Migranti, Carola Rackete: «Porti aperti e missione Ue di salvataggio. Se serve torno sulla nave»

Sabato 21 Settembre 2019
Migranti, Carola Rakete: «Porti aperti e missione Ue di salvataggio. Se serve torno sulla nave»

Migranti, «Abbiamo bisogno di una missione europea di salvataggio»: lo dice Carola Rackete, comandante della Sea Watch, in una video intervista trasmessa nel corso di un dibattito nell'ambito delle Giornate del lavoro della Cgil. Alla domanda sui porti chiusi, «sfortunatamente - ha risposto - quella dei porti chiusi è stata la politica del vostro ex ministro dell'Interno (Matteo Salvini, ndr). Speriamo che, vista la solidarietà che stanno mostrano gli altri stati europei, in futuro venga definitivamente abbandonata. I porti saranno sempre aperti e la redistribuzione delle persone resa sempre possibile».

Salvini, dalla Sea Watch alla Diciotti: le grane giudiziarie dell'ex ministro dell'Interno

Salvini indagato per diffamazione di Carola Rackete. «Per me è medaglia»

 





Rispetto alla possibilità di rivederla di nuovo a bordo di una nave, Carola Rackete ha spiegato di essere «in questo momento molto impegnata nelle campagne ambientaliste. Penso anche che il peso del volontariato sulle navi vada in qualche modo condiviso e quindi sono molto felice che ci siano altri capitani. Ovviamente se qualcuno dovesse scendere o dovesse esserci un'emergenza tornerò di nuovo».

Nell'intervista racconta la sua attività tra ambiente e migrazioni: «Quasi per caso ho cominciato a lavorare su una nave da ricerca, nella zona polare». Poi «non appena è stato necessario che la società civile si impegnasse per operazioni di salvataggio nel mar Mediterraneo ho pensato di dover dare il mio contributo, visto che ho le capacità tecniche e le competenze per farlo. Ovviamente - ha affermato - è stata una sciagura il fatto che il governo italiano abbia sospeso l'operazione Mare Nostrum, ma comprendo in pieno visto che l'Unione europea non è stata affatto d'aiuto, non ha contribuito finanziariamente alla missione né all'accoglienza delle percorse soccorse. Perciò capisco che sia stato un peso enorme per l'Italia, però io e molti altri avremmo sperato che le autorità di stato continuassero a fare le operazioni di salvataggio e non la società civile o semplice volontari».

C'è stato un momento di svolta nel suo percorso, le è stato chiesto. «Non ricordo un vero momento di svolta, piuttosto credo si sia trattato di uno sviluppo graduale.
Dare voce ai migranti, in modo che ognuno possa raccontare la propria storia penso sia un nostro onere». E quale ruolo dovrebbe avere l'Ue nel Mediterraneo? «Penso che debba avere una missione congiunta di salvataggio. Andrebbe anche trovato un accordo tra gli stati europei per la redistribuzione tra i paesi membri. E, infine, penso che l'Unione debba smettere di sostenere e finanziare la guardia costiera libica perché una volta soccorsi i migranti in mare li riconduce in un paese dove è in corso una guerra civile, dal quale hanno già cercato di fuggire». Dunque, «si abbiamo bisogno di una missione europea di salvataggio, davvero». Ed è importante confrontarsi e capire che «stiamo parlando di persone e non di numeri».

Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 12:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA