Chi è il volto che si cela dietro l'esercito che vuole rovesciare Putin con la forza? Il suo nome è Ilya Ponomarev è russo, miliardario ed ex deputato oggi dissidente in esilio.
Il Cremlino aumenta il numero dei suoi nemici. Tra questi spicca la figura di Ilya Ponomarev, leader dei suoi legionari di «Libertà per la Russia». La legione è stata formata con militari precedentemente appartenenti a un'unità dell'esercito russo (oltre 100 persone), che si è unita volontariamente alla parte ucraina.
Il 27 febbraio 2022, secondo il comandante dell'unità, con l'aiuto del Servizio di sicurezza dell'Ucraina, sono passati al fronte ucraino per «proteggere gli ucraini dai veri fascisti e liberare la Russia».
Il De Gaulle russo
Quando all’inizio dell’invasione diceva «sarò il De Gaulle russo», pochi lo prendevano sul serio.
A metà maggio, però, Ponomarev ha preso l'iniziativa. Un commando della sua Legione è entrato a Belgorod e ha giocato al gatto e al topo con la polizia per 48 ore. Una beffa per l’orgoglio di Putin. Martedì, dal cielo di Mosca alcuni droni sono andati a schiantarsi sui palazzi chic del centro. E anche dietro quest’altro schiaffo c’è Ponomarev, il referente politico dell’intera galassia di resistenza armata al Cremlino.
Il punto di vista di Ponomarev
Il Corriere della Sera ha intervistato Ponomarev, il quale ha dichiarato che: «Abbiamo sempre più volontari per combattere Putin e la sua cricca. Ora la Legione ha 4 battaglioni schierati, i Corpi Volontari Russi un battaglione. All’interno della Federazione agiscono due organizzazioni clandestine in coordinamento con noi e altre quattro autonome. Sono quelli che hanno eliminato Darya Dugina. Sì, decisamente, stiamo crescendo» .
Sull’attacco coi droni di martedì ha così commentato: «Erano velivoli a lungo raggio, 4 metri di apertura alare, lanciati dal territorio ucraino con un carico di 1,8 chilogrammi di esplosivo, poco più di una granata. Non avevano un obiettivo preciso da distruggere perché, anche guidati dopo il decollo, non riescono ad essere precisi. Meglio quello che il 3 maggio ha colpito la cupola del Cremlino. L’errore è stato meno di un metro e il decollo è avvenuto appena fuori Mosca».
Secondo Ponomarev l'obiettivo dell'attacco era «psicologico, per distrarre le forze putiniane, disperderle, alzare il morale di chi in Russia ha capito che questo regime è agli sgoccioli».
La reazione del mercenario Prigozhin non si è fatta attendere: «Maiali, sederi grassi, incapaci», mentre i Cosa non blogger ultranazionalisti hanno gridato all'incapacità. Ponomarevi sottolinea:« È normale criticare così i vertici militari di un Paese in stato di guerra? No, è il sintomo di uno sgretolamento interno. Sono scontenti persino i favorevoli alla guerra. Putin ha ancora potere, forse l’atteggiamento di Prigozhin è concordato con lui, resta il fatto che il Cremlino non è più saldo come prima dell’invasione. Non posso sapere quanto durerà questa agonia, è evidente però che lo Stato sta sfaldandosi».
Ilya Ponomarev, a former opposition deputy in Russia’s parliament, the only deputy who vote against Moscow's annexation of Crimea in 2014, and the political leader of the “Freedom of Russia Legion” told LBC:
“This war will not end in Ukraine, this war can only end in Moscow…… pic.twitter.com/GISWWRaEsl— Yasmina (@yasminalombaert) May 22, 2023
Il leader dei partigiani russi vorrebbe più droni per scagliarli contro Putin. Ma, d'altra parte, non vuole una collaborazione con i Wagner: «Quanto a Prigozhin, non mi potrei mai alleare con lui. Mira solo ai soldi. Fa la voce grossa perché ha capito che questa guerra non va da nessuna parte e vuole distanziarsi dall’apparato militare».
Il futuro di Ponomarev è chiaro: «L’8 giugno a Varsavia si aprirà il Congresso dei deputati del popolo russo. Saranno 93, eletti in passate elezioni. Lavoreremo alla Costituzione del dopo Putin. Vogliamo fare della Russia uno Stato decentralizzato. Poi discuteremo documenti politici: dalla condanna per la Grande Fame imposta da Stalin al Patto Molotov-Ribbentrop. La nuova Russia deve far sapere a tutti che non sarà più un pericolo imperiale. Vogliamo entrare nella società delle nazioni civili, nell’Unione europea, nella Nato».
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