Patto di stabilità, trattativa nella notte. Italia e Francia: flessibilità sul deficit. Le nuove regole

Trattativa a oltranza nella notte, i tedeschi frenano sul via libera. Vertici europei fiduciosi sul Mes: «L’Italia ratificherà in settimana»

Giovedì 7 Dicembre 2023 di Gabriele Rosana
Patto di stabilità, intesa vicina. Italia e Francia: flessibilità sul deficit, le nuove regole

Trattativa notturna per ammorbidire il Patto di stabilità.

E ottenere nuovi margini di flessibilità a tutela degli investimenti. È l’offensiva dei mediterranei che, adesso, dopo aver mandato giù nuovi paletti su debito e deficit, presentano il conto ai frugali nel tentativo di frenare la stretta sulla disciplina dei conti pubblici che va avanti da settimane. L’intesa non è poi così lontana, dicono gli ottimisti, ma alcune questioni fondamentali rimangono ancora in sospeso, avvertono i più prudenti. «La notte è lunga», ha pronosticato dal canto suo la ministra delle Finanze spagnola Nadia Calviño arrivando ieri pomeriggio all’Europa Building di Bruxelles, dove poco dopo le 19, è cominciata la cena di lavoro informale dei ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Ue - in menu merluzzo, avocado e quinoa con melograno e ravanelli -. I Ventisette sono chiamati a trovare la quadra sugli ultimi nodi non ancora sciolti in vista dell’Ecofin che inizia questa mattina. L’ultima riunione del semestre che, nelle intenzioni della Spagna presidente di turno del Consiglio, dovrà validare l’accordo politico sulla riforma e disinnescare una potenziale bomba politica a orologeria quando manca una settimana dal summit dei leader Ue.

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I progressi fatti finora coprono «il 90%» del Patto, una percentuale che è la stessa nelle ricostruzioni di Parigi e Berlino della vigilia. È sul restante 10%, però, che si incrociano le «linee rosse» opposte dall’una e dall’altra parte. A dare la carte, arrivati a quello che potrebbe essere l’ultimo round negoziale, ci prova l’ampio fronte del Sud. Soprattutto dopo le concessioni fatte finora nei confronti dei partner del Nord. «La Francia ha compiuto passi significativi nei confronti della Germania», ha detto il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire in un briefing telefonico con la stampa: il riferimento è alle due clausole di salvaguardia su debito e deficit, che si traducono rispettivamente in una riduzione del rapporto debito/ Pil dell’1% all’anno e nell’introduzione di una nuova soglia, ulteriore rispetto al 3%, verso cui ricondurre il deficit nel medio periodo, pari all’1,5% del Pil (con miglioramenti annui dello 0,3%-0,4%). 

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«Rimane, però, una linea rossa che la Francia non oltrepasserà e che riguarda gli investimenti e le riforme strutturali»; questo perché il Patto «deve essere focalizzato sul futuro e non sul passato», ha detto ancora Le Maire, forte del sostegno mediterraneo: ai Paesi con deficit eccessivo, cioè oltre il 3% del Pil (una condizione che, tra gli altri, vede accomunate Francia, Italia e Spagna) dovrebbe essere riconosciuto uno sconto di un paio di decimali di punto percentuale se investono nelle grandi priorità comuni, come “green”, digitale e difesa. Questo si tradurrebbe, in concreto, in una riduzione degli aggiustamenti di bilancio richiesti a chi ha i conti in disordine: non più un miglioramento del saldo strutturale dello 0,5%, come nella bozza dell’esecutivo Ue, ma dello 0,3% durante gli anni della procedura, in modo da risparmiare dai tagli risorse necessarie agli investimenti. Una flessibilità di 0,2% è quella che, secondo Le Maire, sarebbe infatti «ragionevole», per quanto vada a toccare un capitolo che sembrava ormai chiuso (o mai davvero aperto); per il francese, «è in gioco il futuro del continente», altrimenti «l’Europa uscirà dalla corsa del XXI secolo e non sarà in grado di competere con le altre potenze». 

Il faro sugli investimenti si accompagna a una questione su cui, invece, a cena puntano i piedi i frugali, cioè il parametro a cui riferire l’aggiustamento di bilancio, e se questo dovrà (lo vogliono Germania e Paesi Bassi, a nome dei rigoristi) oppure no (è la linea di Roma, Parigi e Madrid) comprendere le spese per interessi, una questione su cui Berlino non sembra disposta a cedere. In generale, con il nuovo Patto «dovremmo evitare il rischio di complicazioni eccessive» e il ritorno a una austerità di principio, ha avvertito il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, fiducioso che le possibilità d’intesa siano «al 51%»: «Abbiamo bisogno di stabilità e di garantire che ci sia una riduzione del debito, ma allo stesso tempo serve spazio per investimenti e crescita». Anche perché una bozza fin troppo rigorosa, oltretutto, potrebbe trovare sul suo sentiero l’opposizione dell’Europarlamento, chiamato al successivo negoziato interistituzionale con i governi. 

L’altra trattativa

Per l’Italia, poi, c’è un’ulteriore variabile: la parallela ratifica del trattato di riforma del Mes, l’ex fondo salva-Stati. A ricordare, senza tuttavia mai nominarlo, il legame con il Patto ci ha pensato il direttore esecutivo dell’organismo con sede in Lussemburgo, Pierre Gramegna. Che, al termine della breve riunione dell’Eurogruppo, si è soffermato sull’iter incardinato la prossima settimana in Parlamento, su cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato invitato a riferire ai colleghi europei. Tra i partner c’è ottimismo: potrebbe essere la volta buona (soprattutto - è il non detto - se si arriva a una quadra sul Patto): «Molti hanno espresso la speranza in un successo». 

Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA