«Dominique e Carlos capeggiavano l’albergo». Le pretese di denaro e le vessazioni che infliggevano agli altri occupanti abusivi dell’ex hotel Astor - secondo la Procura di Firenze - avrebbero innescato, come vendetta, il rapimento di Mia Kataleya Alvarez Chicllo, detta Kata.
Firenze, arrestato lo zio della bimba scomparsa
LA RICOSTRUZIONE
Sono sette le estorsioni - messe a segno o soltanto tentate - di cui rispondono, a seconda delle posizioni, i quattro peruviani. Allo zio 28enne di Kata, Argenis Alvarez Vasquez (detto Dominique), e a Carlos De La Colina Palomino (37 anni) viene contesta anche una rapina. Secondo le indagini della Dda fiorentina, guidate dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, avevano messo in piedi una «illegittima attività di “compravendita del diritto ad occupare” le stanze, esigendo dalle persone che volevano entrare circa 600 o 700 euro». Ma si superavano anche i 1.000 euro, in base a quanto riferito dai testimoni interrogati dalla polizia. «Pretendevano denaro - si legge nel capo di imputazione - anche quando alcuni ospiti volevano visitare le persone che vivevano nell’hotel Astor (100 euro alla volta, ndr) e richiedevano somme di denaro agli occupanti variabili dai 15 ai 50 euro per effettuare presunti lavori di manutenzione». Carlos, che diceva di essere «il duegno (proprietario) dell’Astor», chiedeva un contributo economico agli occupanti anche per pagare l’avvocato a una tale Marzia, che si trovava ai domiciliari, in quanto «era una delle responsabili del Movimento che ha fatto l’occupazione dell’hotel». In base infatti a quanto riferito agli agenti il 29 maggio da uno degli abusivi: «Grazie al Movimento di lotta per la casa avevano trovato (a settembre 2022, ndr) una sistemazione per abitare in un vecchio hotel abbandonato». Erano stati proprio i militanti di estrema sinistra a dare alcuni mesi dopo un alloggio a Carlos, che poi si è macchiato dei crimini per cui è stato arresto.
IL MOVENTE
All’inizio gestiva il racket insieme a Lidia, «la romena che fungeva da responsabile dell’occupazione», si legge nell’ordinanza di arresto. Cacciati gli ospiti di origine marocchina, la presenza dei peruviani era aumentata perché Carlos «aveva iniziato a vendere le stanze insieme a Dominique». Il 3 giugno - sei giorno dopo “la spedizione punitiva” - i romeni che alloggiavano all’Astor hanno lasciato la struttura. Una delle occupanti, il 9 giugno (ossia il giorno prima del rapimento di Kata), ha riferito alla polizia che era stato proprio lo zio della bimba scomparsa a «comprare le stanze di quei romeni». Guarda caso il padre di Kata, uscito di prigione il 13 giugno, fa un’incursione notturna in un campo nomadi alla periferia di Firenze. E una commerciante della zona ha spiegato che il sabato - giorno in cui è scomparsa la piccola - vicino all’Astor si radunano dei furgoni diretti in Romania in cui vengono caricate provviste di vario genere. Per i pm è possibile che il sequestro di persona a scopo estorsivo di Kata «sia maturato all’interno di rapporti conflittuali, che sono sfociati in vari delitti e aspre contese, sorti nell’ambito dell’occupazione abusiva dell’hotel Astor». «In particolare è stata registrata - si legge nel decreto di perquisizione notificato anche ai genitori della bimba - la presenza di vere e proprie faide tra i parenti di Kata e gruppi di peruviani, ecuadoregni e finanche romeni che occupavano l’hotel, per il possesso e la gestione illecita delle stanze».