L'omaggio di Scola a Federico Fellini:
in sala emozioni, risate e amarcord

Venerdì 6 Settembre 2013
Ettore Scola alla presentazione del film su Fellini
VENEZIA - Sembra proprio un Amarcord di Ettore Scola per Fellini questo "Che strano chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini", film passato oggi al Festival di Venezia nelle proiezioni speciali e che avr l'onore delle presenza del presidente Giorgio Napolitano nella proiezione del pomeriggio in Sala Grande.



Un omaggio del regista all'amico più anziano di lui di circa dieci anni attraverso un film-documentario che non ha mancato di emozionare e far ridere stamani alla "prima" per la stampa. Perché tanta emozione? Perché la figura di Federico Fellini, a venti anni dalla morte, è del tutto attuale, un classico. E perché ancora le immagini di repertorio utilizzate mettono in scena un mondo cinematografico italiano inarrivabile. Passano sullo schermo gli esilaranti provini di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman per il Casanova. Passa Anna Magnani e lo stesso inedito Federico Fellini nel ruolo di San Giuseppe nel film "L'amore".



Ma la cosa più sorprendente è la ricostruzione davvero felliniana fatta da Scola del rapporto prima del regista di Amarcord e poi di se stesso con il Marc'Aurelio (giornale satirico italiano fondato a Roma il 14 marzo 1931 da Oberdan). Il loro incontro, nei primi anni Cinquanta, proprio nella redazione della rivista; le loro visite "di piacere" sui set dei rispettivi film; i teatri di posa di Cinecittà, il Teatro 5 e altre analogie tra i due registi (entrambi ottimi disegnatori). E poi tutto un miscuglio di fiction e immagini di repertorio con la guida di un professore (proprio come in Amarcord) che ricostruisce, come dice lo stesso Ettore Scola, Fellini come un grande Pinocchio che, per fortuna, non è mai diventato "un bambino perbene".



Ma in questo film che sembra, da parte di Scola, la realizzazione di un sogno, quello di poter fare un film davvero felliniano senza timore di plagio, tanti frammenti tutti da ricordare. Frasi di Fellini come "La vita è una festa, allora perché non viverla ogni momento come tale?" o "la donna è soprattutto un pianeta sconosciuto". Le compulsive bugie, sempre di Fellini che raccontava di essere fuggito a cinque anni da casa per seguire un circo. Infine, la creatività per lui era "come una malattia in cui vengo abitato" mentre fare cinema un modo di non voler restituire l'assegno di anticipo dato dal produttore di turno.
Ultimo aggiornamento: 15:20