«Abbiamo chiuso il cerchio». A sei giorni dal disastro della Marmolada è Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma, ad annunciare con asettiche parole da tecnico che gli alpinisti inghiottiti dalla montagna sono undici. «Abbiamo identificato tutte le vittime e assegnato le porzioni cadaveriche - dice - Anche il soggetto che mancava all'appello dei familiari è stato identificato». È Nicolò Zavatta, il più giovane, aveva 22 anni: è stato riconosciuto dal casco e poi incrociando il dna di sua madre.
GLI AMICI
Saliva in vetta con Riccardo Franchin, ma al momento del distacco della frana i due amici non erano vicini. Nicolò era impegnato in un'esercitazione di salvataggio nei crepacci con la guida alpina Paolo Dani, «una persona per la quale stravedeva», racconta il papà, Riccardo era a lato e ha avuto il tempo di scappare. È sopravvissuto nonostante le gravi ferite, Nicolò invece non ha avuto scampo. Per dare un nome a sei scalatori travolti sono bastate poche ore, per il ragazzo e altri quattro escursionisti - Davide Miotti ed Erica Campagnaro, marito e moglie, i fidanzati Manuela Piran e Gianmarco Gallina - è stato necessario ricorrere agli esami genetici.
RESPONSABILITÀ
Le ricerche proseguiranno ancora per quindici giorni, sperando di riuscire a recuperare ogni traccia umana. Ma come è accaduto con i morti della Grande guerra, dicono gli esperti, la montagna restituirà poco alla volta ciò che si è preso. La prossima settimana i corpi saranno affidati alle famiglie, che ieri hanno ringraziato in lacrime i soccorritori. E anche gli uomini con più esperienza non hanno trattenuto la commozione. Per tutti, in sottofondo, c'è la medesima domanda: si poteva evitare questa strage? «Non sono un geologo, però conosco la Marmolada, la scalo da tantissimi anni - riflette Borgonovo - Ho visto montagne in tutto il mondo. Un evento così, con l'acqua intrappolata nel ghiaccio, mai». I genitori di Davide Miotti ed Erica Campagnaro non credono all'imprevedibilità. «Parliamo di una tragedia avvenuta in un ambiente alpino, estremo, dove le persone vanno a sprezzo del pericolo, ma non è così: è accaduta in un complesso turistico», afferma il loro avvocato Massimo Simonini. Il legale chiede che le indagini facciano luce «sul ruolo che possono avere avuto l'Ufficio previsioni e pianificazione della provincia di Trento e la protezione civile. Nei prossimi giorni contatterò la Procura».
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