Ora tutti vogliono denunciare:
telefoni bollenti in Questura

Domenica 22 Giugno 2014 di Lorenzo Zoli
Un fermo immagine dei filmati dei maltrattamenti
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FICAROLO (ROVIGO) - Quando l'inchiesta ha mosso i primi passi nessuno parlava. Tranne una persona. La donna che il 26 febbraio 2013 ha avuto il coraggio di denunciare per prima che qualcosa, a suo avviso, agli Istituti Polesani di Ficarolo non andava. Ora, a quasi un anno e mezzo di distanza, è scoppiata la corsa a presentare denunce e segnalazioni analoghe. Il centralino della Questura da ieri è intasato. Letteralmente. Il personale quasi non basta a verbalizzare tutto ciò che i familiari di degenti vorrebbero fosse verbalizzato. Qualcuno è stato rinviato a lunedì. Fatte salve ovviamente quelle situazioni di urgenza, per esempio di persone arrivate da fuori provincia proprio per tutelare i propri cari.

Non appare proprio un’inchiesta che ha detto tutto ciò che aveva da dire, quella magistralmente condotta dal personale della Squadra mobile di Rovigo, guidata dal vicequestore aggiunto Bruno Zito. E che ha già portato in carcere dieci dipendenti della struttura, nove operatori sociosanitari e un medico, mentre altri cinque operatori risultano indagati. L’ipotesi di reato a loro carico, formulata in concorso, è quella di maltrattamenti.

Con una serie di aggravanti che, secondo i calcoli del giudice per le indagini preliminari, potrebbero fare eventualmente lievitare la pena finale fino alla soglia dei 14 anni. Le fondamenta dell'indagine sono basate su oltre 130 episodi filmati dalle telecamere nascoste sistemate nelle stanze degli Istituti dalla Polizia. Telecamere grandi come un bottone, per potere impiegare le quali al meglio è stato tuttavia necessario anche allestire una serie di "ponti" che garantissero la trasmissione sino alla stanza dove operava la polizia giudiziaria.

Ultimo aggiornamento: 20:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA