LA SENTENZA

Omicidio Saman Abbas, il padre e la madre (ancora latitante) condannati all'ergastolo. Allo zio 14 anni, assolti i cugini

La sentenza della Corte di assise di Reggio Emilia nel processo sull'omicidio della 18enne

Martedì 19 Dicembre 2023

Gli avvocati dei genitori: «L'omicidio nasce da un equivoco»

«Non comprendiamo per quale motivo i genitori siano stati condannati all'ergastolo, dobbiamo leggere le motivazioni della sentenza», affermano gli avvocati Enrico Della Capanna e Simone Servillo, difensori di entrambi i genitori di Saman. «Probabilmente - proseguono - le ipotesi sono tre, o la Corte ha ritenuto che Shabbar e la moglie siano gli esecutori materiali dell'omicidio, ma questo credo sia impossibile, oppure possono aver ritenuto che siano i mandanti o che abbiano concorso nel momento in cui Danish ha ucciso Saman».

«Shabbar chiaramente non ha accolto con grande favore la sentenza, - proseguono -  Si è sempre dichiarato estraneo all'omicidio della famiglia, non ci ha mai nemmeno pensato.

Oggi in aula Shabbar non ha detto bene quello che ha sempre detto a noi». «Non crediamo nè crederemo mai che questo sia un omicidio premeditato, preparato. Conoscendo gli atti di questo processo - aggiungono - abbiamo sempre considerato un omicidio scaturito da un litigio finito male. Non ha nulla a che vedere con l'Islam, con le abitudini di una famiglia pakistana», precisano i legali. 

«Io resto convinto - ha dichiarato il difensore Enrico Della Capanna- che questo sia un omicidio che discende da un equivoco: quella sera Saman doveva andare via con Saqib e lei era venuta a prenderla. Shabbar ha chiamato il fratello per cercare di fermare Saqib e poi quello che sia successo dopo a noi Shabbar Abbas non lo ha mai detto, ha sempre detto che non lo sa».

La difesa del fidanzato: lei avrà sempre 18 anni

«Rimane il dispiacere perché Saman avrà sempre 18 anni, per gli altri la vita continua, in carcere, fuori, con battaglie giudiziarie». Così l'avvocato Barbara Iannuccelli, difensore del fidanzato della giovane uccisa a Novellara, costituito parte civile e per cui la Corte di assise ha rigettato ogni richiesta di risarcimento. «Non comprendiamo l'ergastolo per i genitori che non hanno partecipato e 14 anni per l'esecutore materiale. Questo percorso processuale ha riservato una serie di colpi di scena dove sono state spazzate via testimonianze come quella del fratello, dichiarato indagabile», ha ricordato.

Cade la premeditazione per gli imputati

Sono cadute le aggravanti contestate nel processo per l'omicidio di Saman Abbas, premeditazione e motivi abietti, con l'eccezione di quella del legame familiare contestata ai genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, condannati all'ergastolo. I genitori dunque sono stati condannati dalla Corte di assise per il reato di omicidio con un'unica aggravante, ma assolti dalla soppressione di cadavere per non aver commesso il fatto. Lo zio Danish Hasnain ha avuto una pena di 14 anni: è stato condannato per omicidio, ma senza aggravanti, e per soppressione di cadavere, gli sono state concesse le attenuanti generiche ed è stato dunque ammesso al rito abbreviato (che aveva chiesto), con la riduzione di un terzo della pena. Tutti gli imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste dall'accusa di sequestro di persona. I due cugini, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz sono stati assolti da tutti i reati e liberati.

Nessun risarcimento al fratello e al fidanzato di Saman

Nessun risarcimento al fratello e al fidanzato di Saman, costituiti entrambi parte civile nel processo sulla morte della 18enne. Emerge dal dispositivo della Corte di Assise di Reggio Emilia che ha condannato all'ergastolo i genitori, a 14 anni lo zio, assolvendo i due cugini. Risarcimenti sono stati invece concessi alle associazioni sulla violenza contro le donne (25mila euro ciascuno), a quelle islamiche (10mila euro), all'Unione Comuni bassa reggiana (30.000) e al Comune di Novellara (50.000).

Cugini in lacrime dopo l'assoluzione

Sono usciti dall'aula in lacrime, abbracciando i loro difensori, i due cugini di Saman assolti dalla Corte di assise di Reggio Emilia nel processo sull'omicidio della 18enne. Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz erano detenuti, dopo essere stati arrestati all'estero. Shabbar Abbas, il padre di Saman condannato all'ergastolo, ha invece lasciato l'udienza senza parlare, subito dopo la lettura del dispositivo.

La storia di Saman

Ieri Saman Abbas avrebbe compiuto 21 anni. Oggi la storia di amore e di morte della ragazza pachistana che si faceva chiamare 'italian girl' arriva a una prima sentenza. Nata il 18 dicembre 2002 nel villaggio di Mandi Bahauddin, è stata uccisa a 18 anni, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, a Novellara, nella bassa di Reggio Emilia dove la famiglia si era trasferita per coltivare la frutta. Saman e non solo Saman, vittima e simbolo nella violenza contro le donne e contro una concezione antica e distorta dei rapporti familiari, fatta di soprusi, controlli e costrizioni.

 

 

 

 

I genitori di Saman condannati all'ergastolo

Ergastolo per il padre Shabbar Abbas e per la madre Nazia Shaheen. Quattordici anni allo zio, Danish Hasnain. Assolti i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq, di cui è stata ordinata l'immediata liberazione. Lo ha deciso la Corte di assise di Reggio Emilia nel processo sull'omicidio della 18enne Saman Abbas, dopo quasi cinque ore di camera di consiglio.

Il papà: «Saman era molto intelligente, forte, poi diceva anche bugie»

«Saman era molto intelligente, forte, poi diceva anche bugie. Mia figlia ha detto bugie. Anche questo mi fa male». Così Shabbar Abbas, padre di Saman, nelle dichiarazioni alla Corte di assise di Reggio Emilia. «Signori giudici, i genitori mai pensano male per i figli, anche io non ho mai pensato il male per mia figlia. Sempre le volevo bene, sempre ho lavorato in campagna, sotto le serre, mai sono andato a rubare».

Il papà di Saman: "Contro di me tante falsità"

«Ho sentito tante parole false. Non è vero che sono persona ricca, non è vero che sono una persona mafiosa. Non è vero che ho ammazzato una persona qua, una in Pakistan. Non è vero che sono andato a casa di Saqib (il fidanzato di Saman, Ndr) a minacciare. Anche questo è falso, come quelli che dicono 'ha ammazzato la figlia ed è scappato vià». Lo ha detto Shabbar Abbas, padre di Saman, in dichiarazioni spontanee nell'aula della Corte di assise di Reggio Emilia, parlando in italiano.

Il padre di Saman: "Non la picchiavo"

«Anche io voglio liberarmi di tanti mesi di peso. Figlia mia morta, mia famiglia finita per me. Io dico tutta la verità». Lo ha detto scandendo così le parole, in un italiano imperfetto, il padre di Saman Abbas, Shabbar, parlando alla Corte di assise di Reggio Emilia. «Saman stava sempre chiusa? No, andava per Novellara», ha detto, continuando a ribattere a quelle che per lui sono falsità. «Ho sentito mio figlio dire che ho tirato fuori un coltello, che lo picchiavo. Signori giudici, nella mia vita non ho mai picchiato nessuno. Non ho mai picchiato mia figlia o figlio o qualcun altro. Ho sentito tante parole false che mi fanno sentire molto male».

Saman Abbas, il processo. «Mai nella vita mia ho pensato di uccidere mia figlia. Neanche gli animali fanno queste cose. Signori giudici non ho mai pensato queste cose». È scoppiato a piangere Shabbar Abbas, quando da alcuni minuti sta parlando ai giudici della Corte di assise di Reggio Emilia.

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Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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