Uccide la moglie con la padella di ferro e simula una caduta, Rosa D’Ascenzo aveva 72 anni: choc vicino Roma

Vicino a Roma il primo femminicidio del 2024. La donna aveva lividi e ferite sospette

Mercoledì 3 Gennaio 2024 di Alessia Marani (Ha collaborato Ugo Baldi)
Uccide la moglie con la padella di ferro e simula una caduta, Rosa D’Ascenzo aveva 72 anni: choc vicino Roma

Il primo femminicidio dell’anno si compie a “casa del diavolo”, in un luogo sperduto che qui tutti considerano una specie d’inferno. Una lite, le parole pesanti poi l’aggressione nel tugurio sperduto nelle campagne intorno al Monte Soratte, a 50 chilometri da Roma, in cui marito e moglie vivevano in condizioni igienico-sanitarie disastrose.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti lui, Giulio Camilli, 74 anni, conosciuto in paese come “Capelli impicciati”, ha afferrato una padella tra gli utensili in cucina e con forza ha colpito ripetutamente la moglie, Rosa D’Ascenzo, “Rosetta”, di due anni più piccola. E quando era già morta, ha caricato il corpo nella sua auto, ha affrontato i saliscendi della località “Quattro confini” nel buio più fitto guidando tra i viottoli sterrati immersi nella boscaglia fino a raggiungere l’ospedale di Civita Castellana, dove pochi minuti prima delle 22, ha consegnato la moglie ai medici: «È caduta dalle scale». 

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Una versione a cui i camici bianchi non hanno creduto fin da subito. Ed è bastato guardare i segni e i lividi sul capo e sugli arti, infatti, per rendersi conto che le ferite, così profonde e concentrate sulla testa, erano incompatibili con la caduta accidentale riferita dal coniuge. Non solo. La morte della donna sarebbe avvenuta, secondo un primo esame esterno, almeno tre ore prima dell’arrivo in ospedale. I sanitari hanno quindi avvisato i carabinieri del posto che hanno attivato i colleghi della stazione di Rignano Flaminio e della Compagnia di Bracciano, competente per il territorio di Sant’Oreste, nel quale ricade il casolare diroccato posto ai confini con le località di Civitella San Paolo, Nazzano e Ponzano Romano. I militari, raggiunta l’abitazione, hanno trovato varie tracce e vari oggetti sporchi di sangue, diversi gli utensili della cucina repertati dal gruppo Scientifico. Forse gli animi durante la lite si erano agitati per qualche bicchiere di troppo. La vittima, ultimamente, non stava bene, aveva problemi di memoria. L’abitazione è stata posta sotto sequestro così come i due cellulari della vittima e la vettura dell’uomo. La coppia era molto schiva, viveva ai margini della comunità di Sant’Oreste. Originaria di Ponzano Romano lei, nato a Fiano Romano lui, da oltre 25 anni si erano trasferiti nel vecchio casolare sgangherato dove allevano alcune pecore, una mucca, un cavallo e le galline, coltivando la terra intorno. Una cancellata rotta e senza più la recinzione intorno dà il benvenuto nella loro casa. Un cane abbaia ringhioso poi si allontana. C’è un cimitero di auto smontate e qualche scocca di motorini. La puzza è nauseabonda. Il sindaco di Sant’Oreste, Gregory Paolucci, quella realtà la conosce: «Con i servizi sociali, la Asl, i veterinari e i forestali siamo andati lì per un sopralluogo l’anno scorso e anche 2 anni fa - racconta - in quel modo i due anziani avevano vissuto da sempre, ma erano seguiti. Non siamo però riusciti a spostarli di lì, è stata una loro scelta di vita. La loro condizione merita rispetto. Eravamo preoccupati perché era difficile raggiungerli, specie se nevicava». 

IL FIGLIO SCONVOLTO

«Ma mai erano emersi problemi di violenza, se così fosse stato avremmo agito in maniera differente». A quanto pare, Capelli impicciati e Rosetta avevano fissato il loro domicilio a casa del figlio Luca che abita a Fiano e che da tempo si era allontanato da quella situazione, sposandosi e crescendo due figli. Ieri, raggiunto al telefono dal sindaco, sconvolto, si è detto incredulo: «Nulla faceva presagire un fatto tanto grave». Che cosa sia successo esattamente nella casa diroccata - dove pure i servizi sociali avevano appurato ci fosse comunque elettricità e acqua -, però, è tutto da accertare. «In considerazione della gravità del reato commesso e dell’incertezza del luogo di dimora dell’indagato, dopo il sequestro dell’abitazione, sussistendo il concreto pericolo di fuga dell’uomo», scrive Andrea Calice, il procuratore facente funzioni di Tivoli in una nota, «è stato emesso il decreto di fermo». 

LE ARMI RITIRATE

Camilli sarà sentito dal gip per l’interrogatorio di convalida nelle prossime ore. In passato all’uomo erano state ritirate delle armi, fucili di cui era in possesso, perché ritenuto una persona con «carattere estremamente litigioso». Eppure non risultano denunce o interventi delle forze dell’ordine per aggressioni domestiche da “codice rosso”, il percorso per prevenire la violenza di genere. Anche se sono in corso da parte degli investigatori ulteriori accertamenti, anche di natura tecnica, non solo per verificare se vi fossero stati dei fattori di rischio tali da consentire di prevenire il femminicidio.

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 08:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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