PECHINO - Anche i marchi stranieri, tra cui Tesla e Volvo (controllata da Geely), dovranno affrontare l’indagine dell’Unione europea sui sussidi ai veicoli cinesi.
Durante la visita, Dombrovskis ha perseguito un ambizioso programma volto a convincere Pechino a smantellare quelle che le aziende europee ritengono siano centinaia di barriere commerciali che hanno contribuito lo scorso anno a un deficit commerciale record di quasi 400 miliardi di dollari. Entrambe le parti hanno affermato di aver compiuto progressi con la visita di Dombrovskis, annunciando lunedì sera un «meccanismo» per discutere i controlli sull’export - rispecchiando uno sforzo simile tra Pechino e Washington - nonché un accordo con la Cina per acquistare più prodotti agricoli dell’Ue. La Cina si è inoltre impegnata a dare priorità alla risoluzione di problemi quali l’arretrato nell’approvazione delle licenze per i produttori europei di latte artificiale e le barriere alle importazioni di beni di lusso.
Ma Pechino ha anche espresso il suo disappunto per l’indagine anti-sovvenzioni, definito un atto di «protezionismo» dal ministro del commercio cinese, Wang Wentao. Tesla esporta auto elettriche in Europa dalla gigafactory di Shanghai, anche se i numeri potrebbero diminuire con l’apertura del suo impianto a Berlino. Allo stato, circa un quinto di tutti i veicoli elettrici venduti in Europa sono prodotti in Cina: nella prima metà del 2023, erano l’11,2% dei veicoli elettrici venduti in Germania, secondo il Centro per gli studi strategici e internazionali (Csis). Circa il 91%, proveniva da marchi europei di proprietà cinese come la britannica MG (Saic), o la Volvo Polestar, o da joint venture tra aziende europee e cinesi come Dacia Spring, Smart o Bmw iX3.