Elezioni Spagna, chi ha vinto? Indipendentisti ago della bilancia per la maggioranza, ipotesi nuovo voto

l Popolari di Alberto Nuñez Feijòò hanno avuto più consensi di tutti e rivendicano vittoria e diritto di formare un esecutivo. Ma non hanno i numeri per governare

Lunedì 24 Luglio 2023 di Gi. Gio.
Elezioni Spagna, chi ha vinto? Indipendentisti ago della bilancia per la maggioranza, ipotesi nuovo voto

Elezioni Spagna. Il trionfo delle destre, a lungo ventilato dai sondaggi, alla fine non c'è stato. Il "sanchismo" del primo ministro uscente, il socialista Pedro Sanchez, ha retto il colpo. Il Popolari di Alberto Nuñez Feijòò hanno avuto più consensi di tutti e rivendicano vittoria e diritto di formare un esecutivo. Ma non hanno i numeri per governare. Non possono farlo in autonomia. E non possono nemmeno insieme a Vox, la formazione nazionalista di Santiago Abascal, che dal voto viene fuori fortemente ridimensionata, se non - come alcuni analisti ritengono - sconfitta. 

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Dal canto loro i socialisti di Sanchez ha tenuto botta. E la Sumar della vicepremier, Yolanda Diaz - che ha messo insieme quel che resta di Podemos e altri movimenti di sinistra - non ha sfigurato. Risultato? Le urne consegnano una Spagna ancora senza una maggioranza chiara.

E i piccoli partiti indipendentisti mantengono in mano il potere di essere l'ago della bilancia. Con la prospettiva, non troppo remota, di un nuovo voto in autunno. Il sesto dal 2015.

I risultati

Ma cosa hanno detto le urne? In sostanza vittoria per il blocco di destra, ma nessuna maggioranza assoluta. Lo spoglio dei voti assegna 136 seggi al Pp di Alberto Nunez Feijóo e 122 al Psoe del premier Pedro Sanchez. Vox non riesce ad andare oltre i 33 seggi e Sumar si ferma a 31. Nessuno dei due blocchi di conseguenza riesce a raggiungere la maggioranza di 176 seggi. Quello di destra si ferma a 169, quello di sinistra a 153.

In Senato, invece, - una camera di seconda lettura, quindi con margine d'azione più limitato dai senati di altri Paesi come gli Usa - il Pp può contare su una maggioranza assoluta di 143 scranni, contro i 92 dei socialisti.

Chi è decisivo ora?

Data la situazione diventano determinanti gli indipendentisti. In Catalogna la sinistra repubblicana (Erc) di Pedro Aragones, presidente della regione, ha perso 6 seggi scendendo a quota 7, alla pari con Junts per Catalunya di Carles Puigdemont, l'ex leader separatista fuggito in Belgio per evitare l'arresto dopo il tentativo di secessione del 2017.  Nei Paesi Baschi, invece, Bildu ha ottenuto 6 seggi, uno in più, e Eaj-Pnv (il Partito Nazionalista Basco), 5 seggi, uno in meno.

Delusione Vox

Feijòò avrebbe voluto conquistare una maggioranza che gli consentisse di poter fare a meno di Vox. Ma così non è stato. E i nazionalisti di Santiago Abascal sono andati al di sotto delle aspettative. Tra le cause della deludente performance, ha osservato Abascal, anche i sondaggi fin troppo ottimistici, che non hanno garantito un'adeguata mobilitazione. Un governo con l'appoggio solo di Vox, sembra quindi escluso.

La sinistra

La Sumar della Diaz, forte di un risultato confortante è pronta a chiamare a raccolta le «forze progressiste e democratiche», gli indipententisti ponti a sedersi a un tavolo, per formare un «governo alternativo alla destra». La sinistra può pensare di rimanese al governo solo se ottiene l'appoggio di tutte, o quasi, le forze indipendentiste. Obiettivo ostico, ma non impossibile. E il lavoro degli ultimi tempi messo in atto dal primo ministro uscente Sanchez sembra lasciare positivi margini di manovra. 

Il ruolo di Puigdemont

E allora ecco il partito del leader indipendentista ed ex presidente catalano Carles Puigdemont (Junts) può diventare l'ago della bilancia. Ha 7 seggi che potrebbero essere determinanti per la formazione di un futuro governo. Ammesso che Abascal lo appoggi, a Feijòò basterebbe il sostegno di Junts per conquistare e mantenere l'incarico. Ma è uno scenario che gli analisti spagnoli ritengono poco probabile. Più probabile, che l'ex presidente catalano finisca per concedere il via libera a una permanenza di Sanchez alla Moncloa. Un sostegno indispensabile che però, non arriverà «in cambio di nulla».

Ultimo aggiornamento: 23:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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