Virus, R0 lombardo sotto la media: ma i morti non diminuiscono

Mercoledì 6 Maggio 2020 di Claudia Guasco
Virus, R0 lombardo sotto la media: ma i morti non diminuiscono

Si chiama R0, è il parametro che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Più è vicino allo zero, meglio è. E in Lombardia si è attestato allo 0,75, sotto la media nazionale che è dello 0,80.

Fase 2, offensiva dei governatori: «Riapriamo prima del 18»

Virus, troppa gente in giro: i timori del Viminale. Si studia una stretta

SOGLIA DI SICUREZZA
Il vicepresidente della Regione Fabrizio Sala lo annuncia con soddisfazione: «Stiamo incrociando tutti i dati. In Lombardia ogni positivo contagia 0,75 persone, cioè non più di una. È importante rimanere sotto questa soglia, è il compito di tutti noi e dei cittadini». Al secondo giorno della Fase 2, buone notizie dal nord. Anche se gli esperti consigliano prudenza. L'R0 è solo uno dei dati che tracciano l'evoluzione dell'epidemia, come rimarca il professor Claudio Mastroianni, ordinario di Malattie infettive alla Sapienza. «Dobbiamo tenere conto di una serie di indicatori che il ministero della Salute ha individuato: accessi in pronto soccorso, ricoveri nelle terapie intensive, nuovi pazienti positivi. Se il parametro è superiore a zero, significa comunque che il virus sta ancora circolando». Come confermano gli altri dati: ieri in Lombardia è aumentato ancora il numero delle persone positive al virus (500 in più in un giorno) e così quello dei decessi, 95 rispetto ai 63 di lunedì e ai 42 di domenica. Meglio l'andamento nazionale fotografato dalla protezione civile: solo un caso ogni cinquanta tamponi, mai così pochi nuovi positivi dal 10 marzo. Poco più di mille i nuovi positivi, che tornano al livello del 10 marzo, secondo giorno di chiusura totale.



L'unica nota triste è il lieve aumento dei morti, 236 in ventiquattr'ore, mentre i malati sono 98.467, in calo di 1.513 rispetto a lunedì. «Barra dritta e avanti tutta, ma con grande attenzione - avverte il virologo Guido Silvestri, della Emory University di Atlanta - Perché con la riapertura parziale aumentano i rischi di invertire questa tendenza». A calcolarli è uno studio dell'Imperial College London: l'Italia rischia fra 3.000 e 23.000 morti in più a causa del coronavirus se la Fase 2 dovesse produrre un aumento della mobilità compresa tra il 20 e il 40% rispetto alle settimane di lockdown più severo. La ricerca è realizzata dal team del professor Neil Ferguson, studioso di modelli matematici applicati alla biologia che con i suoi calcoli ha convinto a metà marzo Boris Johnson ad attuare il distanziamento sociale, e si basa sul fattore mobilità come punto di riferimento per un cambiamento di «comportamenti collettivi». Prendendo a campione diverse regioni italiane, Ferguson traccia due possibili scenari: un incremento dei movimenti della popolazione pari al 20% e uno pari al 40%. Nel primo caso prevede un impatto potenziale compreso fra 3.000 e 5.000 morti in più, azzardando come propria stima 3.700. Nel secondo fra 10.000 e 23.000 decessi, con una stima probabilistica di 18.000.

MUTAZIONE
Ma c'è una terza eventualità, ben più favorevole. «Stiamo osservando che il virus sta perdendo potenza.

Sta facendo mutazioni che a lui non sono più utili». Evolve ma perde «contagiosità e, probabilmente, letalità», sottolinea Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell'università Campus bio-medico nell'audizione al Senato. La perdita di potenza del virus «la vediamo dal minor numero di decessi, dovuti alle infezioni pregresse, e dal minor numero di persone in terapia intensiva. Questo è dovuto sicuramente alle terapie, ma anche alla perdita di potenza del virus».

Ultimo aggiornamento: 09:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA