Migranti, subito 10 centri di rimpatrio: il piano-lampo della Difesa

Il governo si affiderà al Genio militare per realizzare tensostrutture tecnologiche

Domenica 17 Settembre 2023 di Andrea Bulleri
Migranti, subito 10 centri di rimpatrio: il piano-lampo della Difesa

Raddoppiare i Cpr, i centri di permanenza e rimpatrio dei migranti illegali.

E procedere a tappe forzate alla creazione di nuove strutture per «trattenere» chi è in attesa di tornare al proprio Paese, perché non ha titoli per ottenere asilo in Italia o in Europa. Con un modello a cui ispirarsi che viene ricordato in queste ore da chi – a tempo di record – ha cominciato a studiare il dossier: quello delle tensostrutture allestite per reggere al boom di ricoveri ospedalieri durante la pandemia. 


Il video-annuncio di Giorgia Meloni ha suonato la carica: in attesa di una nuova «missione europea» per fermare il traffico di esseri umani nel Mediterraneo, l’Italia comincerà a far fronte all’emergenza da sola. Il piano, che approderà sul tavolo del Cdm di domani, prevede un «mandato» al ministero della Difesa per realizzare le nuove strutture, con l’obiettivo di far fronte all’ondata eccezionale di sbarchi degli ultimi mesi. Strutture che, ha messo in chiaro Meloni nel video-appello (tradotto e rilanciato in queste ore dalle ambasciate italiane in Africa e nei Paesi arabi, soprattutto nella parte in cui la premier invita i migranti a non lasciare i Paesi d’origine affidandosi ai trafficanti), dovranno sorgere «in località a bassissima densità abitativa» ed essere «facilmente perimetrabili».

 
LE DESTINAZIONI


Un elenco di possibili destinazioni ancora non c’è: nelle prossime ore si comincerà a passare in rassegna gli edifici dismessi nelle disponibilità della Difesa. A partire da quelle regioni che, secondo i dati forniti dal Viminale, hanno dato finora un contributo minore all’accoglienza. Non Lombardia e Sicilia, insomma (che svettano in testa alla classifica): più probabilmente, Basilicata e Sardegna, che ospitano ciascuna il 2% dei migranti attualmente accolti nelle strutture italiane. E poi Umbria, Abruzzo e Marche (3%), Puglia (5%). 


In ogni caso, il piano a cui si lavora al ministero dell’Interno prevede che ogni regione ospiti (almeno) un Cpr. Dunque dovranno nascerne dieci in più, considerando che quelli in funzione oggi sono – appunto – dieci (tra Puglia, Sicilia, Lombardia, Sardegna, Basilicata, Friuli e Lazio). La capienza totale è di circa un migliaio di posti, ma i migranti illegali ospitati non superano gli 800, perché alcune strutture risultano danneggiate. Numeri «scandalosamente esigui», li ha definiti la premier, che dovranno aumentare. Ed è anche così che va letto il nuovo incarico conferito alla Difesa, che a quanto trapela nella partita avrà un ruolo perlopiù logistico-organizzativo potendo mettere in campo il Genio militare. La regia, invece, resterà al Viminale. Un supporto che dovrebbe ricordare quello messo in campo durante una delle fasi più impegnative della pandemia, affidata alla regia organizzativa del generale Francesco Paolo Figliuolo. 


Perché è stato anche grazie alle competenze specifiche dell’esercito se in poco tempo si è riusciti a mettere in piedi strutture mobili avanzate, in grado di ospitare reparti di terapia intensiva e hub per le campagne vaccinali. Nessun rischio, insomma, che i nuovi centri di accoglienza somiglino a tendopoli improvvisate: «Il modello a cui guardare è quello di tensostrutture tecnologiche, riscaldate in inverno e condizionate in estate», si ragiona. Con il vantaggio, rispetto all’utilizzo di una caserma dismessa, di una maggiore flessibilità della struttura, che può essere smantellata appena non serve più. Ma con la differenza, rispetto agli hub installati durante il Covid, che stavolta dovrà essere assicurata la presenza – e la sorveglianza – da parte delle forze di polizia, a cui dovrebbe essere affidata la gestione degli spazi.


LE ALTRE MISURE
Resta da chiarire, invece, se lo sprint sui centri di accoglienza si accompagnerà, domani in Cdm, al varo delle nuove misure già allo studio del Viminale. Tra quelle anticipate: procedure di espulsione più rapide per chi commette reati e una modifica delle norme per individuare i «falsi minori» non accompagnati. Una stretta che, secondo quanto trapelato, potrebbe entrare sotto forma di emendamento nel cosiddetto decreto Caivano: ipotesi che fonti di governo ieri definivano «concreta». 
 

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