Governo, Franceschini: rinnovare la squadra ma con Saccomanni credibili in Ue

Lunedì 13 Gennaio 2014 di Barbara Jerkov
Quella che si appena conclusa stata una settimana horribilis per il governo, tra soldi presi e poi ridati agli insegnanti e caos casa. Cosa le fa pensare, ministro Franceschini, che riuscirete a mettere in piedi un’agenda ambiziosa per il 2014 con queste premesse?

«C’è una sorta di rimozione collettiva. Non siamo in presenza di un governo espressione di una maggioranza politicamente omogenea che ha vinto le elezioni. Questo è un governo chiamato ad affrontare una situazione d’emergenza, con una situazione di blocco istituzionale, nessun vincitore alle elezioni, una crisi economica allarmante. E’ chiaro che una coalizione composta da avversari politici possa essere attraversata da fibrillazioni».



Si disse, con l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia, che almeno il governo ne guadagnava in omogeneità. Non mi sembra sia andata proprio così, con la segreteria Renzi che lancia ogni momento bordate ad Alfano.

«Attenzione, non è che l’uscita di Berlusconi ha trasformato questo governo in una coalizione politica. Mi pare evidente che il Nuovo centrodestra - basta il nome - sarà nostro avversario, intanto però è una versione europea, civile del centrodestra italiano rispetto a tutte le anomalie del berlusconismo».



Veramente ci sono dei sindaci del Pd che dicono che le larghe intese sono finite e che prima si vota, meglio è. Lo giudica disfattismo o cosa?

«Approssimazione! Abbiamo di fronte a noi la possibilità di un cambiamento epocale se nel 2014 sapremo fare tre cose. Primo: gestione al meglio della crisi economica e sociale. Perché mentre si passano le giornate a sottolineare l’errore pur grave sugli insegnanti, si tralascia di vedere l’inversione di tendenza in atto sui consumi e lo spread che è sotto quota 200. Secondo: superamento definitivo del bicameralismo. Terzo, una legge elettorale che dia stabilità di governo. Se si fanno queste tre cose, chi arriva nel 2015 si troverà a governare in una situazione senza precedenti: di ripresa economica, con una Camera che fa le leggi e un governo certo e stabile. Un altro mondo».



Renzi dice che il problema vero è che Letta non si fida di lui. Ha ragione?

«Io mi fido sia di Renzi sia di Letta, sono amico di tutti e due, pur avendo qualche anno di più ci conosciamo sin da ragazzi. So perfettamente che hanno caratteri diversi e, in questo momento, anche ruoli diversi ma che sono assolutamente complementari. Enrico ha una grande credibilità personale internazionale, Matteo grande consenso popolare. Se nel 2014 uno guida bene il governo e uno guida bene il partito, le prime firme sul cambiamento saranno le loro».



E a quel punto, dopo un anno di schema a due punte, nel 2015 chi sarà a correre per palazzo Chigi?

«Matteo ha posto in modo esplicito la sua candidatura per le elezioni politiche. Enrico ha detto che la sua esperienza di governo si conclude qui. Io credo a tutti e due».



Intanto, però, come conciliare l’agenda Letta e l’agenda Renzi che divergono su contenuti e tempi, a partire dalla riforma elettorale?

«Io vedo due percorsi assolutamente paralleli: l’agenda di governo, che ovviamente sta predisponendo il presidente del Consiglio in contatto con i partiti della maggioranza e che dovrebbe concludersi entro gennaio. Sempre entro il mese dovrebbe arrivare in aula alla Camera le legge elettorale, tema che stanno seguendo i partiti e Renzi».



Ma se ancora neppure si è deciso quale modello elettorale sosterrà il Pd, come si può pensare di avere un testo già votato in due settimane?

«Effettivamente siamo indietro e bisogna correre molto. Si deve ragionare su quella che raccoglie più consenso, soprattutto dentro la maggioranza».



Se così è, si va verso il sistema elettorale dei sindaci?

«Questa è storicamente anche la posizione del Pd e dello stesso Matteo. Le aggiungo che in un Paese come il nostro in cui ci sono tre forze politiche sul 30% ciascuna, l’unico in grado di dare governabilità è proprio il doppio turno. Neppure lo spagnolo da questa certezza di governabilità, poiché nonostante lo sbarramento così alto, avendo di fronte non più tanti partitini bensì tre forze in grado di superare gli sbarramenti, nessuno avrebbe di nuovo la maggioranza».



Dunque riforme e nuovo programma. E anche nuova squadra di governo?

«Non discuto mai della coda delle cose. Alla fine di questo percorso i partiti della maggioranza diranno al premier come la pensano poi si potrà sulla base di quello, non mi scandalizzo, anche rinnovare la squadra».



Ha visto che tra i nomi dei possibili nuovi arrivi in squadra si è parlato perfino di Monti all’Economia?

«Monti è una delle personalità più importanti che ci sono nel nostro Parlamento. Saccomanni però è la persona che ha dato credibilità in Europa al nostro governo, e sappiamo quanto ciò sia importante. Quindi non credo proprio che qualche errore gestionale del suo ministero possa mettere in discussione una delle garanzie del governo in Europa».



E la vicenda De Girolamo potrebbe avere un peso?

«Appena sarà chiesto con un question time o un’interrogazione, il ministro ha già detto che verrà in Parlamento a chiarire la sua posizione».

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