Ilaria Salis, chi è l'insegnante di Monza in carcere a Budapest da 11 mesi: l'accusa, le catene, cosa rischia e il processo

Salis è comparsa in aula in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti

Lunedì 29 Gennaio 2024
Ilaria Salis, chi è l'insegnante di Monza in carcere a Budapest da 11 mesi: l'accusa, le catene, cosa rischia e il processo

Ilaria Salis è una insegnante 39enne di Monza che si trova in carcere a Budapest con l'accusa di aver partecipato all'aggressione nei confronti di due neonazisti. La sua storia sta diventando un vero e proprio caso politico. Ora è iniziato il processo che è stato aggiornato al 24 maggio.

La militante antifascista milanese si è dichiarata non colpevole ed ora rischia oltre undici anni di prigione.

 

Il processo

Salis è comparsa in aula in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti. La donna, che indossava un maglione chiaro a strisce orizzontali e teneva in mano una borsa scura, è entrata accennando un sorriso rivolto al pubblico. Una donna delle forze di sicurezza la trascinava per una catena.

 

L'accusa

Per Salis la Procura, nell'atto di rinvio a giudizio, lo scorso novembre ha chiesto 11 anni di carcere mentre è dello scorso giugno il no dei giudici ai domiciliari. «È una situazione incredibile e ingiusta» ha commentato Salis che sente la figlia quasi tutti i giorni. «Le comunicazioni che facciamo sono operative. È un momento in cui parliamo delle cose che servono per farla uscire» ha spiegato aggiungendo che dall'Italia «quello che si può fare è firmare la petizione per la sua liberazione».

 

La petizione

Al momento sono oltre 48mila le firme raccolte su change.org per riportare in Italia Ilaria che «è trattata come un terrorista internazionale pericoloso» ha osservato Magyar ricordando la «detenzione sotto stretta sorveglianza, l'impedimento per molto tempo dei contatti con la famiglia e le autorità italiane». Meno di una settimana fa il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato a Bruxelles il suo omologo ungherese Peter Szijjarto a cui ha chiesto per Salis «un trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona, eventuali soluzioni alternative alla detenzione».

 

 

Il padre

«Mia figlia viene trattata come un animale»: Roberto Salis commenta così la prima udienza. «È da 11 mesi che non stiamo scherzando ma stiamo dicendo i fatti - ha proseguito - Il punto è che sia i politici e il governo sia anche molti giornali fanno finta di non vedere e continuano a parlare del fatto se sia colpevole o no, lasciando in totale secondo piano il fatto che c'è una violazione vergognosa dei diritti civili»

Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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