Ancora una settimana. Poi, nel corso del cdm annunciato simbolicamente per il primo maggio che comprenderà anche un nuovo taglio del cuneo fiscale e l'addio al decreto legge Dignità, il governo renderà noto il destino del Reddito di cittadinanza. Al momento però è impossibile stabilire con certezza che tipo di riforma ridimensionerà la misura simbolo del Movimento 5 stelle. Ciò che è sicuro è che le bozze circolate fino ad oggi del testo messo a punto dal ministero del Lavoro guidato da Elvira Calderone, sono considerate ancora troppo lasche rispetto all'obiettivo iniziale di palazzo Chigi. E cioè rispetto all'abolizione totale del sussidio. L'idea di scindere il Reddito in tre diverse misure (Gil, Pal e Gal) in pratica, potrebbe essere archiviata per dar vita ad una stretta ancora più significativa.
Gil, cos'è
Salvo sorprese, non dovrebbe cambiare l'impostazione della garanzia per l'inclusione (Gil), ovvero la misura destinata ai nuclei familiari al cui interno è presente un disabile, un minore, un soggetto con almeno 60 anni di età, oppure una persona a cui è stato riconosciuto l'assegno per l'invalidità civile.
Gal in dubbio
Discorso differente per Pal e Gal che, qualora saltassero, porterebbero in dote per la prossima Manovra circa 2,2 miliardi di euro. A finire nel mirino di palazzo Chigi è in particolare quest'ultima, cioè la Garanzia per l’attivazione lavorativa che prevederebbe 350 euro al mese per un anno agli occupabili senza lavoro che oggi percepiscono il reddito e da agosto (quando il sussidio decadrà) si troveranno senza entrate. Per Giorgia Meloni il rischio è che, al netto dei corsi di formazione imposti per aiutare i percettori a torvare un lavoro, i 426mila potenziali richiedenti (secondo le stime del ministero del Lavoro) restino "sul divano" ancora qualche mese, o peggio, integrino con questa entrata quanto percepito con un lavoro in nero.
Pal in bilico
Se dovesse finire con il saltare la Gal però, a non vedere mai la luce sarà anche la sua misura gemella. La Pal, ovvero prestazione di accompagnamento al lavoro che sostituirebbe per gli occupabili il Reddito solo tra settembre e dicembre 2023, in attesa che entri in vigore - appunto - la Gal nel 2024.
Per ora i nodi non sono sciolti. Ma a fronte della linea dura per l'abolizione di Meloni e del sottosegretario Fazzolari, la Lega propone una "semplice" stretta che vincoli la misura alla partecipazione fisica a corsi di formazione o altre misure di politica attiva per l'intero periodo di percezione di Pal e Gal.
In questo modo, la tesi, chi lavora in nero non avrebbe tempo e modo di partecipare e quindi rinuncerebbe al sussidio da sé.