Pistola contro i tecnici di Ascopiave:
«Ero disperato, ma il gas ci serve»

Domenica 8 Marzo 2015 di Lorenzo Zoli
Mirko Burgato
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PORTO VIRO - «Io mi scuso con i ragazzi di Ascopiave. Mi scuso con tutto il cuore perché ho commesso un atto indegno. In quel momento pensavo solo ai miei bambini e al fatto che ora sono al freddo. Mi dispiace». A parlare è Mirko Burgato, il 38enne di Porto Viro che l’altro ieri avrebbe minacciato due tecnici di Ascopiave per impedire la rimozione del contatore dalla sua abitazione. Usando una pistola-giocattolo.



Della vicenda sono stati interessati anche i carabinieri. Si procede per minaccia a incaricato di pubblico servizio e anche per furto. In precedenza il contatore sarebbe stato manomesso, con rottura dei sigilli. «Sì, li ho rotti io - prosegue l’uomo - Era ottobre, non avevo soldi per le bollette. Li ho rotti e sono subito andato dai carabinieri a segnalare il tutto. Mi hanno messo in contatto con i Servizi sociali che mi hanno dato una mano. Però poi non sono riuscito a tenermi al passo con le bollette».

Il motivo è semplice. «Viviamo in quattro con la mia pensione di invalidità di 200 euro al mese. Poi ci aiutano i genitori miei e di mia moglie. Per quello che possono».



Non è sempre andata così. Il 38enne era muratore un tempo. Sino a quando nel 2003, racconta, un incidente di moto gli è costato la perdita di una gamba. C'è stato un risarcimento, via via eroso negli anni. Ora non è rimasto nulla. Ma bisogna pur mangiare, vivere, cercare di far crescere due bimbi di 10 e 2 anni e mezzo, cercando di fare loro capire meno possibile quanto dura sia, giorno dopo giorno.



E così si arriva a venerdì, quando i tecnici di Ascopiave, secondo la ricostruzione dell'azienda, si apprestano a rimuovere il contatore con i sigilli rotti. «Mi hanno giustamente detto che non potevano fare altro - racconta il padre di famiglia - io li capisco, hanno ragione loro. Io ho sbagliato, ma avevo in testa solo i bambini in quel momento. Ho preso quella pistola giocattolo e ho fatto quel che ho fatto. Mi scuso con tutto il cuore».



Ora la vicenda farà il proprio corso giudiziario, ma non è questo a preoccupare il 38enne. È che ora il gas non c'è più. Niente riscaldamento, niente acqua calda, niente cibo cucinato. «Il mio è stato un urlo disperato. Lo è ancora. Spero che qualcuno possa fare qualcosa. Vorrei solo potere lavorare».
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