Elezioni Regionali Abruzzo, i timori dell’effetto domino. Marsilio: «Non c’è nessuna relazione»

Il 10 marzo la Regione va alle urne

Martedì 27 Febbraio 2024 di F. Mal.
Elezioni Regionali Abruzzo, i timori dell’effetto domino. Marsilio: «Non c’è nessuna relazione»

Dodici giorni esatti e circa settecento chilometri. Eppure la distanza che separa il voto sardo da quello per l’Abruzzo che si terrà domenica 10 marzo, ieri si è assottigliata pericolosamente, almeno fino a prendere le multiformi sembianze del campo “larghissimo”. Se infatti i distinguo nel centrodestra continuano a sprecarsi («La Sardegna è un’isola è un’isola in tutti i sensi» rimarca ad esempio il governatore uscente e candidato di FdI Marco Marsilio, aggiungendo ad Affariitaliani.it «Sono due cose separate e distinte»), il timore che una rimonta di Pd-M5S-Iv-Azione travolga anche la rielezione del meloniano è cresciuto di ora in ora. 
Al punto che, a sera, l’«effetto domino» per l’Abruzzo è finito sul tavolo del vertice ristretto tenuto da Giovanni Donzelli e Arianna Meloni con alcuni maggiorenti del partito. In questa fase la convinzione però è che a vacillare sia al momento il consenso personale di Marsilio, e quindi si ragiona su un’ultima fase della campagna elettorale gestita a spron battuto da Roma.
Anche perché, al di là della «slealtà» di cui FdI accusa neanche troppo a mezza bocca la Lega per l’indicazione del voto disgiunto, gli ultimi sondaggi disponibili fotografano una situazione che ai blocchi di partenza è ancora più incerta di quella sarda. 

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LA FORBICE

La forbice tra il candidato del centrodestra e il contendente Luciano D’Amico varia da un minimo di pochi centesimi ad un massimo di 5-6 punti percentuali, sempre a favore del governatore uscente. Un margine maggiormente ristretto rispetto a quello riportato in Sardegna prima del voto, con il duplice “vantaggio” dell’assenza di tensioni interne al centrodestra marcate come quelle sarde e, soprattutto, dell’assenza del voto disgiunto dalla legge elettorale abruzzese. 
Il rischio in pratica, è che dopo la disfatta segnata sull’isola imponendo l’alternanza con Christian Solinas, FdI si incarti in una partita che ha un valore simbolico più alto. Non solo perché il collegio abruzzese è quello in cui la premier Giorgia Meloni è stata eletta alle Politiche del 2022, ma anche perché proprio dall’Abruzzo è partita la riscossa di Fratelli d’Italia. 
Nel 2019 Marsilio è stato il primo governatore eletto dal partito che poi, dopo un piccolo exploit alle Europee, ha iniziato la rincorsa che con la nascita del governo Conte II ha concretizzato le ambizioni di Meloni ad arrivare a palazzo Chigi. 

I PRECEDENTI

Del resto già cinque anni fa il destino delle due Regioni fu assimilabile.

Allora votò prima l’Abruzzo, ma l’onda lunga del successo leghista – primo partito della maggioranza con il 25,96% delle preferenze - arrivò fino in Sardegna. Una tratta che ora si augura di percorrere anche il centrosinistra, consapevole di poter peraltro contare non solo su Partito Democratico e Movimento 5 stelle ma anche sull’apporto di Azione e Italia viva. «Non c’è partita» ostentano però anche ai vertici di Forza Italia e Lega, ma senza troppa convinzione. Il doppio ko del centrodestra porterebbe infatti la firma di FdI e riaprirebbe la partita delle candidature anche per Basilicata e Umbria. 

Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 11:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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