Offensiva Israele, generale Chiapperini: «Droni armati, carri armati Merkava, fanteria Namer: così sarà l'attacco a Gaza»

L'analisi dell'imminente attacco a via terra alla Striscia di Gaza

Giovedì 26 Ottobre 2023 di Mario Landi
Offensiva Israele, generale Chiapperini: «Droni armati, carri armati Merkava, fanteria Namer: così sarà l'attacco a Gaza»

Israele ha annunciato l'imminenza di un attacco via terra a Gaza. Quali scenari si prospettano? Quali possibili le conseguenze sul conflitto? Il generale Luigi Chiapperini, che ha comandato in passato i contingenti italiani in Kosovo, Libano e Afghanistan, analizza la situazione.

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Netanyahu annuncia attacco di terra. Quando avverrà?
«Non è semplice dire quando, ma l’attacco di terra ci sarà.

Otterrebbe risultati parziali ogni altra opzione, come ad esempio i bombardamenti, tra l’altro già in corso, volti a neutralizzare i leader e le strutture di comando e controllo e i depositi di armi e munizioni di Hamas e della Jihad islamica palestinese oppure solo azioni mirate e selettive per liberare gli ostaggi. L’obiettivo di Tsahal, l’esercito israeliano è, oltre tentare di liberare gli ostaggi, quello di annientare i gruppi terroristici che operano all’interno e dall’interno della striscia di Gaza. Tornando ai probabili tempi dell’attacco, siamo vicini: essi saranno dettati da una parte dal completamento del sistema difensivo antimissile delle proprie basi da parte degli Stati Uniti e dall’altro dal completamento dell’evacuazione dei civili dalla zona Nord di Gaza». 


Come si svolgerà l'attacco di terra?
«Mentre proseguirà a condurre attacchi aerei, missilistici, di droni e di artiglieria e a attuare il blocco totale di Gaza, Israele avvierà una complessa azione da terra e dal mare con fanteria su mezzi da combattimento della fanteria Namer supportate dai carri armati Merkava, artiglieria e droni armati e da ricognizione, per penetrare all’interno di Gaza a partire molto verosimilmente dalla zona nord della Striscia. Dette attività operative potrebbero avere delle conseguenze tragiche anche sulla popolazione civile palestinese che vive in una delle zone più densamente popolate del mondo. Si tratta di più di due milioni di civili in un’area ampia un quarto di quella di Roma. Pertanto si dovranno mettere in conto danni collaterali importanti che non faranno altro che alimentare paradossalmente l’odio verso Israele e il sentimento antisemita in alcune nazioni del mondo. È probabilmente proprio ciò che Hamas si aspetta». 

 


«La penetrazione all’interno di Gaza avverrà lungo le strade principali del Nord con l’isolamento iniziale dell’intera Gaza City e poi via via dei suoi interi quartieri. Hamas e lo Jihad islamico palestinese si affidano a un sistema difensivo molto articolato, frutto di anni di scontri con Israele ma anche di lezioni apprese nei teatri operativi ove hanno operato altri gruppi similari, in particolare Hezbollah e l’Islamic State. Altre lezioni provengono dai teatri di guerra siriani e iracheni, esempi illuminanti di guerra asimmetrica.  Il combattimento nei centri abitati è di una complessità straordinaria in quanto la conformazione del campo di battaglia, costituito da centinaia di edifici, dal dedalo di strade e dal sottosuolo con vie di comunicazione nascoste all’occhio umano e di difficile individuazione ed accesso, offre ai difensori opportunità incalcolabili».

Cosa comporterà per l'esercito israeliano? 
«La prima difficoltà per i soldati israeliani  sarà rappresentata dagli ostacoli passivi e attivi. I primi sono caratteristici di Gaza che presenta molte strade strette ed occupate dalle macerie degli edifici già colpiti da Tel Aviv con i raid aerei e missilistici come prima risposta all’attacco di Hamas. A questi faranno da fondamentale complemento gli ostacoli attivi posizionati lungo e sotto le strade: mine e ordigni esplosivi improvvisati, innescati dallo stesso peso dei mezzi israeliani oppure con comandi elettronici a distanza. Contro i blindati potrebbe essere impiegato il cosiddetto Efp (Explosively Formed Penetrator), cioè un proietto auto forgiante, che si forma a seguito dell’esplosione di una carica esplosiva ed è progettato per perforare efficacemente la corazza dei carri armati anche esplodendo a distanza. Inoltre i soldati israeliani devono aspettarsi di essere bersagliati da cecchini nascosti tra gli edifici e di rimanere coinvolti in scoppi causati da materiale esplodente, anche artigianale come il nitrato di ammonio che è un fertilizzante, riposto in veicoli lasciati appositamente per strada. Esplosivi di varia natura possono essere caricati su automezzi guidati contro le truppe da miliziani suicidi (Suicide vehicle borned IED). Anche il sottosuolo potrebbe essere stato preparato per far detonare sotto le truppe e gli equipaggiamenti israeliani grandi quantitativi di esplosivo».


«Sicuramente i droni, come dimostrato nel conflitto russo-ucraino, faranno la loro parte. Si tratta di mezzi commerciali adattati (come ad esempio i quadricotteri che si usano per le riprese aeree fotografiche e video ai quali in maniera artigianale si applicano ordigni esplosivi) o veri e propri sistemi bellici forniti da Paesi terzi. Droni terrestri che potrebbero sbucare tra le macerie da ogni direzione contro veicoli e persone impegnati nell’attacco mentre quelli aerei, volando lungo itinerari occulti sopra i tetti degli edifici, possono piombare dall’alto sopra le truppe in procinto di avanzare. Non è esclusa la realizzazione in proprio di droni navali e sottomarini suicidi per contrastare lo sbarco dal mare di unità anfibie israeliane. Man mano che gli israeliani avanzeranno, i miliziani di Hamas tenderanno a incanalarli in aree selezionate (“killing zone”) dove, dall’interno degli edifici circostanti, faranno piovere sui reparti nemici migliaia di proiettili con armi individuali e di razzi degli RPG (lanciagranate portatili anticarro, usate anche contro il personale, di concezione russa), materiali questi di cui dispongono verosimilmente in abbondanza - continua Chiapperini -  Sussistono due ulteriori grossi problemi per i soldati israeliani: il difficile consolidamento delle posizioni occupate e la presenza molto probabile di scudi umani. Non sarà semplice procedere celermente. Una volta liberato un quartiere, bisognerà presidiarlo con molte forze in quanto i miliziani, sfruttando i tunnel che negli anni hanno scavato nel sottosuolo della Striscia, potranno spuntare alle spalle dei soldati impegnati nell’avanzata. Le gallerie potrebbero anche essere utilizzate per far esplodere grandi cariche esplosive sotto le concentrazioni di soldati di Tsahal. Pertanto nel muovere verso gli obiettivi, per gli israeliani sarà necessario man mano liberare non solo le strade e gli edifici, ma anche il relativo sottosuolo distruggendo i tunnel o bloccandone gli ingressi. Nel far questo, un ulteriore ostacolo potrebbe essere rappresentato dagli ostaggi nelle mani di Hamas. Molti saranno liberati ma altri, i più sfortunati, potranno essere sfruttati come scudi umani in luoghi considerati chiave per la difesa. Detti prigionieri rappresenteranno sicuramente un ostacolo nella prosecuzione dell’avanzata degli israeliana i quali cercheranno sicuramente di evitarne la morte, ma non sarà semplice».  

Quali saranno le conseguenze?
«L’invasione di Gaza rappresenta una situazione da incubo che però Tsahal è pronta ad affrontare. Ci saranno molti morti in entrambi gli schieramenti. La popolazione civile, che Hamas con forti intimidazioni sta bloccando in parte nel Nord della Striscia per utilizzarla come scudo alle operazioni israeliane, avrà ancora delle vittime.  
Se non dovessero esserci novità nel campo diplomatico (al momento molto nebbioso e difficile da esplorare), Israele porterà a termine l’operazione “Spade di ferro”, ma dovrà poi decidere una exit strategy che, vista la drammatica situazione sul terreno e le fratture esistenti tra chi supporta e chi condanna i terroristi di Hamas, è difficile da prevedere. Anche l’ONU sembra bloccata a causa dei veti incrociati dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza». 

Il Papa in un colloquio con Erdogan ha auspicato. È una strada percorribile?
«Sarebbe una strada percorribile se Hamas e altre organizzazioni terroristiche in campo rimuovessero dai loro statuti la volontà di annientare Israele e il mancato riconoscimento delle Nazioni Unite. Difficile trattare anche con un leader che considera “liberatori” i terroristi che hanno commesso delle atrocità nei confronti della popolazione inerme israeliana. La strada dei due Stati e di uno statuto speciale per Gerusalemme è percorribile dopo che Hamas e la Jihad islamica palestinese saranno disarmati».

Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 12:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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