Tasse fisse per le Partite Iva e sanzioni giù (ma soltanto per chi paga). Ecco il nuovo patto Fisco-contribuenti

Per due anni le Partite Iva pagheranno quanto concordato. Decreto oggi in Cdm. Sono oltre 4 milioni i soggetti coinvolti. Ma per aderire servirà un voto di affidabilità

Venerdì 3 Novembre 2023 di Andrea Bassi
Tasse fisse per le Partite Iva e sanzioni giù (ma soltanto per chi paga). Ecco il nuovo patto Fisco-contribuenti

Il nuovo tassello della “distensione” dei rapporti tra Fisco e cittadini è pronto. Dopo il taglio delle aliquote Irpef, il rafforzamento dello Statuto del contribuente, la riscrittura del calendario fiscale, arriva forse una delle misure più attese e discusse: il concordato biennale preventivo per le Partite Iva e i professionisti. Si tratta di un vero e proprio “patto” tra il Fisco e circa 4,4 milioni di contribuenti che dichiarano redditi fino a 5 milioni l’anno.

Inoltre per i contribuenti che aderiranno agli accertamenti fiscali le sanzioni saranno dimezzate. Ma andiamo con ordine.

La novità

L’Agenzia delle entrate grazie all’incrocio delle banche dati, calcolerà le tasse che i titolari di Partita Iva dovranno versare nel biennio successivo. Se questi ultimi accetteranno il conteggio fatto dal Fisco, non subiranno accertamenti per 24 mesi. Questo è il quadro generale. Il decreto attuativo che sarà esaminato oggi in consiglio dei ministri, aggiunge però molti particolari. Il primo è che per poter accedere a questo strumento (che interessa moltissimo il commercio, con 467 mila contribuenti, e i servizi, con oltre 1,2 milioni di contribuenti), bisognerà avere un voto di almeno 8 su 10 agli Isa, gli indici sintetici di affidabilità che misurano il grado di “correttezza” di bar, ristoranti, professionisti come avvocati o architetti, e tutte le altre Partite Iva nei confronti del Fisco. Non solo. Bisognerà anche saldare tutti i debiti pregressi con l’Agenzia delle Entrate, visto che per poter aderire al concordato preventivo biennale non si potranno avere arretrati con il Fisco superiori a 5 mila euro. 

Il conteggio

Il concordato sarà possibile anche per i poco meno di due milioni di Partite Iva che dichiarano ricavi o compensi inferiori a 85 mila euro e che sono sottoposti ad una tassazione piatta del 15 per cento, i cosiddetti “forfettari”. L’Agenzia delle entrate metterà a disposizione dei contribuenti interessati la proposta di adesione al concordato preventivo biennale entro aprile 2024 (ma a regime la scadenza è fissata al 15 marzo). I contribuenti potranno aderire entro luglio 2024 e, negli anni successivi, entro giugno. E dovranno dichiarare una maggiore base imponibile di almeno 2 mila euro. Grazie a questo passaggio, secondo la relazione tecnica che accompagna il decreto, il prossimo anno entreranno nelle casse dello Stato circa 750 milioni di euro in più. 

Le eccezioni

Ma davvero l’Agenzia delle entrate per due anni non busserà alla porta dei contribuenti che aderiscono al concordato? In realtà ci sono delle eccezioni che possono portare alla «decadenza» dal sistema premiale. Le Partite Iva, i negozianti e i professionisti, dovranno comunque presentare annualmente le loro dichiarazioni. Se emergono redditi non dichiarati superiori al 30 per cento di quelli inseriti nel concordato, il contribuente decade dal beneficio. Gli accertamenti non sono possibili, spiega il decreto, «salvo che in esito all’attività istruttoria dell’Amministrazione finanziaria ricorrano le cause di decadenza». Al Fisco, insomma, resta il potere di andare a scovare chi aderisce al concordato e poi nasconde parte degli incassi. Un modo per evitare che lo strumento si trasformi in nuna sorta di “condono preventivo”. 

La tecnologia contro l'evasione

Il decreto, poi, dà un’ulteriore spinta all’uso della tecnologia contro l’evasione. Vengono riviste le norme per l’analisi preventiva dei comportamenti a rischio dei contribuenti. Viene introdotto esplicitamente un riferimento all’intelligenza artificiale che servirà a individuare preventivamente chi cerca di sfuggire agli obblighi fiscali nel rispetto - si precisa - delle normativa sulla privacy. Ma si punta anche alla maggior integrazione delle banche dati: le informazioni saranno utilizzate dall’Agenzia delle Entrate, anche tramite interconnessione tra loro e con quelle di archivi e registri pubblici. Infine una stretta: le notifiche fiscali, comprese le contestazioni e quindi le cartelle, potranno essere spedite al contribuente anche sul domicilio digitale, prevedendo se la casella risultasse satura anche un secondo invio. La decorrenza dei termini, per i pagamenti ed anche la decadenza o la prescrizione, scatterà praticamente da subito, non appena il gestore della Pec comunicherà al fisco l’arrivo della notifica nella casella postale.  

Il passaggio

Il nuovo decreto attuativo della riforma fiscale firmata dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, viene dopo quello che ha riscritto lo Statuto del contribuente, e obbligato l’Agenzia delle Entrate a fornire sempre le prove dei suoi accertamenti al contribuente. Ma anche dopo il provvedimento che ha riscritto le scadenze fiscali, eliminando inoltre, l’invio di lettere di compliance e altri atti ai contribuenti, durante il mese di agosto e nelle vacanze natalizie. Ma il principale dei decreti, per ora, resta quello che ha ridotto tra quattro a tre le aliquote fiscali, accorpando lo scaglione del 28 per cento a quello del 23 per cento, creando in questo modo un unico grande scaglione che va dai 15 ai 28 mila euro di reddito e che garantirà ai contribuenti un beneficio fino a 260 euro l’anno. 

Ultimo aggiornamento: 14:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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