Veneto Banca, i grandi azionisti
in rivolta per l'aumento di capitale

Giovedì 17 Settembre 2015 di Maurizio Crema
Veneto Banca, i grandi azionisti in rivolta per l'aumento di capitale
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Gentili nei modi, arroganti nella sostanza. Gli azionisti di Veneto Banca sono furibondi. Nell’incontro di martedì mattina si sono sentiti trattati come soprammobili: nessun cenno da parte del presidente Francesco Favotto sull’imminente annuncio di aumento di capitale fino a un miliardo. Nessuna apertura all’associazione "Per Veneto Banca". Il vertice dell’istituto di Montebelluna ha chiuso la porta in faccia al gruppo di 200 azionisti che hanno in mano l’8% del capitale, quasi che "avessero fastidio dei progetti e delle idee dei soci" (le parole sono di uno dei partecipanti all’incontro). Il gruppo capitanato da Diego Carraro lunedì si riunirà per decidere le prossime mosse dopo aver chiesto esplicitamente un nuovo cda. Posizione condivisa anche dai piccoli azionisti di Giovanni Schiavon. Ma a Montebelluna non sarebbero in molti pronti a farsi da parte. Troppo decisivi i vari passaggi in vista (spa, Borsa, aumento capitale). E poi con la "garanzia" dell’Imi sull’aumento di capitale lo spread di Veneto Banca sarebbe già sceso e quindi pure i costi di approvvigionamento di capitale per l’istituto. Certo, non è un bel vedere che proprio Imi (cioè Banca Intesa Sanpaolo) faccia da grande fratello di capitale. Proprio l’Imi Sanpaolo nel 1997 voleva comprarsi l’allora Popolare di Asolo Montebelluna. L’accordo tra il presidente Giulio Tartini e i piemontesi era già stato firmato. Poi l’assemblea dei soci bocciò l’intesa e iniziò la grande cavalcata che ha fatto della piccola Popolare trevigiana una delle prime 12 banche italiane sotto la guida di Flavio Trinca, Franco Antiga e Vincenzo Consoli. Tre che hanno dovuto fare le valigie sotto la pressione di Banca d’Italia e Bce.
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