«Non ti devi lavare, così sei meno
attraente»: condannato marito geloso

Giovedì 16 Aprile 2015
«Non ti devi lavare, così sei meno attraente»: condannato marito geloso
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Le aveva imposto persino di non lavarsi per gelosia, «perché con il cattivo odore sarebbe risultata meno attraente ai giovani della caserma nella quale lavorava come addetta alle pulizie».



E poi botte a lei e alla figlia, fino al sequestro in casa, nel maggio del 2009: per quasi due giorni chiusa dentro senza cellulare perché non chiedesse aiuto e picchiata a sangue, fino a quando, non vedendola più, il fratello non l'aveva liberata rompendo la finestra di casa e trasportandola al pronto soccorso dell'ospedale di Chieti, dove finalmente la donna si era decisa a sporgere denuncia.



Così Alfonso Salvatore, imprenditore di origine campana, ma residente da oltre un decennio a Pettorano sul Gizio, è stato condannato dal tribunale alla pena di due anni di reclusione. Il collegio presieduto da Giorgio Di Benedetto lo ha ritenuto responsabile di sequestro di persona, lesioni gravi e maltrattamenti e lo ha assolto per l'altra pesante accusa di violenza sessuale di cui era pure stato incriminato.



Un incubo durato quattro anni, dal 2005 al 2009, a cui la donna aveva deciso di dare un taglio definitivo dopo l'episodio del sequestro. Un rapporto coniugale che era stato esasperato, a detta dell'imputato, dalla permanenza del fratello in casa nei due mesi di arresti domiciliari a cui era stato condannato per rapina. Solo che a far perdere le staffe ad Alfonso Salvatore non era stato il curriculum criminale del cognato, quanto la sua particolare scelta di vita: diventare un uomo, lui che era nato donna. Le continue discussioni sull'uso di ormoni e crisi d'identità erano per Salvatore un pessimo esempio educativo per le due figlie.
Ultimo aggiornamento: 16:16

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