Allargare Opzione donna, ampliando la platea per far andare in pensione anticipata non solo disoccupate, disabili e chi si occupa di anziani e malati, ma anche le altre donne. O almeno parte delle 20mila persone escluse quest’anno dopo la stretta ai criteri d’accesso, senza distinzioni legate al numero di figli o alla mansione ricoperta. Il ministero del Lavoro è in pressing su quello dell’Economia per trovare le risorse necessarie all’ampliamento della platea. L’obiettivo è coinvolgere fino a 10mila donne in più, da mandare in pensione probabilmente con 35 anni di contributi e almeno 60, 61, 62 o 63 anni d’età (contro i 58 per le dipendenti e i 59 per le autonome, come da regole 2022). La fusione con lo strumento Ape sociale, destinato ai lavoratori gravosi, è invece un’ipotesi che al momento viene esclusa dallo stesso ministero del Lavoro.
Le categorie di donne coinvolte quest’anno possono uscire dal lavoro a 60 anni d’età (con sconto di uno o due anni in base al numero di figli) e 35 di contributi.
AFFRONTARE L’EMERGENZA
Allora la scelta era stata giustificata da motivi di cassa: non ci sarebbero state abbastanza risorse vista la necessità di affrontare la crisi energetica, che avrebbe assorbito quasi tutti i soldi a disposizione. I paletti messi quest’anno dal titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, sono ancora abbastanza stringenti: «andranno fatte delle rinunce» ha spiegato. Tra diversi capitoli da finanziare, regole europee stringenti che stanno per tornare, scelta di non aumentare nessuna tassa e rallentamento del ritmo di crescita di tutte le economie Ue, compresa l’Italia, la coperta è corta.
Anche al ministero dell’Economia, però, non sfugge l’emergenza pensioni legata soprattutto a donne e giovani. Categorie sociali con stipendi in media più bassi, carriere più piatte o discontinue e prospettive pensionistiche peggiori degli uomini per età e assegni previsti: gli effetti sociali nei prossimi anni potrebbero essere molto pericolosi, come sottolineato più volte dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Calderone punta sulla sua sponda. L’intenzione dichiarata dalla premier è aiutare le donne, che vorrebbe rappresentare, partendo dalla consapevolezza che questa formula di anticipo pensionistico, così come è ora, non funziona. Entro fine anno, infatti, il numero effettivo di donne che andranno in pensione con l’Opzione potrebbe essere addirittura inferiore alle 3mila previste.
Insomma: non avrebbe senso mantenere questa uscita per una platea così limitata e lo strumento potrebbe costare più di quanto “frutta”. Motivo per cui, si ragiona a Palazzo Chigi, sarebbe saggio, una volta note le risorse a disposizione, scegliere tra l’ampliamento della platea o la sostituzione con una misura alternativa.
LE PROSSIME MOSSE
L’obiettivo di legislatura, a cui lavora la ministra Calderone, è comunque prevedere nuovi strumenti pensionistici, possibilmente più efficaci, per le donne, come il riconoscimento di anni di contributi per anticipare l’uscita dal lavoro. Questo in base al numero di figli e in generale dando riconoscimento a un lavoro di cura spesso portato avanti in casa e con giovani e anziani, ma senza essere retribuito. Non solo per chi è esclusivamente nel sistema contributivo (un piccolo sconto già esiste), ma anche per coloro che rientrano nel misto con il retributivo.
«Le prossime settimane saranno decisive per avere il quadro delle risorse e agire - spiega a Il Messaggero la viceministra del Lavoro, in quota Fratelli d’Italia, Maria Teresa Bellucci - Serve avere un’attenzione per le donne, come persone di cui l’Italia ha indispensabile bisogno per far crescere il Paese: vanno riconosciute e sostenute considerando i carichi di lavoro dell’assistenza, della cura e del welfare familiare che portano avanti». Si vuole quindi dare «risposte anche migliori rispetto a quello che abbiamo potuto fare quest’anno, in funzione del tempo e dei fondi che abbiamo avuto a disposizione». Anche se, «per applicare riforme strutturali c’è un’orizzonte di legislatura: cinque anni entro i quali dare risposte alle emergenze e ai problemi strutturali del Paese».
I tecnici del ministero del Lavoro porteranno l’idea di ampliamento di Opzione donna ai tavoli dei comitati interministeriali che metteranno assieme le richieste per la Manovra. La speranza è di ottenere un primo passo anche sul fronte pensione per i giovani: le idee in campo sono note da tempo e spaziano da uno sconto sul riscatto agevolato della laurea, fino a un ponte tra i periodi discontinui di copertura contributiva. Ma anche su questo l’ultima parola, più che la politica, ce l’avranno le casse dello Stato.
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