Al buio e al freddo esplode la rabbia:
la furia di albergatori e Confindustria

Venerdì 27 Dicembre 2013 di Ugo Pollesel
Impianti di Auronzo deserti
14
BELLUNO - Diciotto comuni senza corrente elettrica, dal Cadore all’alto Agordino, al buio e al freddo. Un black out generale iniziato verso le sei del mattino di ieri, trascinatosi, con qualche sporadico ricollegamento avvenuto a macchia di leopardo, per tutto il giorno di Santo Stefano. Per cercare di alleviare i disagi l’Enel sta cercando di attivare anche diversi gruppi elettrogeni. Uno di questi ha riportato l’energia nel centro di Cortina, ma la corrente in serata è tornata anche in qualche paese dell’alto Agordino e del Cadore orientali.



Decine di migliaia di persone, valligiani e turisti, sono rimaste così al freddo e al buio. Le decine di alberi cadute sulle linee elettriche, grandi e piccole, hanno provocato danni ingentissimi. Cortina, Alleghe, Auronzo, Borca, Calalzo, Cencenighe, Comelico Superiore, Domegge, Canale d’Agordo, Falcade, Forno di Zoldo, Zolto Alto, Livinallongo del Col di Lana, Pieve di Cadore, Vigo, Vodo, Valle e Sappada hanno vissuto una giornata campale.



Un salto indietro nel tempo, davanti a stufe, caminetti e candele, mentre fuori erano al lavoro oltre 70 tra tecnici ed operai dell’Enel, ma anche di Terna, per cercare di ripristinare i collegamenti. Ma ancora di più erano gli uomini della protezione civile impiegati per rimuovere rami e alberi caduti e tagliare quelli pericolanti, resi tali dal peso della neve.



«A Cortina, Sappada e nelle aree del Comelico e dell’Agordino - spiegava ieri una nota dell’Enel - la situazione è complicata da disservizi sulle linee dell’alta tensione di Terna che forniscono energia elettrica agli impianti primari di Enel di Cortina, Calalzo, Auronzo e Campolongo».



In altre parole, il grande black out pare sia stato determinato da un grosso pino caduto su una linea di Terna che alimenta le 4 cabine di distribuzione Enel del Cadore, mettendole tutte ovviamente fuori uso. Gli uomini di Terna hanno subito cercato di raggiungere il luogo dell’interruzione, ma le condizioni meteo hanno rallentato le operazioni. Non solo, quando si riusciva a ripristinare la tensione, un altro guasto la interrompeva.



L’Enel ha cercato allora, almeno per servire il Comelico e il Cadore orientale, di attivare un bypass dal Friuli. In effetti, poco dopo mezzogiorno l’energia elettrica in qualche zona è arrivata, ma dopo 30 minuti un nuovo guasto l’ha interrotta.



Ciò nonostante l’Enel, allertata dalle previsioni meteo, avesse predisposto nei giorni scorsi un potenziamento del presidio del servizio elettrico, con rinforzi provenienti anche da fuori provincia, la predisposizione dei mezzi speciali attrezzati anche con gruppi elettrogeni e il coinvolgimento di aziende esterne.



Ma le difficoltà sono state molte. «Purtroppo - spiegava ancora l’Enel - l’attività di ripristino è stata fortemente rallentata dalla difficile praticabilità delle vie di comunicazione».



Il che non è bastato a calmare la rabbia della gente. Intasati i centralini dell’azienda e dei vigili del fuoco, ma anche alla redazione di Belluno sono giunte numerose telefonate di gente infuriata, che sottolineava la difficile situazione soprattutto degli anziani, alle prese con il gelo delle proprie case. «Scrivetelo - ha urlato una donna - che è una vergogna!».



La rabbia degli albergatori. Albergatori «messi in ginocchio» e pronti a chiedere chiarimenti per l'emergenza maltempo che ha colpito Cortina e per il black out che ha lasciato senza elettricità migliaia di utenze. «Gli ospiti capiscono perché siamo tutti nella stessa situazione, ma il malumore c'è», spiegano all'Adnkronos dall'Associazione albergatori di Cortina d'Ampezzo. «Siamo tagliati fuori dal mondo, i telefoni non funzionano. C'è caos non solo a Cortina, ma in tutto il bellunese - affermano - Siamo stati messi in ginocchio». Per questo gli albergatori di Cortina, meta di turismo soprattutto in questi giorni di feste, sono pronti a «chiedere chiarimenti» per i disagi subiti. E una volta ottenute delucidazioni valuteranno come agire. «Stiamo facendo di tutto e ci stiamo attrezzando nei limiti del possibile - concludono - ma c'è un danno economico».



Confindustria Belluno sul piede di guerra. Punta il dito contro la cattiva gestione del territorio, e i tanti 'comitati del no' alle opere infrastrutturali, il presidente di Confindustria Belluno, Gian Domenico Cappellaro, nel commentare la grave situazione determinata dal black out per il maltempo che ha interessato le Dolomiti venete. «La chiusura della statale di Alemagna proprio nel giorno di santo Stefano e il guasto alla rete elettrica in Cadore - afferma - sono un danno enorme per l'economia bellunese, soprattutto per il comparto turistico. Sarebbe facile dare la colpa alla 'tempesta di Natale', ma la verità è che questo territorio paga le conseguenze di una cattiva gestione e, soprattutto, dello strapotere dei comitati del no a qualsiasi opera di interesse pubblico». Cappellaro parla di una «nevicata ampiamente prevista» che, a fine dicembre in montagna, «non può certo essere considerata un evento eccezionale». «Le previsioni meteorologiche - prosegue - erano note da giorni. Come è possibile che non si sia agito tempestivamente e in modo efficace per evitare la chiusura della statale 51 di Alemagna, la principale strada di accesso per i turisti? Cos'è che non ha funzionato? Di chi sono le responsabilità? Forse, l'Anas dovrebbe dare qualche spiegazione ai bellunesi». Ma il leader degli industriali bellunesi guarda poi ai «comitati del no, vale a dire contro coloro che si oppongono, per interessi personali o per ragioni ideologiche, a qualunque opera di interesse pubblico. Non è più tollerabile che una minoranza rumorosa di cittadini impedisca la realizzazione di infrastrutture strategiche per lo sviluppo economico del territorio. Come possiamo pensare di essere competitivi se abbiamo strade inadeguate e una rete ad alta tensione vecchia di cinquant'anni?».
Ultimo aggiornamento: 15:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA