Soltanto abbassando di un grado i termosifoni, riducendo l'orario giornaliero di un'ora, da Milano a Palermo, e posticipando l'accensione di 15 giorni una famiglia tipo può risparmiare quasi 180 euro in bolletta e abbassare i consumi di circa 2,7 miliardi di metri cubi di gas, dice l'Enea. Ma se il taglio ai caloriferi arriverà a 2 gradi, come previsto dal piano studiato dal governo da far scattare in caso di stop del gas dalla Russia, l'effetto può essere doppio: 360 euro di risparmi e e circa 5,5 miliardi di metri cubi di gas in meno da consumare.
OPERAZIONE IN DUE FASI
«Niente panico. Il governo mantiene lo stato di pre-allerta necessario al monitoraggio costante dei flussi, senza alcun bisogno di misure emergenziali e di un passaggio allo stato di allerta», ha fatto sapere intanto il Mite, «stante la situazione attuale». Non è ancora tempo, dunque, di far scattare il piano di austerity taglia-consumi per il Ministero della Transizione ecologica. Anche perché, ha precisato il Mite, la riduzione di circa il 30% sulle forniture di gas annunciate ieri da Gazprom per l'Italia «equivale in valore assoluto a circa 10 milioni di metri cubi al giorno, e rappresenta una parte marginale della fornitura giornaliera totale che viene ampiamente compensata dalle altre forniture che il governo si è assicurato con il piano di diversificazione».
Ma «il risparmio dei consumi del gas nel settore residenziale, il 30% del totale, è cruciale», aveva detto il ministro Cingolani in mattina commentando i nuovi dati dell'Enea. E quindi «stiamo discutendo con altri ministeri di un progetto rapido di informazione, tipo Pubblicità e progresso, su due grandi settori: l'energia, appunto, e l'acqua». Serve «sobrietà», ha spiegato: «se gli utenti non sono sensibili al risparmio, le politiche sono inutili».
I numeri dell'Enea dimostrano fin dove si può arrivare per Cingolani: con termosifoni ridotti di un grado per decreto e una serie di comportamenti volontari e incentivati da parte delle famiglie si può risparmiare oltre il 20% del gas russo (almeno 6,8 miliardi di miliardi di metri cubi). Con due gradi in meno si sfiorano i 10 miliardi di taglio. E allora, se sarà necessario una famiglia tipo di 2-3 persone da Milano o Torino si troverà a non poter alzare la temperatura oltre il 18-19 gradi, a seconda del livello di emergenza, e a ridurre l'orario da 15 a 14 ore (dalle 7 alle 21). In zone di montagna il tempo si ridurrà a 16 ore, dalle 6 alle 22. Mentre a Bari o Napoli l'accensione potrà limitari alle 10 ore (dalle 7 alle 12 e dalle 16 alle 21). Mentre Roma che si trova nella zona D, dovrebbe limitarsi alle 12 ore, (dalle 7 alle 13 e dalle 15 alle 21). Un sacrificio tutto sommato accettabile.
LE VERIFICHE
Anche se non sarà facile fare i controlli. Se ne occuperanno le amministrazioni comunali, dice qualcuno. Ma in realtà anche la legge in vigore sui paletti al riscaldamento non chiarisce bene a chi tocca fare il guardiano. Quanto alla riduzione dei consumi di elettricità residenziali, basta stabilire per decreto che attraverso Terna e i distributori locali sia ridotta al minimo da capacità di kilowatt (quindi a 3) in alcune ore più critiche. Forse, non si potrà tenere contemporaneamente a pieno regime lavatrice, lavastoviglie e forno, ma con un po' di attenzione, non si dovrà rinunciare all'acqua calda.
E perché no, anche sulla doccia c'è spazio per risparmiare, ha detto ieri il ministro. Ridurre il tempo da 7 minuti a 5 minuti tagliando la temperatura di 3 gradi può far risparmiare il 35% dei consumi. E comporta il suo risparmio del 25% anche abbassare la fiamma del fornello dopo l'ebollizione dell'acqua della pasta. Nessuna legge su questo. Impossibile tagliare la doccia per decreto, anche quando manca il gas russo.