Il tema degli auiti all'Ucraina è entrato nei dibattiti nazionali sia in Europa che negli Stati Uniti. La controffensiva ucraina che avrebbe dovuto cambiare le sorti della guerra non ha portato i risultati attesi e il timore che Putin possa vincere il conflitto è crescente.
La crisi della Nato
«Una vittoria per la Russia non significherebbe solo la distruzione dell’Ucraina e del suo popolo: sarebbe catastrofica per tutto l'Occidente e capovolgerebbe l’ordine mondiale globale», avverte il Segretario del Consiglio Nazionale di sicurezza e Difesa dell'Ucraina Oleksandr Danyliuk, interpellato dal DailyMail. A Danyliuk si aggiunge la voce del generale americano in pensione Ben Hodges che descrive scenari da incubo: «Il successo di Putin comporterebbe senza dubbio la caduta della Nato, una carneficenza economica per l’Occidente e l’ascesa di nemici tra cui Cina, Iran e Corea del Nord». «Il punto cruciale di tutto ciò - spiega ancora Danylyuk - è il fatto che la Russia e il Sud del mondo vedrebbero una sconfitta ucraina come una perdita militare per l’Occidente: dimostrerebbe al mondo che la Nato guidata dagli Stati Uniti è capace di sacrificare una nazione europea per evitare un conflitto nucleare. E una volta che gli autocrati si renderanno conto che gli Stati Uniti e l’Occidente sono battibili, la guerra nucleare sarebbe inevitabile e il mondo sarebbe consumato in uno spargimento di sangue».
L'ascesa di Iran e Corea
Il generale Hodges, ex comandante generale dell'esercito americano in Europa, afferma che una vittoria russa vedrebbe l'ascesa degli alleati del Cremlino. Iran e Corea del Nord potrebbero riuscire a sviluppare armi nucleari efficaci nei prossimi anni, il che rappresenterà una minaccia diretta per l’Occidente e potrebbe portare a una guerra nucleare che vedrebbe decine di migliaia di morti. «Ecco perché ora è così importante disporre di un deterrente nucleare», afferma Hodges. «Se permettiamo all'Iran e alla Corea del Nord di sviluppare capacità nucleari, ce ne pentiremo per sempre». Una successo di Putin significherebbe anche che gli stati nucleari – Pakistan, India, Corea del Nord, Iran – diventerebbero instabili e potrebbero portare i terroristi a mettere le mani sulle armi nucleari e a lanciare attacchi nelle strade d’Europa.
Lo scenario Trump
Secondo Hodges, inoltre, il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump aprirebbe ancora di più la porta a Putin per lanciare il suo attacco all’Europa a causa del mancato sostegno dei repubblicani alla Nato. Se il tycoon venisse rieletto a novembre l'Alleanza Atalantica si andrebbe a indebolire lasciando l’Europa come «un'anatra seduta» per Putin e per le sue forze senza alcuna protezione. Il generale afferma che se Putin credesse che la Nato si stesse “disgregando” a causa della presidenza Trump, approfitterebbe per un attacco diretto. E senza la protezione delle truppe americane, in particolare dell'ombrello nucleare, i paesi europei «non sarebbero in grado di difendersi in caso di una guerra su vasta scala» con uno stato nucleare come la Russia, dice Danylyuk.
I baltici primo obiettivo di Putin
Il generale Hodges sostiene che sarebbe «folle» presumere che Putin non possa invadere un paese baltico – come la Lituania, la Polonia o l’Estonia – e provocare il caos tra i civili in tutta Europa. Mosca come primo obiettivo avrebbe il corridoio di Suwalki, una striscia di terra tra Polonia, Lituania e l’enclave russa di Kaliningrad. Anche un piccolo attacco a questo punto debole – l’unico confine terrestre tra l’Europa continentale e gli Stati baltici – potrebbe causare enormi problemi alla Nato. Se Putin riuscisse a bloccare il divario di Suwalki, le forze russe utilizzerebbero quella striscia di terra e la Bielorussia come trampolino di lancio per la seconda fase della loro offensiva che comporterebbe l’invio di migliaia di soldati, carri armati e forze speciali russi per attaccare uno degli stati baltici sul fianco orientale della Nato – molto probabilmente Lituania, Polonia o Estonia.
La nuova strategia di Biden
L'Amministrazione Biden sta definendo una nuova strategia che non si concentrerà sulla riconquista dei territori ma bensì sull'aiutare l'Ucraina a respingere nuove avanzate russe con il conflitto nel Paese che va avanti da quasi due anni. Tutto verso un obiettivo più a lungo termine, il rafforzamento della forza miliare e dell'economia. Lo scrive il Washington Post che sottolinea come il piano che emerge costituisca un cambiamento netto rispetto allo scorso anno. «È abbastanza chiaro che sarà difficile per loro cercare di mettere in campo lo stesso genere di spinta forte su tutti i fronti come hanno tentato di fare lo scorso anno», ha osservato un funzionario di alto grado dell'Amministrazione, citato dal Post. L'idea, nonostante le difficoltà al Congresso sui finanziamenti, è di mettere l'Ucraina nelle condizioni di mantenere per ora la sua posizione sul campo di battaglia, «di metterla su una traiettoria diversa in modo da essere molto più forte entro la fine del 2024» e «portarla su un percorso più sostenibile», ha aggiunto. Il Post scrive di una pianificazione che è parte di un impegno di circa 30 Paesi che sostengono l'Ucraina per garantire al Paese supporto a lungo termine a livello di sicurezza e in campo economico dopo i risultati «deludenti» della controffensiva dello scorso anno