Paralisi Capitale/Caos Ncc e Taxi, il governo non ceda alle lobby

Giovedì 20 Dicembre 2018 di Oscar Giannino
L’altro ieri l’area intorno a palazzo Madama, a Roma, è stata bloccata da un affollato presidio di centinaia di operatori di servizio di trasporto a noleggio con conducente. Ieri Fiumicino e stazione Termini hanno registrato file di ore per i taxi, mentre in diverse città italiane sono avvenuti rallentamenti al traffico operati dai tassisti. La contesa tra taxi e Ncc è di lunga durata: la prima legge risale al 1992.

La legge che disciplina in termini generali il servizio di trasporto pubblico non di linea è la numero 21 del 1992, 26 anni fa quando non esistevano smartphone, app e piattaforme digitali. Derogata in alcuni punti antidiluviani nel 2008, già dal 2009 sino ad oggi le norme stringenti ribadite allora sugli Ncc sono sempre state di anno in anno derogate nei successivi provvedimenti milleproroghe di fine anno. 

Ogni anno i tassisti hanno protestato duramente, accusando migliaia di Ncc con licenze ottenute in lontanissimi Comuni di venire illegalmente a sottrarre clienti nelle due aree di maggior mercato, cioè Roma e Milano. Sia i governi di destra sia quelli di sinistra – ultimo quello Gentiloni – hanno promesso di non ridursi all’ultimo secondo ma dei voler realizzare una revisione generale delle legge 21 e del decreto del 2008, visto che la contesa intanto si era allargata anche a Uber e ai servizi non regolamentati offerti su piattaforma tecnologica. Ma ogni volta la riforma non c’è stata, e di Uber come sempre hanno finito per occuparsi tribunali e giudici.

Purtroppo, il governo attuale è ricaduto nella stessa trappola. Malgrado le promesse elettorali di Lega e M5S, siamo puntualmente all’ultimo momento utile per decidere se prorogare la deroga alle restrizioni per gli Ncc sposando la posizione dei tassisti, oppure l’opposto, o ancora se decidersi una volta per tutte a studiare per bene i tanti diversi modelli scelti in materia nei diversi Paesi avanzati, e scrivere una regolamentazione moderna che apra a tutte le diverse forme del trasporto, superando il mondo antico delle licenze rigide. 

La soluzione più ragionevole sarebbe ovviamente la terza, accogliendo in pieno l’invito pressante a governo e parlamento rivolto Il 10 marzo 2017 dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per una complessiva riforma del settore della mobilità non di linea, regolato da una legge ormai del tutto obsoleta e inadeguata. L’Autorità ha evidenziato la necessità di un alleggerimento della regolazione esistente (al fine di garantire una maggiore flessibilità operativa ai soggetti dotati di licenza taxi) e di una apertura del settore alla concorrenza. Per far questo suggeriva di eliminare, da un lato, le disposizioni che limitano su base territoriale l’attività degli operatori Ncc e di introdurre, dall’altro, una regolazione “minima” di quei servizi di mobilità che utilizzano autisti non professionisti collegati ad una piattaforma digitale. Superando dunque anche i veti giudiziari intanto posti a Uber Pop, i cui servizi sono stati inibiti sull’intero territorio.

I tassisti ieri sono insorti di fronte all’idea che, invece del mero ritorno in rimessa a ogni servizio di Ncc, e del secco divieto di accettare qualunque prenotazione se non all’interno della rimessa, si prevedesse da parte dell’attuale governo una norma che apriva quanto meno all’ipotesi di un foglio di servizio in cui fossero indicate già alla partenza successivi servizi da svolgere, limitati in ambito provinciale rispetto al Comune che ha rilasciato la licenza Ncc. Una norma a ben vedere anch’essa fuori dal tempo, visto che il foglio di servizio cartaceo non tiene conto né del possibile variare del servizio del passeggero trasportato, né delle variazioni da operare agli altri servizi di conseguenza, e tanto meno del fatto che i grandi hub aeroportuali in Italia per il traffico business internazionale sono quelli che sono, non certo riconducibili a bacini provinciali di servizio. 

Finché non si adotterà una visione complessiva, la politica rischia di restare sempre prigioniera di una scelta tra lobby contrapposte, le città e i diritti al trasporto dei cittadini continueranno a essere bloccati da forme di protesta incivili, e tutto resterà come prima. Cristallizzato in una fotografia del passato remoto perché non si riesce a comprendere che le app sono oggi a disposizione dei taxi come degli Ncc come di Uber, e che una liberalizzazione può benissimo avvenire tenendo conto sia di bacini di utenza più ampi , sia della quota dell’onerosissima licenza acquisita dai tassisti sul mercato secondario ancora non compensata dai proventi ottenuti in un certo numero di anni, sia dei costi per la produzione del servizio che sono a carico degli Ncc come di Uber e di chi liberamente attraverso piattaforme tecnologiche mette a servizio la propria auto. Il governo faccia tesoro di chi ha sempre promesso di farlo e poi non l’ha fatto. Rivendichi pure la propria diversità. Ma non commetta allora lo stesso errore.
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