Per la 22enne Hannah Turtle è arrivata la resa dei conti. Dopo aver ucciso il figlio James Hughes di appena 58 giorni avvelenandolo con farmaci antidepressivi e soffocandolo tenendogli le mani sulla bocca per dieci minuti, a un anno e mezzo di distanza da quella follia assassina è comparsa in tribunale, alla Mold Crown Court, sotto il peso di sei accuse, tre di maltrattamenti, due di somministrazione di veleno e una di omicidio. Hannah, che in precedenza si era dichiarata innocente e che all'epoca assumeva farmaci contro la depressione, ha detto di aver sentito delle voci che le dicevano che era una madre cattiva e che non meritava di avere quel bambino.
La tragedia, avvenuta nel giugno 2016 a Shotton, nel Galles del nord, era stata preceduta da alcuni episodi che avrebbero dovuto mettere in allarme le persone intorno a lei, a partire dal marito Ian Hughes, padre del bimbo, la suocera Kathleen e i medici dell'ospedale Countess of Chester in cui il piccolo fu portato per ben tre volte tra il 31 maggio e il 9 giugno. Il primo episodio avvenne a casa di Kathleen, quando Hannah chiamò i servizi sanitari dicendo che James stava diventando cianotico e non respirava. Quando i medici arrivarono il bimbo respirava ancora e fu portato in ospedale per una serie di controlli: il 2 giugno fu dimesso. Il giorno successivo Hannah portò James nel negozio dove lavorava la suocera e poi tornò a casa, ma poco dopo si ripresentò agitatissima da Kathleen tenendo in braccio il figlio che era nuovamente cianotico e non riusciva a respirare: dopo una respirazione bocca a bocca per rianimarlo, James fu portato nuovamente in ospedale, dove i medici lo trovarono in condizioni peggiori rispetto al primo ricovero. Recuperata la situazione, il 6 giugno venne dimesso.
Il 9 giugno, il giorno dopo il 21° compleanno di Hannah, avvenne la tragedia.