Bersani: liberiamoci di Berlusconi
Il premier rilancia: un piano in 4 punti

Venerdì 6 Agosto 2010
Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani
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ROMA (6 agosto) - Non si placa lo scontro politico aperto dal caso Caliendo, con la maggioranza in fibrillazione e l'opposizione che tenta di trovare una strada per arrivare alla fine del governo Berlusconi. Il tutto mentre il premier lavora a un documento da presentare agli alleati.



I quattro punti di Berlusconi. I punti cardinali del documento, che il premier definirà entro il mese insieme ai tecnici del partito, saranno la giustizia, il fisco, il federalismo e il Mezzogiorno. Su questo documento si potrebbe aprire un dibattito all'interno della maggioranza, dopo la pausa estiva, dal quale il premier potrà tirare le somme sulla tenuta del centrodestra.



Il piano non lascia indifferenti i finiani, tanto che Adolfo Urso dice oggi che «le elezioni sono più lontane». Se il rilancio del Cavaliere fallisse, l'unica strada sarebbe quella del voto. Spiega Fabrizio Cicchitto: «A settembre Berlusconi presenterà una piattaforma fondata su pochi punti: su di essa ci auguriamo che venga raccolta una maggioranza che rinnova la fiducia al governo, oppure a quel punto non ci potrà essere alternativa se non le elezioni».



Alfano contro Bersani. «Sono inaccettabili e di inaudita violenza le parole pronunciate da Bersani. In Italia c'è un'opposizione che, invece di chiedere elezioni anticipate, se la dà a gambe e vuole, con giochetti di Palazzo, cambiare il quadro politico determinato da libere elezioni», ha detto a Palermo il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, commentando l'intervista rilasciata dal segretario del Pd a Repubblica in cui Bersani invita le forze politiche a «liberarsi» di Berlusconi.



«Nella loro chiarezza - ha detto Alfano - le parole di Bersani sono di una violenza inquietante.
In tutte le democrazie occidentali, di fronte ad una vera o presunta difficoltà della maggioranza, le opposizioni chiederebbero di andare al voto per raccogliere le indicazioni degli elettori, ma in Italia non è così: l'opposizione ha paura delle elezioni e, con un gioco di Palazzo, vuole disfarsi di chi ha avuto il consenso popolare per sostituire al potere le forze che hanno vinto le elezioni».



Franceschini: «È incredibile che un ministro della giustizia, che ha appena dimostrato di non conoscere gli elementari del suo ruolo
venendo in aula a criticare una inchiesta giudiziaria in corso, scatti come un soldatino per difendere il suo capo dalle critiche politiche dell'opposizione. Liberare politicamente il paese da Berlusconi è l'obiettivo non solo del segretario del Pd ma di tutto il Partito Democratico». In serata replica anche Bersani: «Li vedo molto agitati e non mi stupisco, fino a tacciare di violenza chi parla di democrazia. Se si discute tanto in questi giorni è perchè si sta consumando il fallimento di Berlusconi e il venir meno delle promesse che lui stesso ha fatto ai suoi elettori. Il problema è tutto suo e sia chiaro che non riuscirà a scaricarlo su altri per quanto fiato abbiano le trombe propagandistiche della sua corte»



Bersani: liberiamoci del premier. «Non si tratta solo di mandare a casa un governo. Dobbiamo superare una fase lunga sedici anni, non due. Dobbiamo liberarci di Berlusconi» aveva detto Bersani nell'intervista, affermando che la «posta in gioco», davanti alla crisi della maggioranza che si era unita intorno a Berlusconi, è la democrazia e invita tutte le forze di opposizione ad evitare «veti reciproci. Se il terreno dello scontro nei prossimi mesi è quello del rapporto tra politica e legalità, la proposta del Pd non può che essere molto larga», poi «ne misureremo la praticabilità».



Il governo in crisi grazie al Pd. A chi afferma che il Pd non ha una linea chiara, Bersani risponde che se oggi Berlusconi e Bossi «sono totalmente nel pallone» è «grazie all'iniziativa incalzante del Pd e dell'opposizione. Senza la nostra mozione su Caliendo non ci sarebbe stata l'astensione di Fini, Casini e Rutelli».



«Casini, Di Pietro e Vendola ci diano delle risposte».
«L'idea del Cln l'ha tirata fuori Casini qualche tempo fa, mica io - dice Bersani - Adesso siamo noi a chiedere agli altri di fare una scelta chiara. Il leader dell'Udc vuole fare il terzo polo o il secondo che può diventare il primo? Cos'è precisamente la sua area di responsabilità nazionale? Di Pietro vuole cavalcare tutte le tigri capaci di dividere irrimediabilmente l'opposizione o dare una mano a far cadere Berlusconi? La narrazione di Vendola prende la forma di una compiuta responsabilità di governo? Sono loro a doverci delle risposte. E quando sento dire che il Pd è fuori dai giochi mi torna in mente la vecchia freddura consolatoria degli inglesi: "tempesta sulla Manica, Europa isolata"».



«Cambiare la legge elettorale». Il segretario del Pd non teme il voto anticipato, ma insiste su un governo di transizione e non esclude un esecutivo a guida Tremonti: «Tutto quello che va nella direzione del cambiamento è benvenuto». Per Bersani, inoltre, è necessario cambiare la legge elettorale: «L'elettore va messo in condizione di scegliersi il parlamentare e di farlo su base territoriale, cioè con i collegi. Poi vogliamo una legge che sia ispirata alla logica bipolare, ma con una maggiore flessibilità».



Di Pietro: prepariamoci alle elezioni, il Pd seguirà.
«Scendiamo entrambi dalle nuvole e rimettiamo i piedi per terra: non esiste, e non potrà mai esistere, una maggioranza parlamentare che in questa legislatura abbia il coraggio di smarcarsi da Berlusconi. Non esiste, e non può esistere la possibilità che si realizzi un'inedita coalizione politica elettorale che veda insieme la destra di Fini e la sinistra del Pd. Non esiste, e non può esistere, che l'attuale classe dirigente del Pd si unisca a noi dell'Idv o alla Sinistra e libertà di Vendola, per fare squadra insieme. I maggiorenti del Pd vedono me e Vendola come fumo negli occhi e, se potessero, ci farebbero fuori prima e peggio di Berlusconi. Il Pd sta lavorando per costruire una nuova coalizione con l'Udc e con la resuscitata "balena bianca". Non ci resta altro da fare che rimboccarci le maniche e partire da soli nella costruzione di un'inedita coalizione. Oggi va bene anche una nuova manifestazione di piazza, ma per domani dobbiamo unire le forze dei non allineati, quelle della società civile, della Rete, magari anche dei "grillini", soprattutto dobbiamo parlare al popolo - sia della sinistra che della destra - per far capire che la loro classe dirigente li sta tradendo e li sta usando».



Vendola accoglie l'invito del segretario del Pd ad accorciare le distanze tra le forze d'opposizione ma boccia l'idea di un governo di transizione: «Ci vorrebbe un governo capace di fare soltanto due cose la riforma elettorale e il conflitto di interessi ma, dico onestamente, guardando le forze parlamentari, dov'è una maggioranza disponibile a mutare la legge elettorale?». Per questo, dice Vendola, meglio andare subito al voto.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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