Gli ospedali britannici sono in crisi. Nell'area di Manchester, ad esempio, un'ambulanza deve attendere anche 12 ore per potere lasciare un paziente in reparto.
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Gran Bretagna, ospedali intasati e ambulanze in attesa
L'immagine delle ambulanze in fila in attesa di scaricare i pazienti sono familiari a Roma, visto che in epoca pre Covid succedeva ciclicamente che davanti ai maggiori ospedali della Capitale i mezzi restassero fermi per ore. Ma la situazione a Manchester e in altre parti della Gran Bretagna sembra perfino più grave.
La crisi della sanità britannica ha varie cause e non è solo legata al Covid, che è comunque un elemento aggravante. Malgrado un forte aumento dei casi positivi (oltre 40mila al giorno) ancora il numero dei ricoveri è sotto controllo: sia pure in crescita, il dato dei posti letto occupati da pazienti Covid oggi è un quinto di quello del picco del gennaio scorso. Bisognerà capire cosa succederà se i ricoveri continueranno a salire.
Ma il sistema è in crisi soprattutto per altre ragioni: carenza di personale paramedico e numero di posti letto insufficiente. Un articolo dell'Express racconta: «I pazienti con sepsi, inalazione di fumo e altre gravi condizioni e sintomi vengono curati all'interno delle ambulanze a causa della mancanza di spazio negli ospedali. Spesso, gli ospedali vedono fino a 17 ambulanze in coda davanti agli ingressi dei reparti e i paramedici chiedono ai medici di uscire per offrire aiuto».
Spiega un infermiere del servizio ambulanze: «Ci dicono che la causa principale dell'attesa è la carenza di posti letto. Sappiamo anche che, poiché gli ospedali stanno lottando con la carenza di personale, fondamentalmente usano le ambulanze e gli equipaggi come estensione dei loro reparti». Altra conseguenza delle code di ambulanze: un paziente non grave che chiede aiuto può aspettare anche più di 24 ore perché i mezzi sono intrappolati davanti all'ospedale. E tutto questo sta succedendo quando ancora il picco dei ricoveri per Covid è lontano. «Fra qualche mese, con l'incremento delle infezioni, le cose potrebbero andare molto peggio».