Il marito, un impiegato di 53 anni residente a Veroli non voleva che usasse la lavatrice perché altrimenti avrebbe consumato la corrente.
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Le botte
La paura che potesse in qualche modo strapparle le sue bambine l'aveva portata a subire qualsiasi offesa senza che lei avesse mai alzato un dito per reagire. Inutile dire che ogni volta che la moglie trasgrediva quegli ordini erano botte a non finire. Eppure non era stato sempre così. Secondo quanto riferito dalla donna al legale che opera all'interno di un centro antiviolenza dove si è rivolta non appena è uscita di casa, il marito inizialmente era gentile e premuroso. Poi lei che aveva quasi venti anni meno di lui, era una gran bella ragazza. Spesso i colleghi di lavoro gli ripetevano che era fortunato. Aveva a casa una bella moglie e senza grilli per la testa. Ma con il passar del tempo la passione si era affievolita ed il coniuge aveva iniziato ad alzarle le mani e ad insultarla.
La denuncia
La donna, mamma di due bambine ancora minorenni, per tutelare le sue figliolette aveva sopportato. Ad un certo punto, però, non ce l'ha fatta più ed è scappata da quella casa che ormai considerava come una prigione. A seguito della denuncia il marito, che verrà rappresentato dall'avvocato Enrico Pavia è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia aggravati. Adesso la donna che è seguita dai servizi sociali, sta cercando un lavoro per potersi mantenere da sola. Il suo unico desiderio è quello di poter vivere serenamente con le sue bambine. L'imputato dal canto suo ha sempre respinto ogni addebito e tramite il suo legale di fiducia è deciso a smontare quel castello di accuse.