MENU
https://www.ilgazzettino.it
ACCEDI ABBONATI

NOTIFICHE ABBONAMENTI
LOGOUT
LEGGI IL GIORNALE

Editoriali

Venerdì 22 Gennaio - agg. 23:11
  • HOME
  • Sezioni
    • Nordest
      • Venezia-Mestre
      • Treviso
      • Padova
      • Belluno
      • Rovigo
      • Vicenza-Bassano
      • Verona
      • Pordenone
      • Udine
      • Trieste
      • Primo Piano
    • Italia
    • Economia
      • MoltoEconomia
    • MoltoDonna
    • Obbligati a Crescere
      • Economia
      • Welfare
      • Mobilità
      • Donna
    • Sport
      • Calcio
      • Mercato
      • Rugby
      • Altri Sport
      • Statistiche
    • Esteri
    • Tecnologia
      • MoltoFuturo
    • Cultura e Spettacoli
    • Gossip
    • Le altre
    • Animali
    • Blog
    • Viaggi
      • Grandi Viaggi
      • Italia
      • Mondo
      • Hotel & Ristoranti
      • Speciale
      • Weekend
      • News
    • Salute
      • Focus
      • MoltoSalute
      • Medicina
      • Bambini e adolescenza
      • Benessere e fitness
      • Prevenzione
      • Alimentazione
      • Storie
    • Motori
    • Europa
  • Multimedia
    • Video
      • Primo Piano
      • Nordest
      • Sport
      • Società
      • Spettacoli
      • Tecnologia
      • Le Altre
      • Motori
      • Salute
      • In Vista
    • Foto
      • Cronaca
      • Italia
      • Mondo
      • Spettacoli
      • Sport
      • Persone
      • Animali
      • Nordest
  • Servizi
    • Meteo
    • Oroscopo
    • Necrologie
  • Network
    • Il Messaggero
    • Il Mattino
    • Leggo
    • Corriere Adriatico
    • Quotidiano di Puglia
    • Caltagirone Editore
    • Piemme
    • Guida allo Shopping

Gli esempi virtuosi/ Covid, la seconda ondata e l’incapacità di evitarla

Editoriali > Politica
Sabato 28 Novembre 2020 di Luca Ricolfi

Ci siamo abituati un po’ tutti, in questi lunghi mesi dell’epidemia, a usare la parola “ondata”. L’ondata del Covid, la prima ondata, la seconda ondata. L’ho fatto anch’io, e lo farò ancora, perché non so trovare una parola diversa e più adatta.


Però dovremmo smetterla, o almeno renderci conto che è una parola molto fuorviante. Quando diciamo che è arrivata un’ondata, e che ha sommerso tutto il mondo, ogni Paese e ogni continente, descriviamo l’epidemia come un evento ineluttabile, che arriva da fuori, e cui nessuno si può sottrarre.


Questo, in un certo (assurdo) senso, ci rassicura. Rassicura i cittadini, perché in fondo “mal comune mezzo gaudio”. Ed è addirittura una manna per i politici perché permette loro di pensare, e soprattutto di dire: “Vedete? È successo dappertutto, dunque se è successo anche da noi non è colpa nostra”.


Il medesimo fatalismo investe da tempo i discorsi sulla “seconda ondata”. Anche la seconda ondata l’abbiamo percepita come una minaccia incombente, che tutto sommato ci aspettavamo, e che ora puntualmente è arrivata, in tutto il mondo. E quindi anche da noi. I sondaggi confermano che, anche durante i momenti più sereni dell’estate, quando cercavano di convincerci che tutto andava per il meglio, che eravamo un modello per gli altri, e che comunque eravamo preparati anche allora la maggioranza dei cittadini una seconda ondata se l’aspettava, quasi fosse un evento ineluttabile.

Eppure non è vero. Ci sono porzioni del mondo – anche del mondo a noi più simile, quello delle società avanzate, dotate di istituzioni democratiche – in cui la seconda ondata non è affatto arrivata (e talora nemmeno la prima). Quel che è arrivato non è un’ondata che tutto e tutti travolge, ma un modesto numero di incremento dei decessi (unico indicatore affidabile nei confronti internazionali), più o meno rapidamente riportato sotto controllo. 
Insomma ci sono Paesi che ce l’hanno fatta, o ce la stanno facendo, a tenere sotto controllo l’epidemia. Quali sono? E quanti sono?

Se consideriamo i 27 Paesi a noi più comparabili (società avanzate, democratiche, con istituzioni di tipo occidentale), sono ben 10 – più di 1 su 3, dunque – quelli che non hanno subito una seconda ondata. Quattro sono nel sud-est asiatico: Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong. Due sono nell’emisfero boreale: Australia e Nuova Zelanda. Ma quattro sono in Europa: Norvegia, Finlandia, Danimarca, Irlanda.


Nei primi i numeri dell’epidemia sono infimi, negli ultimi (quelli europei) sono molto modesti (meno di un decimo di quelli della nostra prima ondata). 
Dunque non è obbligatorio subire la seconda ondata. Anzi, si potrebbe dire che – quando arriva – l’ondata è il frutto di decisioni, scelte, comportamenti che un dato Paese adotta e che producono, come conseguenza, un’impennata dei contagi. L’onda non vien da fuori, ma è prodotta da dentro.


Ma come si fa a non produrla?
Il fatto interessante è che, storicamente (ormai esiste una storia del Covid), non è esistito un modo solo, unico, di evitare la seconda ondata. I Paesi che ce l’hanno fatta non hanno messo in atto tutti le medesime contromisure, salvo forse una: forti limitazioni agli ingressi, che purtroppo in Italia sono state quasi sempre snobbate, ora per ragioni economiche (se no danneggiamo l’industria turistica), ora per ragioni organizzative (come facciamo a fare migliaia di tamponi al giorno negli aeroporti?), ora per ragioni ideologiche (sbarchi e accoglienza, volontà di non “discriminare”).


<HS9>Per il resto ognuno dei 10 Paesi che ce l’hanno fatta hanno trovato ciascuno la sua strada, che è sempre consistita nell’adozione di un mix di misure, non in una misura soltanto. Non solo lockdown più o meno prolungati e severi, ma tamponi di massa, app per il tracciamento, Covid-hotel e quarantena assistita, rispetto rigoroso del distanziamento negli ambienti chiusi, uso generalizzato delle mascherine e degli occhiali, disinfezione delle superfici, sanificazione e aerazione degli ambienti.


Tomas Pueyo, a mio avviso di gran lunga l’analista della pandemia più lucido, ha battezzato questo approccio “strategia del formaggio svizzero” (swiss cheese strategy), il celebre formaggio a buchi, simile alla nostra groviera tanto amata da Topo Gigio. L’idea è che, per impedire la formazione dell’onda, non basti un unico strato di formaggio (leggi: una particolare misura di contrasto), perché ogni strato ha dei buchi in cui l’epidemia può trovare un varco, ma occorra giustapporne più d’uno, in modo che dove uno strato non funziona, possa intervenire uno degli strati successivi, ciascuno con i suoi buchi sparpagliati in modo irregolare e casuale. Detto in altre parole: giudicata in sé ogni misura è insufficiente e lacunosa, ma è il pacchetto complessivo, una sorta di filtro multi-strato, che deve essere efficace.

Che il nostro “italian cheese” non abbia funzionato è fuori di dubbio, e la seconda ondata – con la sua lunga scia di morti – è lì a dimostrarlo. C’è solo da sperare che fra tutti, Governo, Regioni, cittadini, si diventi capaci di mettere insieme gli strati del nostro formaggio anti-Covid. Altrimenti, dopo aver prodotto la seconda ondata, ci appresteremo a procurarci la terza.
www.fondazionehume.it 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
0 commenti
COMMENTA
COMMENTA LA NOTIZIA - NOME UTENTE
  • ULTIMI INSERITI
  • PIÙ VOTATI
0 di 0 commenti presenti
Nessun commento presente
Potrebbe interessarti anche
NORDEST

Vaccini Covid, Zaia: «Zero dosi sul mercato. Produzione interna? Serve accordo commerciale»

COVID

Vaccino Covid, Cuba pronta a lanciare Soberana: è il primo siero dell'America Latina. «Produrremo 100 milioni di dosi»

AstraZeneca, prime consegne all'Ue inferiori al previsto per un problema tecnico di produzione Video
COVID

Veneto e Friuli Venezia Giulia arancioni per un'altra settimana, malgrado l'indice di contagio Rt sia inferiore a 1

Coronavirus in Veneto: 1.100 nuovi casi e 85 morti in 24 ore. I positivi sotto soglia 50mila Il bollettino Zaia nel giorno del cambio di colore delle Regioni. Veneto in bilico fra giallo e arancione: «Accetteremo la classificazione che ci daranno»
I DATI

Covid, oggi 13.633 casi e 472 morti. Lombardia torna prima per contagi
Roma, 613 positivi

Video Nel Lazio slitta di 7 giorni il piano per gli over 80. «Prenotazioni dal 1° febbraio»
COVID

Johnson: variante inglese più letale
Gran Bretagna verso blocco frontiere

Cuba pronta a lanciare il suo vaccino

Foto Burioni: «Dati incoraggianti da Israele»
Pagina successiva
caricamento
Video

Spagna, le immagini impressionanti dell'arrivo di una tempesta

La Pupa e il secchione, polemiche sulla "secchiona" Sara Hafdaoui: «Cari autori non dovete... Stereotipo». Cosa è successo

promo

OROSCOPO DI BRANKO

L'Oroscopo di Branko
Il cielo oggi vi dice che...
Branko legge e racconta le parole delle stelle, segno per segno...

LE PIÚ LETTE

In Veneto è scomparsa l'influenza, qui il crollo maggiore: 0,38 malati su mille abitanti

Zaia nel giorno del cambio di colore delle Regioni. Veneto in bilico fra giallo e arancione: «Accetteremo la classificazione che ci daranno»

«L'esito del test mi ha gelato il sangue. E ho chiuso il bar»

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmeonline.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci
  • CALTAGIRONE EDITORE
  • IL MESSAGGERO
  • IL MATTINO
  • CORRIERE ADRIATICO
  • QUOTIDIANO DI PUGLIA
  • LEGGO
Privacy Policy | Cookie Policy | INFORMAZIONI
Preferenze cookie
Società editrice © 2021 Il Gazzettino | C.F. 00744300286 P. IVA 02742610278 | CONTATTI | PUBBLICITÁ