«Buttati cento milioni pubblici»

Giovedì 30 Ottobre 2014
UDINE - Avrebbero concepito e alimentato uno stato di emergenza ambientale nella Laguna di Grado e Marano al solo scopo di ottenere denaro dal ministero, apparentemente finalizzato alle bonifiche, ma sostanzialmente utilizzato per alimentare il sistema emergenziale. Un fiume di soldi pubblici, circa 100 milioni di euro in una decina d'anni, utilizzati per dispensare stipendi e godere delle prerogative dei poteri in deroga del commissario. Cospicui finanziamenti pilotati verso una o un'altra società, appositamente costituite, in cambio di utilità consistenti per lo più nell'assunzione di personale di volta in volta segnalato da vari interlocutori, nonché nell'assegnazione di incarichi di progettazione da destinare sempre ai soliti amici.
Associazione per delinquere e truffa. Il teorema accusatorio è quello contenuto nelle circa 100 pagine degli avvisi di garanzia che sono stati notificati ieri a 26 indagati nell'ambito di una maxi inchiesta della Procura di Roma, avviata dall'indagine del pm udinese Viviana Del Tedesco sui dieci anni di commissariamento della laguna friulana. Associazione per delinquere, falso, truffa ai danni dello Stato, tentata corruzione, concussione e abuso d'ufficio, i reati a vario titolo contestati dal pm capitolino Alberto Galanti.
Mascazzini. In cima alla lista degli indagati spicca il nome di Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell'Ambiente, membro del comitato tecnico scientifico del commissario delegato per l'emergenza socio economico ambientale della laguna di Grado e Marano e consulente Sogesid. Sarebbe stato lui l'ideatore e promotore del sistema. «In sostanza - scrivono i magistrati - alimentava il sistema clientelare, conferendo arbitrariamente incarichi pagati con denaro pubblico, astrattamente destinato a risolvere problemi ambientali che in realtà venivano reiterati, garantiti a soggetti che a lui dovevano supina obbedienza, si creava una corte di persone di fiducia la cui presenza in qualità di esperti e collaboratori aveva solo la funzione di consentirgli una gestione incontrastata del territorio».
Indagati friulani. Nel registro degli indagati sono finiti anche i tre commissari delegati per l'emergenza socio-economico ambientale della laguna di Grado e Marano succedutisi negli anni, Paolo Ciani, Gianfranco Moretton e Gianni Menchini, oltre ai soggetti attuatori Dario Danese e Giorgio Verri, a Francesco Sorrentino, già ingegnere capo del Genio civile di Gorizia, in qualità di responsabile del procedimento, e alla dirigente dell'Arpa di Udine Marta Plazzotta. Sono rientrati così sotto il «fuoco» della magistratura anche alcuni soggetti le cui posizioni erano già state archiviate dal gip del tribunale di Udine.
Mentre per altri indagati le posizioni si alleggeriscono. Già prescritta l'ipotesi della truffa per il primo periodo del commissariamento Ciani (2002-2006), sono cadute anche le iniziali accuse di peculato che erano state contestate inizialmente dalla magistratura friulana, tra gli altri, a Moretton e Danese (per cui si è prescritta anche la truffa). «C'è stato un avanzamento positivo delle contestazioni - ha affermato l'avvocato Ponti -. Siamo convinti che ci difenderemo anche da queste accuse».
Corte dei conti. Un'inchiesta parallela è in corso per l'ingente danno erariale ipotizzato anche alla Procura di Trieste della Corte dei conti, che si accinge a chiedere gli atti al Pm di Roma.
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