Pamela Mastropietro, confermato l'ergastolo per Oseghale: la Cassazione respinge il ricorso. «Fu anche violentata»

Martedì 23 Gennaio 2024
Pamela Mastropietro, confermato l'ergastolo per Oseghale: la Cassazione respinge il ricorso

Ergastolo per Innocent Oseghale.

La quinta sezione della Cassazione chiude così la vicenda giudiziaria per l’omicidio di Pamela Matropietro, riconoscendo l’aggravante della violenza sessuale che comporta il carcere a vita ed esclude sconti di pena per l’unico imputato, accusato di avere stuprato, ucciso e fatto a pezzi la diciottenne romana nel gennaio del 2018. «È quello aspettavo da sei anni - ha detto visibilmente commossa Alessandra Verni, la mamma della ragazza - ma la mia battaglia non finisce qui su eventuali altre responsabilità. Chiedo ad Oseghale di pentirsi e di dire chi era con lui. Non voglio che esca di prigione tra soli 10 anni». E dopo il sit in ieri in Cassazione, la mamma di Pamela ha annunciato, che per l’anniversario della morte, il prossimo 30 gennaio, organizzerà una fiaccolata in piazza Re di Roma dove c’è anche una panchina dedicata a Pamela.
 

I PROCESSI
 

Dopo la condanna in primo e secondo grado all’ergastolo, con il riconoscimento della violenza sessuale oltre all’omicidio (i due presunti complici accusati inizialmente dallo stesso Oseghale sono stati poi prosciolti ma condannati per spaccio) nel 2022, la Cassazione aveva riconosciuto la responsabilità dell’imputato per l’omicidio della 18enne, ma aveva disposto un nuovo processo per approfondire la questione relativa alla violenza sessuale e lo scorso anno la stessa pena era stata riconosciuta anche dalla Corte d’Assise d’appello di Perugia. Ieri anche la pg Francesca Loy aveva chiesto la conferma della condanna chiarendo: «La motivazione della sentenza impugnata ha colmato ogni lacuna ed è del tutto insindacabile, perché è stata raggiunta la prova logica sulla ricostruzione dei fatti che non può essere in alcun modo posta in discussione». I fatti, aveva sottolineato il pg «Per come si sono verificati non avrebbero senso se non fosse stata commessa una violenza sessuale». Per i legali della difesa, Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, che avevano chiesto un nuovo annullamento della sentenza, il «percorso argomentativo dei giudici d’Assise d’appello è stato invece illogico e contraddittorio». 
 

LA SCOMPARSA
 

Pamela Mastropietro, ragazza inquieta, con un disturbo di personalità borderline che la rendeva schiava della droga, si allontana dalla comunità di recupero di Corridonia nella quale si trovava per cercare un’altra dose. «Smetterò di fumare quando la realtà sarà più bella dei miei viaggi», scriveva sul suo profilo Facebook. 
Quando a gennaio del 2018 scompare non è la prima volta che si allontana, ma più trascorre il tempo, più la mamma e il papà sono in ansia e cominciano con gli appelli in Tv. Quarantotto ore dopo la segnalazione, il 31 gennaio, a pochi chilometri da Macerata, un passante si accorge di due valigie abbandonate in un piccolo fossato vicino al cancello di una villetta in Via dell’Industria, tra Casette Verdini e Pollenza.

 

IL RITROVAMENTO
 

All’interno i carabinieri trovarono i resti del corpo smembrato. Il Dna viene esaminato e comparato con quello di Pamela. Dagli studi di “Chi l’ha visto”, la mamma ragazza commenta: «Speriamo che non sia lei anche se questo vorrebbe dire che un’altra famiglia dovrà vivere quest’incubo». Invece il corpo è di Pamela. Oseghale viene fermato poco ore dopo, identificato grazie al sistema di videosorveglianza che lo ha ripreso nei pressi di una farmacia mentre seguiva la vittima, e grazie alla testimonianza di un tassista che lo ha accompagnato in auto nel luogo in cui sono stati ritrovati i trolley. Cittadino nigeriano in Italia dal 2015, rifugiato senza permesso, segnalato per spaccio e accusato di omicidio, Oseghale nega l’omicidio, sostiene che Pamela sia morta per overdose e respinge le accuse di stupro. Nel processo di primo grado, durante la requisitoria, i pm lo definiranno un «acrobata della menzogna», elencando un lungo elenco di bugie che l’imputato ha detto. A cominciare dal fatto che la diciottenne fosse morta per overdose. Sulla dinamica del delitto i magistrati hanno ritenuto credibili le confidenze fatte dallo stesso nigeriano a un ex compagno di cella: la 18enne avrebbe minacciato di denunciarlo e il 30enne l’avrebbe accoltellata per impedirle di andarsene dalla casa. Pamela, dopo essere stata stuprata, secondo la ricostruzione, voleva fuggire ma Oseghale l’aveva chiusa in casa. Sotto le unghie di Pamela è stato trovato il Dna del pusher.

Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 20:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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