Reddito di cittadinanza, il flop delle banche dati: sfuggono ville e tesoretti

Giovedì 4 Novembre 2021 di Francesco Bisozzi
Reddito di cittadinanza, il flop delle banche dati sfuggono ville e tesoretti
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A Banche dati che non parlano tra loro, i controlli a campione dei Comuni che fanno acqua da tutte le parti, l’impossibilità per l’Inps di accedere al casellario giudiziale.

Ecco servito il flop dei controlli sul reddito di cittadinanza. Se non funzionano le verifiche alla fonte, ovvero a sussidio ancora da erogare, è per via di una molteplicità di fattori. Per esempio: le due maggiori banche dati della Pubblica amministrazione, quella dell’Inps e quella dell’Agenzia delle Entrate, non sono in condizione di scambiarsi informazioni in tempo reale. Poi, a due anni e mezzo dal varo della misura, manca ancora la convenzione tra Inps e ministero della Giustizia per consentire all’ente di previdenza di acquisire in modo massivo i dati utili a intercettare i richiedenti con alle spalle condanne per reati incompatibili con il sussidio. Pesa pure l’inefficacia dei controlli a campione svolti dai Comuni, limitati al 5 per cento della platea dei percettori residenti. E così i furbetti del reddito di cittadinanza con la supercar parcheggiata in garage finora hanno avuto la strada in discesa. 

LE DICHIARAZIONI

Dal 2019 a oggi l’Inps ha revocato il reddito di cittadinanza a circa 150 mila nuclei, per effetto soprattutto dei cosiddetti controlli a valle, ovvero a sussidio già erogato, condotti da Guardia di Finanza e altre forze dell’ordine. Più nel dettaglio, nei primi nove mesi del 2021 è stato revocato il beneficio a 90mila nuclei, mentre nel 2020 erano stati 26mila. Tra i furbetti del reddito di cittadinanza c’è chi ha dichiarato il falso sul patrimonio in fase di presentazione della domanda, chi ha detto di avere la fedina penale pulita e chi una volta ottenuto il beneficio si è “dimenticato” di avvisare l’Inps di aver raggiunto in seguito all’erogazione della prestazione un reddito superiore alla soglia consentita.
A rallentare lo scambio di informazioni tra le banche dati pubbliche non è solo la mancata convenzione tra Inps e ministero della Giustizia. Serve pure un cloud che permetta all’ente previdenziale di comunicare con l’Agenzia delle entrate, scambiando dati in tempo reale grazie a un protocollo di interoperabilità, una soluzione che consentirebbe di contrastare il fenomeno dei furbetti del sussidio e non solo. La convenzione tra Inps e Aci per la trasmissione di dati utili a verificare i veicoli di cui sono in possesso i percettori del sussidio è stata attivata solo alla fine del 2020, dunque pure le verifiche sulle supercar sono partite in abbondante ritardo. 
Il governo ora prepara una stretta. Nella legge di bilancio troverà spazio un inasprimento dei controlli nei confronti di chi richiedere il reddito di cittadinanza. Saranno potenziate le verifiche da parte dell’Inps dei requisiti patrimoniali indicati nella dichiarazione sostitutiva unica da chi richiede la prestazione, con particolare attenzione ai beni detenuti all’estero. Ai Comuni spetterà effettuare controlli anagrafici tempestivi sulla composizione del nucleo familiare dichiarato nella domanda per l’accesso all’aiuto. 

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I REATI

Più ampio l’elenco dei reati incompatibili con l’erogazione del reddito: entreranno nella lista, per esempio, ricettazione e induzione alla prostituzione minorile. La bozza della legge di bilancio prevede che entro la prossima primavera debba essere attivata la convenzione tra Inps e ministero della Giustizia, dopodiché l’Inps inizierà a trasmettere al dicastero i nomi dei soggetti beneficiari del sussidio per verificare la presenza di persone che risultino già condannate con sentenza passata in giudicato da meno di dieci anni per i reati incompatibili con il reddito. Nel frattempo la platea dei percettori è arrivata a settembre a 1,68 milioni di famiglie, corrispondenti a circa 3,5 milioni di persone coinvolte. A settembre l’importo medio versato ai beneficiari del reddito di cittadinanza è stato pari a 578 euro. Nel complesso la misura calata a terra dai Cinquestelle nel 2019 è costata fin qui quasi 18 miliardi di euro, di cui 730 milioni solo il mese scorso. 
La platea dei percettori del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza è composta attualmente da 2,53 milioni di cittadini italiani, 308mila cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno Ue e circa 116mila cittadini europei. La distribuzione per aree geografiche vede 578mila beneficiari al Nord, 417mila al Centro e 1,97 milioni nelle regioni del Sud e nelle isole. Alle revoche del reddito di cittadinanza si sommano le decadenze per rinunce, variazioni del reddito e della composizione del nucleo, che nel 2021 hanno già raggiunto quota 244mila. 

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