Le donne militare che aiutano le donne
afghane a uscire dalla loro inferiorità

Martedì 21 Dicembre 2010 di Colonnello Antonino Inturri
Il colonnello Inturri e due donne del suo team
HERAT (21 dicembre) - All’avvento del regime fondamentalista talebano, nel 1996, il mondo femminile in Afghanistan conobbe il suo momento pi sconcertante e mortificante: donna uguale disonore; donna uguale essere inferiore, da nascondere, in pubblico, alla vista, imponendo il burqa; donna uguale soprusi, violenze, merce di scambio. Private di tutti i diritti fondamentali, costrette a rimanere chiuse all’interno delle loro abitazioni, molte di loro, tuttora, subiscono quotidiane violenze domestiche.



La disperazione e la voglia di cambiare, le spinge a compiere anche atti estremi. È il fenomeno dell’auto immolazione: pur di porre fine alle sofferenze, fisiche e psicologiche, si compie un ultimo atto disperato, ci si dà fuoco. Le ultime statistiche riportano una media di otto casi mensili di auto immolazione nella Provincia di Herat di cui la metà risultano essere fatali. Dal punto di vista legale sono scarsamente tutelate. Se una donna, dopo aver subito violenze da parte del marito, decide di abbandonare il tetto coniugale, rischia fino a sei mesi di carcere, ma se tenta di difendersi, la pena raggiunge addirittura i sedici anni.



Sembra una situazione compromessa. Ma i segni del cambiamento sono visibili, palpabili. Le donne sono tornate sui banchi di scuola, in massa, e all’Università. Si affermano nel mondo del lavoro e alcune occupano posizioni di assoluto rilievo nella Governance locale. Anche in un luogo “difficile” come il carcere si respira un’aria nuova.

La struttura è recente, costruita dal Provincial Reconstruction Team (Prt). L’ala femminile è dotata di un asilo per i tanti bambini, figli delle detenute, che qui giocano e scorrazzano, di un ambulatorio e un campo sportivo. Imparano a leggere e a scrivere e nei laboratori di sartoria e di tessitura di tappeti acquisiscono la padronanza di una professione che potranno continuare a esercitare al termine della pena. Per il lavoro svolto ricevono il 60% del ricavato dalla vendita dei prodotti confezionati mentre il 40% rimane all’Amministrazione del carcere per le spese di mantenimento.



Le donne ricercano l’autonomia e l’indipendenza economica. I progetti d’integrazione femminile sono molteplici e il Prt di Herat gioca un ruolo fondamentale di sostegno e supporto. Attraverso il suo Female Engagement Team (Fet) è in collegamento costante con le rappresentanti della Governance locale, le Ngo presenti nell’area e le coraggiose imprenditrici che hanno avviato programmi di produzione artigianale. Proprio qui nella città di Herat è stato costruito il Women’s Social Centre al cui interno sono stati realizzati spazi commerciali, di socializzazione e consulenza diretta, psicologica e legale, accessibili in forma gratuita e discreta. Un segno tangibile del fatto che le donne ritornano al centro del progetto di ricostruzione e sviluppo economico e sociale dell’Afghanistan.

Con coraggio, caparbietà, sacrificio, dedizione, con il sostegno nostro e di tutta la Comunità Internazionale. Partendo da Herat.





Il Female Engagement Team di PRT XIV:

Ten. Francesca GIARDULLI

1° C.le magg. Caterina DE MARINIS

1° C.le magg. Maria Di FONZO

C.le magg. Valentina CAPPELLARI
Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 09:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA