Schwazer disperato: «Doping, che follia
In 3 settimane ho distrutto la mia vita»

Mercoledì 8 Agosto 2012 di Carlo Santi
Schwazer disperato: «Doping, che follia In 3 settimane ho distrutto la mia vita»
LONDRA - Non ha fatto tutto da solo ma (finora) ha perso tutto solo lui. Alex Schwazer ha chiesto aiuto per diventare ancora pi forte e mettere in atto quell’idea folle - la scorciatoia che si chiama Epo - che aveva in testa. «Ho lavorato dieci mesi con allenamenti pazzeschi e tre settimane mi hanno distrutto», ha detto piangendo il marciatore nella sua prima confessione in tivù. Esistono certezze sugli aiuti ricevuti per doparsi: Alex è stato fotografato dai carabinieri che lo hanno seguito in diverse occasioni, l’ultima volta sull’autostrada in uscita da Bolzano mentre saliva sul camper del dottor Michele Ferrari. La Procura di Padova da tempo indagava sull’azzurro e sul medico ferrarese noto da sempre per i suoi rapporti con il doping e soprattutto con il mondo del ciclismo. Cosa sia avvenuto all’interno del camper, che è l’ambulatorio mobile del dottor Ferrari, esperto di autoemotrasfusione prima e di Epo adesso, non si sa. Schwazer, che ieri sera è comparso in tivù, in un’esclusiva del Tg1, in un pianto dirotto per raccontare il suo dramma, subito dopo ha superato il confine.Potrebbe essere andato (inviato?) in Austria, a Innsbruck dove c’è un centro di allenamento del biathlon e in passato lì sono stati coinvolti atleti in casi di doping. Dal Tirolo, Schwazer si è trasferito in Baviera, a Oberstdorf, a casa di Carolina Kostner, la sua fidanzata.A casa, Alex ha infilato nel frigo delle fiale che hanno insospettito Carolina alla quale ha detto che si trattava di vitamine.

Il marciatore era, con il dottor Ferrari, sotto tiro della Wada, della Procura di Padova e dell’Interpol. Testato una prima volta il 6 luglio a St. Moritz, pochi giorni dopo, il 18, lo è stato nuovamente. Era in Germania e il controllo lo ha visto di nuovo pulito. Dopo due test, Schwazer ha messo in atto il suo proposito. Ha dimenticato, però, che alle Olimpiadi non sarebbe sfuggito al test. Forse pensava - o gli hanno fatto pensare - che entro l’11 agosto avrebbe smaltito le tracce dell’illecito.La Wada lo cercava e seguiva. Gli ispettori il 30 luglio sono tornati a bussare alla porta di casa Kostner, a Oberstdorf, e gli hanno chiesto un altro campione di urina. Alex ha capito che era finita. «Il 29 luglio ho fatto l’ultima iniezione - ha raccontato in tivù - e il 30 il controllo. Da quel momento non ho dormito più e mi è crollato il mondo addosso». In preda al terrore aveva già rinunciato (il 28 luglio) alla 20 chilometri olimpica.

Sempre tra le lacrime, ha raccontato che «a Pechino tutti sanno come ho vinto: avevo valori ematici di un anemico per quanto mi ero allenato». Ha poi parlato di doping, lui che adesso è caduto in questa trappola. «Bisogna stare attenti. Quando si vede una donna in piscina battere un uomo occorre aprire gli occhi».

Il campione olimpico della 50 chilometri di marcia di Pechino da almeno due stagioni non era più sereno perché dopo il trionfo in Cina tutto gli era andato storto. Schwazer, che oggi racconterà la sua verità in un incontro con i media a Bolzano, soprattutto negli ultimi dodici mesi, allenandosi tantissimo, macinando chilometri e chilometri in solitudine, aveva perso il controllo di se stesso. «Ho passato anni terribili», ha aggiunto, e lui aveva il terrore di non farcela ma, anche, tanto bisogno di aiuto.

A Settimo Milanese, dove si è allenato dallo scorso inverno lasciando la Val Senales, non ha trovato l’ambiente ideale per crescere e avvicinarsi alle Olimpiadi. Responsabilità, in questo, le ha anche la Federatletica che non ha saputo seguirlo e tutelarlo. Non è ammissibile che un atleta come lui venga lasciato da solo nell’immediata vigilia dell’appuntamento olimpico e il suo allenatore Michele Didoni non gli sia stato vicino fino all’ultimo.

Adesso ci sono tre Procure della Repubblica pronte a indagare. Padova, che da anni segue il doping e in passato ha sollevato il coperchio su molte nefandezze, Bolzano ma anche la Germania dove si è consumato l’illecito perché il test è stato eseguito là e, visto che l’azzurro è carabiniere, indagherà anche la Procura militare.Esiste il rischio di un coinvolgimento penale (la legge 376 del 2001).

La condanna sul piano sportivo di Alex Schwazer è totale. Ma il marciatore, che ieri è stato sospeso dalla Procura antidoping del Coni diretta da Torri, ora dovrà essere aiutato. Ha sbagliato anche perché è stato lasciato solo quando aveva bisogno di aiuto. Un campione olimpico, che aveva una guida sicura in Sandro Damilano, ha voluto scegliere altre strade, che erano strade di solitudine.
Ultimo aggiornamento: 10:02