TORINO - Nei primi otto mesi del 2022 in Europa si sono persi circa 970.000 veicoli rispetto allo stesso periodo del 2021.
L’Italia, infatti, pur con il frequente alternarsi di governi diversi, «beneficia di una sostanziale stabilità e sicurezza, di una tradizione consolidata, di una manodopera qualificata con una formazione di eccellenza, senza contare i fondi del Pnrr. Ma per attrarre nuove produzioni è importante una buona salute della domanda e l’Italia, dopo essere stata il secondo mercato dell’ auto in Europa, con volumi pari al 70% della Germania principale mercato, da 12 anni è scesa al quarto posto, con dimensioni ridotte a circa la metà del numero uno. E un rilancio strutturale della domanda passa necessariamente attraverso una fiscalità dell’ auto meno penalizzante. Nello specifico le auto aziendali dovrebbero usufruire di una detraibilità Iva più vicina alla normativa europea, ma anche di una deducibilità dei costi in linea con i maggiori mercati stranieri: sono riforme non più rinviabili, nella nuova legislatura che sta per iniziare».