrazione, la sfida è quando avremo il primo amministratore delegato donna di una società partecipata statale, perché, ve lo annuncio, è uno degli obiettivi che mi do». Insomma, se le indiscrezioni saranno confermate, l’impegno preso dalla Meloni a promuovere a capo di un’azienda pubblica di primo piano una donna sarebbe rispettato. Per la presidenza di Terna la scelta sarebbe caduta su Igor De Biasio. Per due volte consigliere di amministrazione della Rai, con un lungo passato manageriale in Philips e Moleskine, per poi arrivare anche alla guida di Arexpo, società privata a maggioranza pubblica, fondata nel 2011 per acquisire le aree destinate a ospitare Expo Milano 2015. Per Stefano Donnarumma, che ha guidato Terna negli ultimi tre anni, si dovrebbero aprire le porte di un’altra società pubblica. Alcune indiscrezioni ieri lo davano in corsa per la guida di una controllata di Cassa depositi e prestiti. Altri rumors lo vedrebbero invece in Sogei o alla guida della principale controllata di Ferrovie: Rfi, la società cui fa capo la rete ferroviaria nazionale. 

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