C'era una volta il caffè made in Padova, frutto della capacità imprenditoriale

Giovedì 27 Marzo 2014
C'era una volta il caffè made in Padova, frutto della capacità imprenditoriale di alcuni pionieri nei primi due decenni del secolo scorso. I più famosi: Dubini (Diemme), Breda, Vescovi. Ma con loro anche una serie di produttori minori, chi semplice rivenditore, chi divenuto anche torrefattore in proprio. C'era, perchè oggi il caffè padovano parla austriaco, tranne l'eccezione di Diemme, unico a resistere negli stabilimenti di Albignasego.
L'ultimo a passare la mano è stato Vescovi, verso la fine dell'anno scorso. Ma cos'è successo?
«È successo - dice Filippo Vescovi, il cinquantenne ultimo amministratore unico dell'azienda fondata nel 1927 dal nonno Gino, storico presidente del PadovaCalcio ai tempi del paròn Rocco - che la cessione dello storico stabilimento di via Vicenza ha segnato un punto di non ritorno».
Era la torrefazione che da sempre profumava buona parte del centro di Padova. È stata una cessione indispensabile?
«Beh, è stata la seconda moglie di mio padre, che aveva ereditato la proprietà dell'immobile, a costringermi a quel passaggio. Lo stabile doveva diventare centro commerciale, negozi, bar e chissà cos'altro. Il cambio di destinazione d'uso è stato fatto, però ancora oggi lo vedo chiuso...».
Quindi l'abbandono della sede ha comportato la fine?
«Fine ancora no, ma un trasferimento obbligato sì. Avevamo individuato uno stabile a Limena, ma gli adeguamenti indispensabili comportavano grossi investimenti, che da solo non avrei potuto affrontare».
Quindi?
«Ho trovato una partnership, che però è entrata in società con quote maggioritarie. E gli investimenti che comunque si sono dovuti affrontare hanno in breve comportato un ulteriore, brusco ed imprevedibile assottigliamento del mio pacchetto, fino praticamente ad esaurirlo».
Oggi insomma l'ultimo Vescovi col caffè Vescovi non c'entra più nulla?
«Esatto. L'azienda è passata nelle mani del gruppo austriaco multinazionale Wedl - GmBh, che si occupa di alimentare, catering e molto altro ancora (si tratta dell'azienda fondata nel 1904 da Leopoldo I.Wedl a Hall, in Tirolo: all'epoca si trattava di un semplice negozio di alimentari, ndr). Ed ovviamente di caffè italiano, specie a Nordest».
Perchè Vescovi è in buona compagnia?
«Direi proprio di sì. Allo stesso gruppo oggi fanno capo, ad esempio, anche Breda, o Bristot, o ancora Caffè Deorsola e TestaRossa».
Ognuno con la sua torrefazione?
«Al contrario: la torrefazione avviene per tutti nello stabilimento della Procaffè, a Belluno, ovviamente anche questo di Wedl. Ne escono ogni anno circa 5300 tonnellate di caffè».
Ma a Limena lo stabilimento del post-trasloco che fine ha fatto?
«Credo serva come base logistica, come magazzino, certamente non come torrefazione».
Il profumo del caffè appena tostato, insomma, per Padova è ormai solo un ricordo.
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