I nuovi strumenti che sostituiscono il reddito di cittadinanza permetteranno allo Stato di risparmiare circa 1 miliardo nel 2024 e poi importi via via crescenti che a regime si avvicineranno ai tre miliardi l’anno. La minor spesa dipende dai parametri di ingresso più selettivi ma anche dall’entità del beneficio, che nel suo importo massimo è calcolato con una “scala di equivalenza” in genere meno favorevole alle famiglie, tranne che nel caso in cui siano presenti componenti disabilità.
Gil, Gal e Pal: ecco come cambia il Reddito di cittadinanza. Requisiti e come fare domanda
LA STRETTOIA
Ma c’è un’altra strettoia, quella relativa all’Isee. Al vecchio reddito si poteva essere ammessi con un valore dell’indicatore fino a 9.360 euro, mentre per la Garanzia per l’inclusione non si potranno superare i 7.200. E questo ovviamente restringe ancora la platea. C’è invece un “paletto” che viene allentato, anche a seguito di pronunciamenti europei: riguarda il requisito della residenza in Italia che ora è fissato in cinque anni invece di dieci. Ciò comporta un allargamento dei beneficiari stranieri stimato nel 60 per cento. Per quanto riguarda gli importi, va ricordato che sia la vecchia che la nuova prestazione funzionano come integrazione al reddito: quello eventualmente percepito va quindi scalato dal beneficio massimo teorico, a cui poi va aggiunta l’integrazione per il canone di affitto. Con la Garanzia per l’inclusione il beneficio resta fissato a 6 mila euro l’anno (500 mensili), valore da moltiplicare per un’apposita “scala di equivalenza” per tener conto della numerosità della famiglia. Qui scatta un’ulteriore differenza. Nel vecchio Reddito il moltiplicatore era definito partendo da 1 e aggiungendo 0,4 per ogni ulteriore adulto nel nucleo e 0,2 per ogni minore. Nel nuovo strumento l’adulto in più vale 0,4 solo se ha carichi di cura (ovvero se c’è in casa un minore di tre anni o un disabile grave) oppure se lui stesso è disabile o ultrasessantenne. Inoltre i minorenni contano per 0,15 fino a due e per 0,1 dal terzo in poi.
Con queste premesse prendiamo un nucleo tipo formato da due adulti e due minori. Fino ad oggi avevano un beneficio massimo mensile di 900 euro, ovvero 500*(1+0,4+0,2+0,2). Dal 2024 scenderà a 850 se c’è un minore di tre anni (precisamente 500*(1+0,4+0,15+0,15)) e a 650 se i ragazzi hanno superato questa soglia (500*(1+0,15+0,15)). Comporta invece vantaggi la presenza di disabili, che tra l’altro fanno salire fino a un tetto massimo di 2,3 il moltiplicatore (2,2 con le regole attuali). La spesa complessiva stimata nella Relazione tecnica è di 5,3 miliardi nel 2024, che diventano 5,5 aggiungendo il costo degli incentivi al lavoro. Nel 2022 per il solo Reddito di cittadinanza l’Inps ha erogato 8 miliardi tondi. Ma per fare un confronto ancora più preciso consideriamo lo stanziamento annuale totale nel bilancio pubblico, fissato a 8,8 miliardi. Che si confrontano non solo con gli oneri della Garanzia per l’inclusione ma anche di quelli relativi alla Gal: 2,2 miliardi il prossimo anno che scendono però rapidamente a circa 600 milioni perché la prestazione dura dodici mesi senza possibilità di rinnovo e dunque la platea iniziale si riduce di conseguenza. Così nel 2024 lo Stato spenderà 7,7 miliardi, che scenderanno a circa 6 nel 2026. Con un risparmio a regime di 2,7-2,8 miliardi l’anno.