Ripresa lenta, solo 21 imprese su 100
avvertono segnali concreti

Martedì 28 Aprile 2015
Ripresa lenta, solo 21 imprese su 100 avvertono segnali concreti
BASSANO - La ripresa non è ancora a portata di mano per le piccole e medie imprese: a confermarlo sono i risultati di un'indagine interna condotta da Apindustria Confimi Vicenza tra gli associati, che hanno dichiarato come, nel complesso, il fatturato e gli ordinativi degli ultimi mesi non abbiano conosciuto aumenti significativi rispetto allo scorso anno. E nonostante la maggior parte delle aziende registri tendenze di crescita, solo il 21% degli imprenditori avverte segnali concreti dell'uscita dalla crisi, di fronte ad un 76% che percepisce ancora il buio davanti a sé.



Un esempio sono le grandi criticità in cui versa ancora oggi l'economia del Bassanese. Qui le Pmi soffrono, e la disoccupazione si attesta su livelli preoccupanti. Il presidente di Apindustria Bassano, William Beozzo, torna a invocare un vero cambio di passo: «In questo periodo si stanno diffondendo messaggi positivi e di fiducia ma i dati che ci riguardano più da vicino parlano di una situazione difficile. Gli imprenditori e i liberi professionisti che si rivolgono al centro di igiene mentale dell'Ulss 3 di Bassano sono in aumento – spiega – così come le competenze tecniche e professionali che restano fuori dal mercato del lavoro, molte di età compresa tra i 30 e i 55 anni. Abbiamo accolto con favore alcuni interventi del Governo negli ultimi mesi ma l'Italia resta un malato che si vuole tentare di guarire con un'aspirina, quando invece necessiterebbe di un forte antibiotico». Per Beozzo ciò che serve allora è «un vero piano industriale, con il coraggio di abbassare le tasse, abbattere i costi per le imprese e snellire una burocrazia asfissiante».



Dello stesso avviso è il Presidente provinciale di Apindustria, Flavio Lorenzin: «Le nostre attività soffrono ancora troppe inefficienze del sistema Italia e chiedono di accelerare un processo di riforme che solo in parte è stato attuato nell'ultimo anno». Insomma non è bastato il Jobs act, una riforma del lavoro ancora poco utilizzata dalle piccole realtà manifatturiere: «Rispetto alle grandi realtà industriali noi utilizzavamo già molto il contratto a tempo indeterminato, perché abbiamo un personale più fidelizzato, che cerchiamo di far crescere per costruire rapporti duraturi. Questo rappresenta un motivo di orgoglio anche rispetto alla responsabilità sociale che abbiamo nei territori».



Da qui l'invito anche dai mandamenti Alto Vicentino, Area Berica e Ovest Vicentino: non abbassare la guardia, accelerando il processo di riforme necessarie alle imprese di piccole dimensioni, che sono il vero motore dell'economia locale e nazionale.
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