Dopo un anno di Covid sette italiani su dieci non nascondono di soffrire il fatto di dover evitare i contatti fisici con alcune persone care. E ancor più dei parenti, nel 74% dei casi agli italiani sono soprattutto mancati gli amici. Sono stati di grande supporto gli animali di casa. E a pensare alle mascherine - tra gli elementi che hanno modificato la nostra normalità quotidiana - un giovane su quattro esprime un giudizio negativo sul loro uso, considerando il dispositivo di protezione una imposizione, inutile o un sopruso. Sebbene la maggior parte degli italiani indossi la mascherina tutte le volte che può o nelle situazioni in cui è previsto dalle regole, uno su cinque cerca di evitarne l'utilizzo o lo limita alle situazioni in cui percepisce un pericolo. A preocccuparsi di più del rischio contagio sono le donne. Come sono cambiate gli stili di vita degli italiani dal 21 febbraio 2020, giorno in cui veniva ufficialmente identificato a Codogno il primo caso italiano di Covid-19? Prova a ricostruire questo anno di cambiamento un'indagine condotta da Eurispes su un campione di 2.063 cittadini a cui, tra novembre dello scorso anno e gennaio 2021, è stato sottoposto un questionario semistrutturato.
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E' sicuramente cambiato il modo di rapportarci con gli altri, per la necessità di rispettare la distanza. E ci siamo ritrovati a far fronte ad una nuova organizzazione di vita. A partire dai consumi e dal lavoro. Il 21,9% degli italiani spiega di aver ordinato per la prima volta la spesa a domicilio dopo marzo 2020, ovvero allo scattare del primo lockdown. L’abitudine di ordinare la cena o altri pasti a domicilio era già abbastanza diffusa (il 28,6% lo faceva anche prima della pandemia), ma da marzo il 16,8% lo ha fatto per la prima volta. Il 13,1% ha ordinato per la prima volta farmaci a domicilio. Il 45,2% degli intervistati era già solito comunicare con amici/parenti tramite videochiamata; con la diffusione del virus quasi un terzo lo ha fatto per la prima volta (30,7%). L’11,1% del campione ha acquistato proprio in questo periodo strumenti per la cucina, «come ben testimoniato dal boom di cuochi più o meno improvvisati che hanno così impiegato il tempo libero e compensato l’impossibilità di mangiare fuori casa», ricorda Eurispes. Il 13,4% degli italiani ha acquistato un abbonamento a piattaforme streaming. E se le palestre sono chiuse, una quota non trascurabile del 14% di italiani ha acquistato o noleggiato strumenti per fitness domestico. Nonostante le restrizioni della pandemia l’e-commerce resta comunque “sconosciuto” per tre italiani su dieci. «Un divario decisamente notevole tra le generazioni emerge rispetto all’acquisto online di abbigliamento: solo il 16,8% dei 18-24enni non lo fa, contro il 24,4% dei 25-34enni, il 27,3% dei 35-44enni, il 37,3% dei 45-64enni, ed il 52,8% degli ultrasessantaquattrenni, unica categoriale nella quale prevalgono i non acquirenti».
LA SCOPERTA DELLA BICI
Un quarto degli intervistati del campione Eurispes spiega di aver evitato i mezzi pubblici (25,4%) sin dall’inizio dell’esplosione dell’emergenza sanitaria. Il 9% ha iniziato per la prima volta a spostarsi in bicicletta, il 7,4% in monopattino elettrico: «Percentuali non trascurabili se si considerano le difficoltà legate alle condizioni climatiche, alle caratteristiche di molte città, per qualcuno anche ai limiti fisici».
SMART WORKINK ANCHE IN FUTURO
Tra chi lavora, quasi la metà (49%) lo ha fatto in smart working dall’inizio dell’emergenza sanitaria: il 22,8% sempre o per un lungo periodo, il 26,2% occasionalmente/con turnazione/per un breve periodo. Il 4,9% dei lavoratori dichiara che già lavorava in questa modalità prima della pandemia, mentre il 46,1% risponde negativamente. L’analisi dei dati per area geografica di residenza mette in luce situazioni differenti: la pandemia ha portato a lavorare a distanza soprattutto i residenti al Sud (il 31,8% sempre o per un lungo periodo, il 25,2% in modo temporaneo) ed al Nord (al Nord-Ovest 24,2% sempre e 28,4% temporaneamente; al Nord-Est 22,4% e 26,5%). E in futuro? «La maggioranza, potendo scegliere, quando sarà terminata l’emergenza sanitaria vorrebbe alternare lavoro da casa e lavoro in presenza (53%); il 28% vorrebbe interrompere lo smart working, mentre il 19% vorrebbe continuare a lavorare sempre da casa - spiega l'indagine - Prendendo in considerazione la tipologia famigliare, i dati indicano che tra i monogenitori con figli è più elevata della media la percentuale di chi vorrebbe continuare a lavorare sempre in smart working (25%); tra le coppie con figli la quota si attesta al 20,1%, tra le coppie senza figli al 18,1%, mentre tra le persone che vivono da sole risulta più bassa (13,6%)».
LA SICUREZZA
Hanno avuto una gran sete di notizie, gli italiani, sentendo il bisogno di informarsi e di essere informati. Tra le info ricercate vien da pensare che ci siano state anche quelle sull'uso delle mascherine, considerate soprattutto una protezione (37,7%) e una necessità in questo momento storico (31,7%), oltre che utili (12,2%). Non mancano però il 18,4% delle opinioni negative di chi pensa sia: un’imposizione (6,9%), un sopruso (5,8%) e qualcosa di inutile (5,7%). Soprattutto le fasce di età più giovani mostrano una certa intolleranza all’uso della mascherina (considerata una protezione solo per il 36,1% dei ragazzi fra i 18 e 24 anni e una necessità solo per il 29,6%). In totale, un giovane su quattro (25,5%) esprime un giudizio negativo sulla mascherina indicando che sia una imposizione, inutile o un sopruso. Nel complesso, il 42% del campione afferma di indossarla più spesso possibile e il 38,5% la utilizza in tutte le occasioni in cui questo dispositivo sanitario è prescritto dalle regole.
I MEDICI ITALIANI «I MIGLIORI DEL MONDO»
Il 39,1% degli italiani ritiene che medici e infermieri abbiano semplicemente fatto il loro dovere nell’emergenza, ma è di poco inferiore la percentuale di quanti li reputano degli eroi (37,3%). I medici di base sono stati un punto di riferimento per 6 italiani su 10. La maggior parte degli italiani (60,8%) si è rivolto a loro per avere informazioni e consigli sul Covid-19. Ad ogni buon conto, il 66% dei cittadini è convinto che i medici italiani siano i migliori al mondo. Il 62,5% degli italiani concorda (41% “abbastanza” e 21,5% “molto”) con il fatto che i medici italiani dovrebbero essere più valorizzati e più pagati.