Un Recovery Fund da 500 miliardi o da mille miliardi? Non è affatto chiaro e bisognerà aspettare il 27 per capire quale sarà effettivamente il volume finanziario del fondo per la ripresa dell'economia, che si fonderà sull'emissione di titoli comuni da parte della Commissione e farà parte del bilancio Ue 2021-2027. Una svolta per la Ue: mai la Commissione si è impegnata in una emissione di questa scala. E una svolta per la Germania: la cancelliera Merkel ha fatto un passo impensabile solo qualche settimana fa. L'asse franco-tedesco ha «partorito» una mezza montagna, non un topolino questa volta e Merkel non a caso è stata subito attaccata in patria. Tuttavia la strada appare in salita, difficile dire quanto erta. Quattro governi sono sul chi vive. Di più: sono più o meno dichiaratamente contro: Olanda, Svezia, Danimarca e Austria. Alla riunione dell'Ecofin ieri qualche scintilla c'è stata.
Recovery Fund, telefonate di Conte a Macron e Merkel: «Risultato sia davvero ambizioso»
«Ci rifiutiamo di finanziare prestiti non rimborsabili, sono necessari investimenti per il futuro non per coprire i costi dei debiti passati», ha dichiarato il ministro delle finanze austriaco Gernot Bluemel secondo il quale la proposta franco-tedesca di trasferire fondi ai paesi più colpiti dalla crisi equivarrebbe alla «mutualizzazione del debito». In realtà, i fondi raccolti sul mercato dalla Commissione con la la garanzia del bilancio Ue (e forse degli stati) saranno poi rimborsati o dallo stesso bilancio Ue o da tutti i 27 stati e non sulla base della quota di aiuti ricevuta. Spagna, Portogallo, Grecia, Italia ((ieri c'è stata una telefonata Conte-Macron) sono concordi nel ritenere la mossa franco-tedesca molto positiva. I 4 riottosi non hanno molti margini di manovra una volta che Berlino ha rotto gli indugi, con generale sorpresa. L'accordo franco-tedesco implica che il fronte del Nord «non può opporsi al principio degli strumenti di debito europeo, ma può sempre lavorare ai fianchi rendendo più stringente l'eleggibilità» per l'accesso al meccanismo finanziario», commenta Daniel Gros, direttore del Ceps di Bruxelles. Perché ci saranno dei paletti da rispettare. «Non si tratta solo di investimenti aggiuntivi per la crescita, ma anche di riforme per assicurare che le risorse siano usate con il massimo di efficacia, anche questo è parte dello strumento per la ripresa», ha spiegato il vicepresidente della Commissione Dombrovskis, aggiungendo: «C'è un forte legame tra investimenti e riforme per tenere stretto il nesso tra le misure a breve termine e quelle di medio termine nel contesto delle scelte strategiche sulla trasformazione verde e digitale, degli obiettivi climatici e di miglioramento della competitività delle economie».
Un processo che «rientra nel quadro di supervisione e coordinamento del semestre europeo».