L'hanno cercato per 16 giorni decine di vigili del fuoco, uomini della Forestale, il nucleo d'elite dei carabinieri che dà la caccia ai latitanti, i droni, i cani molecolari. Dall'alba al tramonto, perlustrando la boscaglia, tra i rovi, dragando bacini idrici, controllando i pozzi. Ma Gioele era a un passo dal luogo in cui tutto è cominciato. A 200 metri dalla piazzola dell'autostrada MessinaPalermo in cui la madre, Viviana Parisi, aveva lasciato l'auto, sparendo tra la vegetazione con il bimbo. E a 700 metri dalla radura in cui il corpo della donna è stato trovato l'8 agosto scorso. Un'area di quasi 7 chilometri quadrati battuta palmo a palmo. Nella speranza, vana, che Gioele, soli 4 anni, potesse essere ancora vivo. Poi un volontario, ex carabiniere in pensione, Giuseppe Di Bello, fa quello che nessuno aveva fatto fino ad allora. Prende una falce, si fa strada tra i rovi e comincia a cercare a ridosso dell'autostrada. E trova quel che resta del bambino.
Dj morta. «Al 99% sono i resti di Gioele». L'ipotesi è omicidio-suicidio
Gioele, il papà Daniele Mondello: «Dubbi oggettivi sulle ricerche, ringrazio il volontario che lo ha trovato»
«Ho guardato», dice, «dove gli altri non avevano guardato». E allora: cosa non ha funzionato nelle ricerche di Gioele? Critici verso i soccorsi e le modalità con cui la zona veniva battuta sono stati, da subito, i familiari del bambino. Il nonno, Letterio Mondello, aveva parlato di inefficienze: «Stanno fermi per ore invece di darsi da fare». E ieri il papà di Gioele, Daniele, dopo il ritrovamento lo ha ribadito chiaramente: «Dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche». E infatti si era mosso alcuni giorni fa con Facebook: «Invito tutti quelli che si vogliono unire alle ricerche di mio figlio Gioele a presentarsi presso il centro di coordinamento sulla SS113. Si raccomanda di indossare abbigliamento adeguato, pantaloni lunghi e maglie con le maniche lunghe per proteggersi dai rovi. Indossate un cappellino per il sole e possibilmente portate l'acqua da bere da tenere nello zainetto insieme alle magliette di ricambio. Vi ringrazio anticipatamente», aveva scritto. L'ex carabiniere in pensione ha raccolto l'invito. E ha fatto la tragica scoperta.
«In questo momento non interessa chi lo abbia trovato. L'importante è che sia accaduto. Ma appureremo anche questo», ha commentato il procuratore di Patti Angelo Cavallo cercando di troncare le polemiche. «Noi abbiamo sempre detto - ha aggiunto - che dovevamo insistere in questo posto e che più persone disponibili avevamo, più probabilità c'erano». La zona è molto impervia, è vero. Gli inquirenti lo hanno ripetuto spesso. E le ricerche non erano semplici. «Avete sentito le motoseghe utilizzate per disboscare la vegetazione? Lo stato dei luoghi è difficile», ha replicato Cavallo. Quello che lascia perplessi, però, è che sia Viviana che il figlio fossero a pochissima distanza, in linea d'aria, dall'autostrada e dalla piazzola in cui erano stati visti vivi per l'ultima volta.
«Le zone vanno esaminate a vari livelli, ci sono livelli in cui si cerca una persona viva, ci sono livelli in cui si cerca qualcosa di più.