Spinta del Quirinale/Una riforma che è urgente a tutela anche delle toghe

Sabato 15 Giugno 2019 di Carlo Nordio
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Con una saggia e tempestiva decisione, il Quirinale ha indetto le elezioni suppletive del Csm evitandone la paralisi, e resistendo alle richieste del suo scioglimento. 
Resta tuttavia il rischio che questa iniziativa venga vanificata da una dissoluzione progressiva di questo organismo, come accade nella Sinfonia degli addii di Haydn dove gli orchestrali se ne vanno uno alla volta, o, se vogliamo citare un paragone più macabro, nel famoso giallo di Agatha Christie dove i convitati muoiono in rapida successione e alla fine non rimane nessuno. Ipotesi questa non del tutto remota, perché solo un ingenuo può pensare che le “contiguità” tra politici e magistrati siano state limitate agli approcci di Lotti con il dottor Palamara. 
Quest’ultimo, del resto, ha detto in un’intervista che i suoi incontri avvenivano anche con altri colleghi ed esponenti di partiti. Sarà stata un’ammissione, ma a noi è sembrato anche un ammonimento. 

A nessuno del resto è sfuggito il verecondo silenzio delle correnti dell’Associazione, che dopo l’indignazione tignosa e purificatrice dei primi giorni, sono diventate improvvisamente caute e guardinghe, come se si attendessero imbarazzanti novità nelle prossime puntate delle intercettazioni.

Una nemesi storica nei confronti di quelle toghe che, quando manifestavamo preoccupazione per l’uso distorto di questo strumento di indagini ambiguo e invasivo, rispondevano supponenti che le cose andavano nel migliore dei modi possibili. Mai dunque, come in questo momento, vale il detto biblico che chi ha seminato vento raccoglie tempesta.

Questa tempesta, naturalmente, non travolge solo la magistratura e le sue correnti ormai screditate. Coinvolge anche la politica, che con i suoi rappresentanti più o meno subalterni alle toghe hanno dimostrato di voler intervenire attivamente nelle nomine fatte dal Csm. Circostanza questa nota a tutti gli addetti ai lavori, ma sdegnosamente respinta negli anni passati come un’ intollerabile insinuazione. Per la verità, i cittadini si sarebbero già dovuti allarmare per il numero crescente di magistrati ( diventai famosi per la carica ricoperta o i processi celebrati) candidati dai partiti con ostentazione orgogliosa. Poiché infatti una candidatura non si improvvisa in poche ore, era da supporre che questi giudici, mentre indossavano la toga, avessero avuto ripetuti ed intensi incontri con i rappresentanti dei rispettivi partiti. Stupirsi ora che questa baratteria contaminasse anche il Csm significa abusare della credulità degli italiani. I quali, peraltro, hanno già capito una cosa. Che così com’è strutturato il Csm non solo funziona male, ma non funziona affatto, e va radicalmente cambiato.

Ebbene, se è vero che “oportet ut scandala eveniant”, è anche vero che questa indecorosa vicenda può essere l’occasione per una riforma che elimini lo strapotere delle correnti e renda effettivamente indipendente la magistratura non solo dalla politica ma anche da sé stessa e dalle degenerazioni di chi ne esercita la rappresentanza e il potere.

Come? Con il sorteggio. Qualche anima bella ha ironizzato sul fatto che nessuno si farebbe operare da un tizio sorteggiato tra i passanti. Per la verità, la Corte d’Assise che ti condanna all’ergastolo è composta, nella sua maggioranza, proprio da giurati sorteggiati tra il popolo. Così come sono sorteggiati i membri del tribunale dei ministri, quelli, per intenderci, che volevano mandare a giudizio Salvini. Ma queste sono osservazioni marginali. Il sorteggio dovrebbe infatti avvenire dentro un paniere composto di magistrati di alto grado, di avvocati membri dei consigli forensi e di docenti universitari di materie giuridiche. Tutte persone, per definizione, intelligenti e competenti. Così si spezzerebbe davvero quel legame perverso che unisce eletti ed elettori, e quella assurdità tutta italiana per la quale la sezione disciplinare è, di fatto, nominata da quelli che deve giudicare. La magistratura è contraria? Non crediamo. Certo lo sono i rappresentanti del suo sindacato, e questo è ovvio perché il loro enorme potere risiede proprio lì, e non si può chiedere al tacchino di preparare il pranzo di Natale. Ma poiché ora si comincia a sentir puzza di bruciato, può anche darsi che sia opportuno cambiar forno.
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