In fondo al Mediterraneo c’è un vero tesoro, si sa, un mare di gas. Ed è a questo tesoro che punta l’Italia che consolidarsi al centro dei nuovi flussi del metano tracciati dopo l’addio alla Russia. Soltanto in Italia, con la produzione nazionale, potremmo contare su una tesoro nascosto tra i 50 e gli 80 miliardi di metri cubi, secondo alcune stime. Praticamente si tratta dei consumi annuali dell’Italia, pari a circa 72 miliardi di metri cubi. Mentre l’Algeria, già oggi il primo paese importatore dell’Italia può contare su circa 160 miliardi di metri cubi di giacimenti. La Libia, invece, ha ridotto drasticamente il suo contributo, ma può contare, a sua volta, su oltre 50 miliardi. Stime da prendere con cautela, considerata la situazione politica. Ci vorranno anni poi perché gli accordi dell’Eni in Israele e Libano portino i loro frutti, come la nuova scoperta di gas a largo di Cipro. Ma anche le nuove scorte di gas dell’Eni nel Mar Mediterraneo orientale, al largo dell’Egitto sono destinate a accrescere la ricchezza a disposizione a poche miglia di mare. Senza contare che nel giro di qualche anno si arriverà a raddoppiare anche il gas in arrivo dall’Azerbaijan attraverso il Tap che passa dalla Puglia, fino a 20 miliardi di metri cubi. Un mare di gas da sfruttare, a patto che si stringano tempi e investimenti sul rafforzamento delle infrastrutture, a partire dai rigassificatori, non solo offshore, e dalla linea Adriatica, che serve per far passare un bel pezzo di questo gas dal sud al nord della penisola, e magari, in futuro farlo arrivare anche in Germania. La suggestione che ha il mente il premier Giorgia Meloni è proprio questa: fare del Paese uno snodo transito dei flussi europei.
Gas dall’Algeria, il piano Meloni: forniture fino a 70 miliardi di metri cubi per diventare l’hub Ue
LA MAPPA
Ma vediamo i punti centrali della mappa del gas nel Mediterraneo.
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