La controffensiva ucraina non riuscirà a raggiungere la città chiave sud-orientale di Melitopol, e questo significa che Kiev non potrà conseguire il suo principale obiettivo di rompere il ponte di terra tra Crimea e Russia. Il verdetto, consegnato da fonti anonime della “comunità dell’intelligence americana” al Washington Post, il foglio che è portavoce informale degli ambienti governativi Usa, è articolato e si addentra nei supposti errori dei generali di Kiev. Che, per esempio, invece di concentrare gli sforzi in un solo punto del fronte con una massa d’urto di uomini e mezzi sufficiente, come suggerito più volte dal Pentagono, avrebbero disperso le unità per oltre mille chilometri di linea di contatto e dopo aver saggiato la difficoltà di affrontare gli immensi campi minati, si sarebbero affidati a manipoli di pochi soldati. Né avrebbero comunque fatto la differenza, si legge ancora, gli F-16 o i missili a lungo raggio Atacms che Kiev aveva chiesto e la cui mancanza Zelensky ha citato tra i motivi di ritardo del contrattacco. I russi hanno avuto tutto il tempo di preparare trincee e fortificazioni. Eccessivo, secondo le fonti del WP, anche l’accanimento per difendere Bakhmut, il cui centro abitato è stato perso mentre i guadagni territoriali lungo i fianchi sono limitati.
IL PACCHETTO DI AIUTI
L’articolo del Washington Post è preciso e non trascura gli aspetti politici. Si premura, per esempio, di sottolineare che repubblicani e democratici sono stati già informati sugli scenari poco ottimistici, anche in vista del pacchetto di altri 20,6 miliardi per l’Ucraina che Biden si appresta a proporre al Congresso. E, ancora, si ricorda che il generale Mark Milley, il capo degli stati maggiori Usa, è stato chiaro sulle incognite della sfida. «Avevo detto già un paio di mesi fa che l’offensiva sarebbe stata lunga, sanguinosa e lenta, e così è stato, è una battaglia molto, molto difficile». Del resto, fughe di notizie su analisi dell’intelligence e del mondo militare segnalavano da febbraio lo scetticismo circa i risultati conseguibili.
LE FORZE IMPANTANATE
Gli ucraini sono avanzati fino a Robotyne, a un’ottantina di km da Melitopol, ma dovranno fermarsi davanti alla triplice linea difensiva, stando a tutte le previsioni e ai war games, le simulazioni, di servizi americani e britannici assieme a quelli di Kiev, ben prima di Melitopol. E tutto questo nonostante che le forze ucraine avessero una gamma di mezzi occidentali, compresi i veicoli Usa da combattimento Bradley e i carri armati di fabbricazione tedesca Leopard 2, oltre a veicoli specializzati nella bonifica dei campi dalle mine. La Casa Bianca autorizzerà il trasferimento di F-16 da Olanda e Danimarca in Ucraina, ma i caccia non saranno operativi prima della fine dell’addestramento. L’articolo-choc del WP è una doccia gelata per Kiev, anche se il Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, si è affrettato a dire che non commenta indiscrezioni dell’intelligence.
«Stiamo facendo tutto il possibile per sostenere l’Ucraina e la sua controffensiva. Non intendiamo pregiudicare il risultato, né possiamo prevedere cosa accadrà, finora questa guerra si è dimostrata imprevedibile. Quello che posso dire oggi è che credo e ho fiducia nella capacità, e soprattutto nel coraggio, dei combattenti ucraini di continuare a fare progressi sul campo di battaglia». Ma un altro avvertimento arriva con la soffiata al New York Times secondo cui funzionari Usa avrebbero stimato in circa 500mila i militari morti e feriti dall’inizio della guerra: 120mila caduti russi (170-180mila feriti) e 70-100mila ucraini (100-120mila feriti). Sul fronte i russi sono più numerosi e Putin può attingere a un bacino di riservisti molto più esteso che non Zelensky. A Mosca, chiuso lo storico Centro Sacharov, e sanzionato il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, che aveva ordinato l’arresto di Putin. Unica nota positiva, ieri, l’arrivo in porto a Istanbul del primo cargo da Odessa lungo il corridoio umanitario ucraino nel Mar Nero.
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